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volontario Archivi - Saluzzo Migrante

Entra nella Casetta!

By New, News

A Saluzzo c’è una casa che inizia proprio dove i binari della ferrovia finiscono.
Qui la Caritas di Saluzzo ha deciso di iniziare un progetto per i giovani, costruendo un luogo in cui si potesse iniziare un cammino verso l’indipendenza.

Sono passati due anni da quando la “Casetta” in via Savigliano 30 ha accolto i suoi primi inquilini e da quel momento, per tutto l’anno, giovani hanno potuto vivere, per lunghi o brevi periodi, un’esperienza di crescita e condivisione nuova.

Anche quest’anno, la “Casetta” cerca nuovi inquilini trai i 18 e i 30 anni che abbiano voglia di abitare nel cohousing per un periodo che va da un minimo di sei mesi ad un anno.

La “Casetta” è divisa in due piani:

– al piano terra si trovano la cucina comune, un bagno e una camera da letto che può avere un uso polivalente (coworking, ospitalità…)
– al primo piano ci sono tre camere da letto e un bagno

Il “cuore” della Casetta è l’orto-giardino sul retro, in cui nel corso delle estati passate i giovani del cohousing hanno proposto serate di cinema, teatro, dibattiti…

Vivere in “Casetta” significa condividere tempo e valori: agli inquilini viene chiesto di partecipare come volontari alle attività promosse dai diversi Servizi della Caritas, creare momenti di convivialità, progettare iniziative e attività aperte al territorio. 

La vita in “Casetta” è improntata ad uno stile eco-friendly e sostenibile nei consumi: il progetto chiede agli inquilini una particolare attenzione alla raccolta differenziata dei rifiuti, all’impatto dei consumi (ad esempio acquistando attraverso Gruppo di Acquisto Solidale, Botteghe locali e del commercio equo…) .

In cambio il progetto offre un affitto calmierato, in base alle possibilità di ciascuno (studente/studentessa, lavoratore/lavoratrice, disoccupato/disoccupata).

VUOI ENTRARE IN CASETTA?

Manda la tua candidatura entro il 1 marzo 2021 

con una mail all’indirizzo : info@caritassaluzzo.it

Invia una breve mail di presentazione (con nome cognome, età, contatto telefonico, impegni di studio o lavoro) e le motivazioni che ti spingono a candidarti.

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Entra nella Casetta!

By New, News

La Caritas di Saluzzo lancia una nuova call destinata a trovare giovani che vogliano entrare nella “Casetta”, il cohousing solidale e sostenibile creato oltre un anno fa.
L’invito è rivolto a giovani tra i 18 e i 30 anni che intendono svolgere attività di volontariato in uno dei servizi della Caritas insieme ad una esperienza di condivisione e di comunità con altri giovani.

QUANDO
La call è aperta per i mesi di agosto e settembre 2020, per un minimo di tre settimane continuative. Si prevede un massimo di 2 nuove persone contemporaneamente.

DOVE
Il Cohousing “Casetta” si trova a Saluzzo nella struttura di un ex casello ferroviario in via Savigliano 30.

L’edificio ha due piani: al piano inferiore si trovano la cucina, un bagno e una stanza che può avere un uso polivalente (co-working, eventi con altri giovani, ospitalità) ed una camera da letto; al piano superiore ci sono tre stanze da letto e un bagno.          

La “Casetta” ha un cortile d’entrata, mentre sul retro ci sono un giardino e un orto. Non è presente un impianto di teleriscaldamento, ma una stufa.
Non è presente la linea telefonica, ma è presenta una connessione wi-fi.

COME FUNZIONA
L’esperienza prevede tutti i giorni la disponibilità a fare delle ore di volontari nei vari servizi della Caritas di Saluzzo, in particolare il supporto al presidio “Saluzzo Migrante”.
Inoltre, è previsto un contributo economico al progetto da parte delle persone che intendono candidarsi di 30€ al mese, comprensivo di utenze, ma non del vitto al quale ciascuno dovrà provvedere per proprio conto.

COME CANDIDARSI
Si richiede entro il 2 agosto 2020 una breve mail di presentazione e motivazionale, che includa informazioni su eventuali impegni di studio o lavoro, con i propri recapiti per essere ricontattati.
Per candidarsi scrivere a: 
infocaritassaluzzo@gmail.com

I VALORI DELLA “CASETTA”
Agli inquilini, il co-housing sociale propone di:

  • creare e condividere momenti di quotidiani di convivialità
  • progettare insieme attività nelle aree esterne (giardino, orto, allestimento spazi…)
  • progettare e realizzare momenti (eventi, attività) aperti alla cittadinanza e agli altri giovani
  • impegnarsi ad acquistare prodotti etici, tramite l’adesione al Gruppo di Acquisto solidale di Saluzzo oppure prodotti da filiera
    corta e preferibilmente evitando la grande distribuzione organizzata (es. botteghe equo-solidali, mercati locali …)
  • impegnarsi a ridurre gli sprechi, l’impronta ecologica dei propri consumi e di quelli energetici della “Casetta”, rispettare le aree verdi e fare la raccolta differenziata dei rifiuti
  • essere disponibili a prestare ore di volontariato nei servizi della Caritas, in occasione di eventi e incontri di sensibilizzazione 
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Live10 Saluzzo Migrante Case Abitare a Saluzzo

Covid-19: un’occasione mancata per dare dignità

By New, News

La stagionalità dell’agricoltura in Italia vive delle continue migrazioni interne di lavoratori stranieri che da anni sono i principali protagonisti della raccolta e trasformazione nel nostro Paese: negli anni, infatti, la manodopera straniera che internamente si sposta da un bacino ortofrutticolo all’altro, tra le regioni, ha affiancato (e in larga parte sostituito) i braccianti locali e i braccianti extracomunitari che arrivano tramite il “Decreto Flussi”.

Tuttavia, il divieto di spostamento causato dall’emergenza ha sottolineato le contraddizioni di una filiera che necessita di manodopera, ma non riconosce dignità ai lavoratori stranieri già presenti sul territorio nazionale (di cui molti irregolari), mettendo in forte crisi il settore agricolo.
Sappiamo che la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici vivono in insediamenti spontanei, ghetti o tendopoli in condizioni di completo isolamento, ed in un momento in cui la sostenibilità di un intero settore appare così strettamente connessa alla loro sorte è fondamentale riconoscere il loro ruolo, attraverso tutele e l’accesso ai diritti, con azioni concrete e politiche adeguate.

A questo proposito anche Caritas Italiana ha aderito all’appello lanciato da Terra! Onlus, insieme a sindacati e realtà del Terzo Settore per chiedere al Presidente della Repubblica e ai Ministri dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, e del Lavoro, Nunzia Catalfo, una sanatoria per i braccianti stranieri, per far emergere chi è costretto a vivere e lavorare in condizioni di irregolarità. Se appare impraticabile la strada di un Decreto Flussi per i lavoratori stagionali, la sanatoria richiesta appare come una misura utile in un momento in cui occorre garantire sia il rinnovo dei permessi di soggiorno e che i posti di lavoro per un intero comparto a vocazione agricola. 

Servono soluzioni per l’alloggiamento e il reclutamento

Virginia Sabbatini, referente dell’équipe di Saluzzo Migrante, commenta: “Abbiamo letto, nelle scorse settimane, i diversi comunicati del nuovo Tavolo per l’Emergenza frutta del Monviso riguardanti le decisioni in merito alla non apertura delle Accoglienze Diffuse e del dormitorio PAS da parte dei sindaci di Saluzzo, Lagnasco, Costigliole e Verzuolo. Ci lascia perplessi, a due mesi dello scoppio della pandemia, la mancanza di progetti creati su misura per le esigenze del nostro territorio.

Esprimiamo soddisfazione nel riscontrare che il mondo agricolo, con senso di responsabilità, si sia mosso al fine di occuparsi integralmente del fenomeno e di tutti i risvolti connessi alla raccolta agricola. Assieme all’istituzione regionale, ai quattro sindaci dei “Comuni della frutta” che negli anni passati avevano attivato le accoglienze diffuse e per la prima volta da dieci anni alle Organizzazioni dei Produttori, che giocano un ruolo fondamentale nella filiera agroalimentare, è necessario iniziare a costruire una programmazione che possa gestire in modo adeguato il fenomeno, senza dimenticare le sfere più fragili della raccolta, i braccianti.

Da anni chiediamo interventi di sistema da parte di istituzioni regionali e prefettizie, mondo agricolo, sindaci, servizi sociali, riservando alla Caritas un ruolo di sussidiarietà e non di protagonismo, ed in questo senso, negli ultimi due anni, si sono fatti passi avanti, con l’istituzione di nuove accoglienze, in particolar modo grazie al rilevante intervento del Comune di Saluzzo, il Protocollo Regionale per la promozione del lavoro regolare in agricoltura, siglato dalla Regione Piemonte nell’anno passato, la sperimentazione su un incontro pubblico tra la domanda e l’offerta di lavoro avviata a Saluzzo nel 2019 dal Centro Per l’Impiego di Saluzzo, in sinergia con gli enti locali.

Tuttavia, ci rammarichiamo del fatto che a questo tavolo non siano stati coinvolti gli enti che maggiormente toccano con mano alcuni risvolti del fenomeno, tra cui la parte sindacale e la Caritas, che continuano ad offrire servizi e tutela ai braccianti: sembra che la voce di chi rappresenta i lavoratori coinvolti o le persone in stato di fragilità connesse alle operazioni di raccolta non debba potersi esprimere in tale sede.

Riteniamo in ogni modo che questo possa essere un primo passo, significativo, affinché gli enti di competenza possano individuare nuove forme per una gestione responsabile del fenomeno, a dieci anni dalla sua prima manifestazione e a maggior ragione durante un’emergenza sanitaria di questo tipo.

Come Caritas ascoltiamo quotidianamente anche la voce dei piccoli imprenditori agricoli locali, affaticati da una filiera agroalimentare che non restituisce un equo valore del prodotto, in conseguenza della quale spesso si rende difficile rispettare pienamente i contratti siglati con i loro dipendenti: ancor più difficile è occuparsi del loro alloggiamento, a maggior ragione in tempi di Covid-19, che richiedono una attenzione alla sicurezza e alla salvaguardia della salute nei luoghi di lavoro e nei luoghi di alloggiamento. Oggi è il tempo in cui non lasciare soli nessuno e i soggetti più fragili ci sembrano proprio essere  da una parte i lavoratori e dall’altra i piccoli coltivatori.

Le proposte che abbiamo letto in queste settimane dai sindacati agricoli, dai sindaci, dalle Organizzazioni dei produttori del territorio sembrano andare verso questa direzione, ritenendo che l’accoglienza in azienda possa essere una risposta idonea e sufficiente per la problematica alloggiativa della manodopera agricola stagionale e richiedendo una totale flessibilità tramite lo sblocco dei voucher (che si presume possano essere uno strumento per impiegare i soggetti più fragili delle nostre comunità come i precettori di reddito di cittadinanza, le persone in cassa integrazione, categorie che avrebbero invece bisogno di rapporti di lavoro stabili e che in ogni caso non sono in numero sufficiente a coprire il fabbisogno di manodopera, che solo nel saluzzese ammonta a 12.000 lavoratori impegnati nel settore frutticolo).

Non è più procrastinabile l’impegno da parte del mondo agricolo di rendere noto il reale fabbisogno delle aziende, in quale periodo si concentri maggiormente la richiesta e se i produttori frutticoli siano in grado di predisporre delle soluzione abitative per i braccianti o meno. In caso negativo, non si può, in un anno delicato come questo, rifiutare l’intervento delle Accoglienze Diffuse pubbliche, che andrebbero replicate nei Comuni che da anni negano il loro ausilio nella gestione responsabile della problematica connessa alle imprese dei loro territori.

Certamente tutto ciò sarebbe impossibile al di fuori di una gestione da parte delle Unità di crisi e con il supporto di enti quali la Protezione Civile o la Croce Rossa, in seguito all’individuazione di protocolli per la sicurezza dei lavoratori che vedano la partecipazione dei sindacati. Fondamentale è, infine, consentire l’accesso a siti di accoglienza in luoghi pubblici o privati da parte degli enti di tutela quali la Caritas, che può fornire un supporto di beni di prima necessità e di tipo sanitario, grazie all’Ambulatorio Medico Stagionale, o dei sindacati stessi, che svolgono un ruolo fondamentale per la promozione del lavoro regolare e la prevenzione a fenomeni di sfruttamento”.

Come Caritas, abbiamo scritto al Comune di Saluzzo, alla Prefettura di Cuneo e alla Regione Piemonte per segnalare che i nostri dormitori non sono idonei, alla luce dell’emergenza sanitaria, ad accogliere le persone senza dimora disponibili al lavoro agricolo che presumibilmente potrebbe arrivare nei prossimi giorni: ad oggi sono due i potenziali braccianti che sono arrivati e sono stati costretti ad alloggiare all’aperto. Speriamo si possa costituire al più presto un comitato di gestione, tramite l’unità di crisi, che possa costituire al più presto un tavolo di confronto che possa occuparsi della tutela di queste persone e della cittadinanza.

La piattaforma regionale Io Lavoro in agricoltura: una possibilità da implementare

Diversi appelli sono stati rivolti dal mondo agricolo circa la necessità di individuare manodopera a fronte dell’assenza del Decreto Flussi, che l’anno scorso ha portato 1200 lavoratori extracomunitari nella provincia di Cuneo per il lavoro stagionale. Dal momento che questa forza lavoro rappresenta una minima percentuale della manodopera stagionale, in tempi di emergenza sanitaria sarebbe prioritario organizzare i flussi interni di migranti che lavorano come stagionali e che ogni anno si spostano a tra le regioni italiane seguendo la geografia delle raccolte.

In questo senso andrebbe implementata la piattaforma creata dalla Regione per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro agricolo.

“Pur comprendendo le motivazioni che spingono a prediligere la manodopera locale – spiega Virginia Sabbatini-, ribadiamo che difficilmente la disponibilità di lavoratori dal territorio possa rispondere al grande fabbisogno stagionale del comparto. Parallelamente, i primi arrivi di questi giorni confermano come i braccianti stagionali continuino, nonostante l’emergenza sanitaria, a spostarsi tra le regioni seguendo le stagioni di raccolta. Una situazione destinata ad aumentare con l’allentamento delle restrizioni alla mobilità a cui potremmo assistere nei mesi futuri, a maggior ragione con una stagione di raccolta che si è allungata negli anni passati e si conclude ormai nei mesi invernali. 

E’ allora di importanza cruciale l’individuazione di un sistema di reclutamento a distanza , pubblico, che superi le consuetudini del territorio. In assenza di un sistema efficace e pubblico di incontro tra la domanda e l’offerta, gestito tramite piattaforme virtuali, osserviamo come da anni gli imprenditori agricoli da anni assumano i braccianti aspettando che arrivino nel campo a proporsi, chiedendo ad altri dipendenti fidelizzati di chiamare degli “amici” o andando al Foro Boario. Un sistema insostenibile, se si considera che la manodopera arriva fino a 12.000 unità, che i flussi extracomunitari rappresentano ormai meno del 10% di questo fabbisogno e che gli autoctoni sono poco interessati a questo tipo di lavoro. Tale sistema offre spazio a fenomeni di sfruttamento quali il caporalato e produce un costo sociale ingente per il territorio, rendendo impossibile la programmazione degli arrivi e degli alloggiamenti”. 

“Ci sembra estremamente positivo – prosegue Sabbatini – lo sviluppo, da parte della Regione Piemonte, della Piattaforma “Io lavoro in agricoltura”, per scongiurare arrivi non programmati: il nostro Presidio sta pubblicizzando l’iscrizione a chi quotidianamente ci telefona, da tutta Italia, per dirci che è stato contattato dal datore di lavoro, che ha visto un servizio televisivo sulla ricerca di manodopera a Saluzzo o che si sta organizzando per venire a cercare il lavoro. I nostri colleghi in altri territori d’Italia supportano i braccianti stagionali nella compilazione, nella speranza che sussista effettivamente la disponibilità da parte del mondo agricolo, dichiarata nei comunicati, ad assumere tramite l’uso di tale sistema e non con le forme non organizzate utilizzate in passato”.

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Covid-19: la precarietà di chi è senza casa

By New, News

Nelle scorse settimane abbiamo più volte raccontato come l’attività della nostra Caritas e del Presidio “Saluzzo Migrante” non si sia fermata nonostante le restrizioni imposte dalle norme di prevenzione del contagio. 

In questi giorni a Saluzzo abbiamo assistito ai primi arrivi di braccianti in cerca di lavoro: tra questi, una persona che si è accampata per la notte al Foro Boario non trovando altre soluzioni, la scorsa settimana.  Lo abbiamo incontrato, grazie ad alcuni volontari, per conoscerlo e per conoscere la sua storia. 
A questo primo arrivo, la settimana successiva, se n’è aggiunto un secondo: una persona che anche in questo caso ha dormito per strada, non avendo chi potesse accoglierlo a Saluzzo.
Gli aspiranti braccianti stanno arrivano perché sanno che negli ultimi dieci anni a Saluzzo si è trovato lavoro in questo modo. Da quando il sistema dei flussi di lavoratori extracomunitari (che consente di programmare gli arrivi) non rappresenta più il canale principale di ingaggio, abbiamo osservato negli anni imprenditori agricoli che assumono gli stagionali già presenti in Italia che si spostano da nord a sud tra le raccolte, direttamente al Foro Boario, in strada, o aspettando che arrivino in cascina in bicicletta per proporsi (nonostante lo scorso anno sia partita la sperimentazione di incontro tra domanda e offerta di lavoro con il Centro per l’impiego di Saluzzo). Come sosteniamo da tempo, la mancanza di gestione della fase di reclutamento della manodopera genera un costo sociale enorme che si abbatte sul territorio e che, quest’anno, sta mostrando anche altri risolti preoccupanti dovuto all’emergenza sanitaria, legati alla necessaria tutela della salute di chi arriva e dei cittadini.

L’emergenza sanitaria ha tuttavia portato alla luce nuove povertà. In questa situazione diventa ancora più necessario tutelare le persone fragili: famiglie senza reddito, anziani soli, malati, detenuti, senza fissa dimora, lavoratori sfruttati o senza contratto che non riescono ad accedere a strumenti di sostegno al reddito. Sono tanti i nuovi poveri che la nostra Caritas incontra nei suoi servizi, dall’Emporio della Solidarietà al Centro di Ascolto, all’Infopoint di Saluzzo Migrante. 

Nella povertà, tuttavia, esistono diverse sfumature di bisogno ed uno degli aspetti che abbiamo riscontrato è il divario tra chi può restare a casa (perchè una casa ce l’ha), proteggendo se stesso e gli altri rispetto a chi non ha un tetto, costretto a vivere in strada.  

 Dormitori e senza fissa dimora

Il problema dei dormitori per i senza fissa dimora è quantomai attuale in questi mesi: servono spazi adeguati per consentire il distanziamento sociale, aspetto difficile da realizzare in luoghi che di norma servono a trovare un riparo temporaneo, un letto pulito, uno spazio in cui cucinare, lavarsi e pulire i vestiti. Spazi concepiti con l’idea di una ripartenza, mentre l’isolamento impone una certa stanzialità. Anche il nostro Presidio, come molti altri in Italia, si è adeguato alle nuove norme di prevenzione del contagio ri-organizzando gli spazi dell’Infopoint e del dormitorio maschile al piano terra di Casa Madre Teresa.

Qui i nostri operatori hanno affiancato gli ospiti informandoli sulle norme per prevenire il contagio, aiutandoli nella compilazione delle autocertificazioni, fornendo mascherine e igienizzante, monitorando giornalmente l’eventuale insorgere di sintomi, ampliando il più possibile gli spazi, adeguatamente sanificati, consentendo ai senza dimora di restare anche in orario diurno. Diversi ospiti di Casa Madre Teresa sono lavoratori agricoli, autorizzati anche durante la fase 1 dell’emergenza ad uscire quotidianamente per raggiungere il posto di lavoro. Alcuni sono impiegati nella stessa azienda agricola da quasi un anno, ma non hanno un reddito sufficiente per affittare un alloggio. Altri sono lavoratori senza contratto, reclutati, come ci riferiscono, da “un amico”. Altri sono persone con fragilità dal punto di vista sanitario, che necessiterebbero di uno specifico accompagnamento dei servizi socio-assistenziali.

Quella dei dormitori è una situazione che appare delicata, dove la sicurezza degli ospiti già accolti è prioritaria, ma resta la difficoltà di adeguare gli spazi alle norme previste per un’emergenza che richiede il distanziamento o l’isolamento domiciliare in caso di contagio. Le notizie giunte da Torino (dove è emersa la mancanza di posti letto idonei per i senza dimora), così come quanto riportano gli altri progetti Presidio di Caritas Italiana attivi alla Pista di Borgo Mezzanone, negli accampamenti di Rosarno, San Ferdinando, Borgo Tre Titoli, nella Piana del Sele, tra le serre del Ragusano restituiscono l’immagine di una situazione a livello nazionale, in cui mancano strumenti adeguati per tutelare i diritti dei più poveri.

Presidi e lavoro agricolo

Questa situazione accomuna Saluzzo ad altri territori in Italia: da settimane siamo in costante contatto con gli altri progetti Presidio di Caritas, tutti nel centro sud, dove nei principali bacini ortofrutticoli del Paese si portano avanti azioni di prossimità verso i migranti, i braccianti (spesso stranieri), i senza dimora, le persone costrette ai margini dalla povertà.  

Coordinati dalla referente nazionale Caterina Boca, i Presidi hanno iniziato a condividere riflessioni e strategie, cercando di reinventare le proprie modalità di azione per il contrasto a situazioni di potenziale sfruttamento dei braccianti agricoli, oltre alle problematiche generate dalla mancanza di condizioni adeguate a prevenire il contagio nelle tendopoli diffuse al sud. In particolare nelle realtà in cui gli accampamenti informali sono all’ordine del giorno, la situazione rischia di degenerare per via dell’assenza di servizi minimi come l’accesso all’acqua potabile, a bagni e docce in numeri sufficienti.  

Nonostante i Presidi Caritas abbiano previsto strategie d’azione immediate, l’impossibilità di spostarsi agilmente nei territori rende più complicato svolgere il monitoraggio delle condizioni di salute e di lavoro dei braccianti attraverso i cosiddetti “Presidi Mobili”, soprattutto perché spesso vivono in baraccopoli isolate, in zone lontane dai centri abitati. Per cercare di informarli in modo adeguato,  Caritas Italiana attraverso i Presidi ha realizzato video e distribuito materiale informativo tradotto in più lingue per spiegare la situazione e le norme necessarie a contenere il contagio. 

Le difficoltà di spostamento creano problemi anche ai braccianti, e non solo, che vivono ai margini: non hanno la possibilità di stampare le autocertificazioni e questo impedisce loro di recarsi al lavoro o fare la spesa, non riescono ad accedere a servizi di trasporto alternativi a quelli forniti illecitamente dai caporali per arrivare nei campi. Nel ragusano, ad esempio, il Presidio Caritas riporta di intere famiglie povere con bambini rimaste isolate tra le serre, nuclei che abitano in casolari o ripari di fortuna, mentre a Foggia la Caritas ha acquistato buoni spesa per i braccianti in condizione di povertà o che hanno perso il lavoro in nero. 

A preoccupare i Presidi di Caritas Italiana sono le dinamiche di lavoro nel comparto agricolo, in quanto mancano ad oggi informazioni chiare sulle modalità con le quali i lavoratori svolgeranno le attività nei campi o nelle aziende di allevamenti, specie in relazione alla disponibilità di dispositivi di sicurezza e al rispetto delle distanze minime. Alcuni Presidi Caritas sono intervenuti distribuendo autocertificazioni per consentire gli spostamenti lavorativi, hanno distribuito materiale tradotto in più lingue sulle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, restano dubbi sulla loro applicazione, in particolare l’uso di mascherine e guanti, il rispetto della distanza di sicurezza e, in generale, le condizioni igieniche nei luoghi di lavoro. Preoccupa anche la condizione dei lavoratori senza contratto che, per timore di perdere il lavoro, potrebbero accettare condizioni rischiose per la salute.

Resta forte la necessità di tutelare la salute pubblica anche attraverso la regolarizzazione dei lavoratori stranieri senza permesso di soggiorno. Una fetta di manodopera che negli anni ha notevolmente sopperito al fabbisogno del comparto agricolo italiano. La proposta di Caritas, oltre alla regolarizzazione, resta quella di gestire i flussi interni di stagionali già presenti in Italia, persone che ogni anno si spostano da nord a sud, anche in tempi di Covid19.

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GRAZIE AI VOLONTARI LA COLLETTA E’ SOLIDALE

By New, News

Sono da poco passate le nove di mattina quando un gruppetto di volontari, i volti e le mani coperti da mascherine e guanti, varca il cancello di corso Piemonte 63 per iniziare le operazioni di stoccaggio dei primi generi alimentari arrivati grazie alle donazioni della Colletta Alimentare Straordinaria lanciata dal Comune di Saluzzo in collaborazione con il Consorzio Monviso Solidale, la nostra Caritas e l’associazione Papa Giovanni XXIII.

I volontari, mantenendo le debite distanze, ascoltano le indicazioni del nostro operatore che spiega come tutto il cibo donato vada suddiviso per poi essere consegnato ad associazioni, enti e progetti di solidarietà che si occuperanno di raggiungere persone già seguite dai servizi della nostra Caritas, la maggior parte scivolate nella povertà per la crisi economica generata dal Coronavirus.

L’AIUTO DAL TERRITORIO PER IL TERRITORIO

Fra i volontari ci sono anche Giulia e Monica di Piasco e Busca. Al termine della mattinata porteranno alcuni degli scatoloni preparati in Valle Varaita per far arrivare gli aiuti della Colletta Alimentare anche ai Comuni limitrofi.

I prodotti alimentari e di uso quotidiano arrivati alla nostra Caritas sono diversi: pasta, sugo, detersivo per i piatti e dentifricio. La maggior parte arriva dai saluzzesi che nei supermercati aderenti hanno fatto una “Spesa Solidale”. Nella prima mezz’ora riusciamo a riempire 6 scatoloni, incastrando ogni prodotto con attenzione e cercando di mantenere il più possibile le distanze. Tutti insieme, volontari e operatori Caritas, lavoriamo rapidi e distanziati: come le lancette di un orologio entriamo ed usciamo dal Pozzo senza mai incrociarci. C’è chi riempie le scatole, chi suddivide i prodotti sul tavolo, chi esce per riporre i pacchi nel cassone del furgone e nelle auto delle volontarie.

Nonostante le distanze e i dispositivi di protezione, riusciamo a chiacchierare, cercando di vedere le espressioni gli uni degli altri attraverso le mascherine, un modo per ristabilire un po’ di normalità.

LE CONSEGNE: L’EMPORIO E IL PROGETTO “UN SORRISO”

Una volta conclusa la preparazione dei pacchi destinati alla Valle Varaita, salutiamo Giulia e Monica e iniziamo ad organizzare il resto della logistica. Ci attendono due consegne in giornata: una all’Emporio della Solidarietà in piazza Vineis, l’altra ai volontari del progetto “Un Sorriso” che dall’inizio della quarantena ha deciso di aiutare le famiglie in difficoltà attraverso la distribuzione di pasti caldi.

Gli scatoloni destinati all’Emporio sono già pronti per essere trasportati: oltre ai classici prodotti di uso più quotidiano ci sono anche 300 colombe donate da aziende locali (Balocco e Albertengo) alla Caritas. Anche questo è un messaggio di solidarietà e un invito a festeggiare questa Pasqua attraverso un simbolo in grado di riportare un po’ di desiderata normalità. Usciamo a bordo del furgone e percorrendo le strade semi deserte di Saluzzo ci rendiamo conto di quanto l’isolamento

abbia cambiato i tratti della città. Nel corso principale passeggiano pochissime persone: volontari della Protezione civile, qualche signora che rientra frettolosa con la spesa, alcuni che portano a passeggio il cane assaporando pochi minuti all’aria aperta.

Accompagnati da Marco, un giovane volontario, percorriamo la breve distanza che divide corso Piemonte dall’Emporio. Durante il tragitto ne approfittiamo per chiacchierare: Marco vive a Verzuolo e fa l’apicoltore. Sotto la mascherina si intuisce un sorriso quando racconta la bellezza  del suo mestiere e le piccole difficoltà che, inevitabilmente, incontra ogni giorno.

Arrivati all’Emporio veniamo accolti da Franco che ci aiuta a scaricare e trasportare i numerosi pacchi. Alla fine ci ringrazia calorosamente e ci augura buona Pasqua.

La seconda consegna, invece, ci porta in un altro punto di Saluzzo, in un ristorante che collabora con il progetto “Un Sorriso”. L’iniziativa, nata grazie ai volontari dell’ANC, prepara ogni giorno pasti caldi, a pranzo e a cena, consegnati quotidianamente attraverso la Protezione civile a singoli o famiglie, segnalati anche dalla nostra Caritas.

A loro consegnamo alcuni chili di pasta, sugo di pomodoro, bottiglie di olio e colombe. I volontari ci salutano e ringraziano. Finita l’ultima consegna rientriamo in Caritas e ringraziamo i volontari che oggi ci hanno dato una mano.

Questo è il dono più bello e inaspettato del momento: una rete di persone molto diverse tra loro per età e provenienza che si sono subito messe in gioco con enorme disponibilità e slancio, tutte accomunate dal comune sentire che la carità non deve fermarsi.

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

Nuova stagione: appello ai volontari

Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei …
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Maggio 4, 2022 in News

Cerchiamo 2 tirocinanti

La Caritas diocesana di Saluzzo cerca 2 tirocinanti (ambo sessi, tra i 20 e i 30 anni) per un’esperienza di formazione e inserimento nell’ambito delle attività di contrasto alle condizioni…
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Aprile 11, 2022 in News

Processo Momo: commento alla sentenza

La Caritas Diocesana di Saluzzo, prima con il progetto Presidio di Caritas Italiana poi insieme alla Fondazione San Martino con il progetto SIPLA Centro Nord di Consorzio Communitas e Arci,…
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Marzo 22, 2022 in News

Comuntà è casa con il progetto Ubuntu

A partire dal mese di giugno del 2021 (fino a novembre del 2022)  la Caritas di Saluzzo ha dato il via alle azioni operative del progetto "Ubuntu" promosso dal Comune…
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Anche Caritas partecipa alla colletta alimentare

By New, News

L’impegno della Caritas di Saluzzo a favore delle persone più fragili continua con l’adesione alla colletta alimentare straordinaria, lanciata dal Comune di Saluzzo, insieme al Consorzio Monviso Solidale e all’Associazione Papa Giovanni XXIII, in supporto a famiglie e singoli cittadini in difficoltà. 

Andando ad agire parallelamente alle altre iniziative di sostegno, come l’erogazione dei buoni alimentari, la colletta alimentare straordinaria unisce le forze istituzionali e del terzo settore in un’azione di solidarietà che mira a supportare quanti sono stati direttamente colpiti, in termini economici, dalla crisi creatasi con l’emergenza Coronavirus.        

La colletta propone ai saluzzesi di contribuire direttamente in due modi.

  1.  DONAZIONI : si potrà sostenere il finanziamento dell’emissione dei buoni alimentari erogati dal Comune di Saluzzo col Consorzio Monviso Solidale e la distribuzione di pacchi alimentari, farmaci e beni di prima necessità non alimentari che vengono distribuiti dalla Caritas di Saluzzo tramite l’Emporio.Per le donazioni è stato attivato dal Comune di Saluzzo il conto corrente:Banca Intesa San Paolo S.p.a.      
    Iban IT47S0306946771100000046069 
    Causale “DONAZIONE COVID19”
  1. LA “SPESA SOSPESA”: un altro modo di contribuire è acquistare direttamente alimenti non deperibili (olio di oliva, olio di semi, caffè, uova…) o prodotti di uso quotidiano (sapone, shampoo, dentifricio…) presso gli esercizi aderenti sul territorio saluzzese (MD Market – P.zza XX Settembre, Presto Fresco – Via Spielberg, Piazza XX Settembre).               
    I prodotti raccolti verranno distribuiti da:
  • Associazione Papa Giovanni XXIII
  • Casa di pronta accoglienza della Caritas in corso Piemonte 63 (dove si possono consegnare generi alimentari e di prima necessità, chiedendo di Luigi, ogni giorno dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18)
  •  Emporio della Caritas in piazza Vineis ogni venerdì dalle 9 alle 12
  • progetto “Un Sorriso”
  • associazioni ed i gruppi solidali delle parrocchie, e il progetto “Emporio della Solidarietà” della Caritas di Saluzzo.         

La nostra Caritas, da alcune settimane, ha deciso di mettere a disposizione di chi usufruisce del servizio dell’Emporio anche la consegna a domicilio grazie ai giovani volontari, i “Corrieri della Carità”. Per richiedere la consegna a domicilio è sufficiente avere la tessera dell’Emporio e chiamare il numero di cell. 334 1197296.

I volontari dell’Emporio preparano ogni settimana decine di borse viveri (quasi un centinaio) per far fronte alla sempre maggiore richiesta di aiuto da parte sia delle persone che abitualmente fruivano del servizio, sia da parte di una nuova porzione di popolazione che si è ritrovata in condizioni di precarietà economica causate dall’emergenza sanitaria.      

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

Nuova stagione: appello ai volontari

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Maggio 4, 2022 in News

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Aprile 11, 2022 in News

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Marzo 22, 2022 in News

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La Caritas di Saluzzo non si ferma!

By New, News

Il Coronavirus non ferma la Caritas di Saluzzo che ha riorganizzato i suoi servizi a favore delle persone che si trovano in condizioni di grande fragilità. Vite che l’emergenza sanitaria ha ulteriormente stravolto: per chi non ha una casa, un lavoro, reti famigliari o amicali di supporto, l’emergenza diventa ulteriore motivo di disagio ed emarginazione. 

Continua dunque l’impegno dei tanti volontari coordinati dal Direttore Don Giuseppe Dalmasso. Dal Centro di Ascolto, ai giovani del Presidio “Saluzzo Migrante”, dall’accoglienza nelle strutture diocesane come Casa Madre Teresa e la Casa di Pronta Accoglienza, i volontari continuano a mettersi a disposizione per dare aiuto, ascolto, rispondere alle richieste di persone e famiglie in difficoltà nel territorio saluzzese. 

Una decisione in linea con la lettera inviata da Caritas Italiana a tutte le Caritas del Paese nella quale si invita a non fermare i servizi: «Se la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria subiscono inevitabili limitazioni, non può invece venire meno la dimensione della Carità. Pur con tutte le cautele del caso – si legge nella lettera – e con la prudenza necessaria, proseguono senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi, è chiaro che non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri, quali le mense, gli empori, i dormitori, i centri di ascolto, ecc. che le Caritas a livello diocesano e parrocchiale assicurano quotidianamente. Neppure possono essere trascurati i “nuovi” bisognosi di oggi e, inevitabilmente, di domani, e anche chi viveva già situazioni di difficoltà e vede peggiorare la propria condizione: gli anziani spesso soli con le loro paure, le famiglie che si devono far carico dei figli che non possono frequentare le scuole, i lavoratori lasciati a casa con preoccupanti prospettive per il futuro, i rifugiati, i detenuti, gli ammalati (anche di altre malattie)». 

Ecco come si sono organizzati i servizi della Caritas di Saluzzo : 

  • La novità principale riguarda l’Emporio di piazza Vineis che riprende la sua attività con una formula diversa: la consegna dei viveri sarà effettuata di fronte alla porta, nel cortile dell’Emporio, il venerdì mattina dalle 9 alle 12. In caso di necessità, sarà possibile ricevere aiuto direttamente a casa, in particolare per le persone anziane. 

É sufficiente avere la tessera dell’Emporio e chiamare il numero di cell. 334 1197296 per organizzare la consegna a domicilio. 

Proprio pensando a loro, la Caritas ha attivato un servizio di consegna chiamato “Corrieri della Carità”. Grazie ad un gruppo di giovani (volontari e operatori) è stato organizzato un servizio di consegna a domicilio delle borse viveri per affiancare i volontari “storici” che in queste settimane devono sospendere il loro servizio nel rispetto delle normative vigenti. 

  • il Centro di Ascolto è aperto 1 volta a settimana, il mercoledì dalle 9 alle 11, in via Maghelona 7 11. La Caritas invita a telefonare al numero 0175.42739 per valutare la necessità di un appuntamento o di un intervento domiciliare da parte dei volontari. L’accesso al Centro di Ascolto sarà possibile per una persona alla volta. 

Il Direttore Don Dalmasso: «Chiamate il Centro d’Ascolto anche solo per un momento di confronto telefonico, per parlare insieme». 

  • Presidio “Saluzzo Migrante” in corso Piemonte 59 è aperto una volta a settimana il mercoledì dalle 17:30 alle 19. Il numero è sempre attivo 24 ore su 24 (cell. 334 1197296). Anche in questo servizio l’ingresso viene consentito ad una persona alla volta, per rispettare la distanza di sicurezza prevista, viene presa la temperatura a distanza prima dell’ingresso e all’occorrenza utilizzati i dispositivi di sicurezza Gli operatori sono a disposizione per accogliere le necessità dei migranti e per dare consigli, indicazioni e materiali informativi (tradotti in diverse lingue straniere) utili a spiegare la situazione, le misure di prevenzione richieste dal Governo. 
  • L’Associazione Papa Giovanni xxiii tiene aperta la Casa di Pronta Accoglienza in corso Piemonte 63 fornendo agli ospiti attualmente presenti in Casa una particolare assistenza, anche diurna, e dando indicazioni precise sulle disposizione in vigore. Ad oggi, infatti, questa struttura ospita persone che si trovano in situazioni di grave necessità, 

Anche la Mensa della Casa di Pronta Accoglienza continua a rimanere aperta, cambiando semplicemente la modalità di distribuzione, con la consegna dei pasti in apposite borse a chi ne fa richiesta all’orario del pranzo. 

  • Casa Madre Teresa, il nuovo servizio inaugurato appena 2 settimane fa, è operativo al piano terra dove sono accolte 12 persone, seguite quotidianamente dal giovane custode e dagli operatori del Presidio “Saluzzo Migrante” con la presenza del referente del progetto. Gli ospiti sono stati informati tramite colloqui individuali circa la situazione, le previsioni dei decreti e la necessità di informare immediatamente in caso di comparsa dei sintomi: ogni tre giorni viene misurata la temperatura a distanza e verificato il rispetto delle previsioni. E’ stata inoltre adibita una stanza per l’eventuale isolamento, in caso di eventuale comparsa di sintomi in una delle persone accolte. E’ prevista inoltre la sanificazione dei locali una volta alla settimana. Anche la vita in questa “casa prima della casa” procede con attenzione e rispetto per le nuove regole. Al secondo piano prosegue l’accoglienza di una famiglia di 5 persone con 3 bambini che stanno trascorrendo nell’appartamento questo periodo senza scuola, affiancati dalla mamma e dai volontari. 
  • Anche l’Ambulatorio Isi (centro di assistenza medica per immigrati irregolari, previsto per legge) alle “Corti” è aperto il giovedì pomeriggio, con un triage prima dell’ingresso. 
  • Prosegue inoltre l’impegno delle Caritas Vicariali e Parrocchiali grazie all’instancabile attività dei volontari che donano il loro tempo e la loro presenza, anche nei casi in cui il servizio opera attraverso il contatto telefonico delle persone in difficoltà. 

Sono invece sospesi i corsi di italiano per stranieri ed il ritiro di abiti e mobili usati. La distribuzione degli abiti è gestita direttamente dal Centro di Ascolto per casi di particolare necessità. 

Un segnale forte da parte della Caritas di Saluzzo, pronta a testimoniare la volontà di operatori e volontari di proseguire, pur nel rispetto delle misure precauzionali e delle normative vigenti, la propria azione di ascolto e sostegno nei confronti di chi ha bisogno. L’invito per tutti è di mettersi, il più possibile, in contatto telefonico prima di presentarsi nei servizi, per limitare tutti gli spostamenti. 

L’azione della Caritas è quella di affiancarsi alle Istituzioni, ai Servizi Sociali e a tutte le organizzazioni che in questi giorni intervengono con professionalità e dedizione per la Comunità. 

A questo proposito il Direttore Don Dalmasso ha inviato un suo ringraziamento a volontari e operatori: «Carissimi, in questo momento particolare voglio comunicarvi la mia gratitudine per il vostro impegno. La Caritas, come ci invita a fare il Direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu, non si ferma, continua la sua opera verso chi oggi è più in difficoltà. Ogni servizio, ogni progetto deve però adottare le attenzioni e le indicazioni previste dal Governo. Continuiamo il nostro impegno, con fede e speranza». 

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

Nuova stagione: appello ai volontari

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Aprile 11, 2022 in News

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Entra nella Casetta!

By New, News

 Vuoi fare un’esperienza di coabitazione, condivisione e servizio con altri giovani? Stai cercando casa, ma non hai la possibilità di vivere per conto tuo? Vuoi unire l’abitare e il partecipare … con qualche ora di volontariato?

 Candidati a entrare nella “Casetta”: il Cohousing sociale della Caritas di Saluzzo

 CHI STIAMO CERCANDO

2 INQUILINI ANNUALI almeno sino a dicembre 2020
Giovani donne e uomini, tra i 20 e i 35 anni, residenti o meno nel Saluzzese. Studenti, lavoratori o disoccupati.
A ognuno è richiesto un impegno di servizio volontario nella Caritas di Saluzzo, a seconda della disponibilità del singolo

Il progetto, partito ad aprile del 2019, vede attualmente 5 inquilini: per saperne di più leggi il loro resoconto nella #Live10_2019

DOVE

Il Cohousing Sociale si trova nella struttura dell’ex casello ferroviario a Saluzzo, in via Savigliano 30.

L’edificio ha due piani: al piano inferiore si trovano la cucina, un bagno e una stanza che può avere un uso polivalente (co-working, eventi con altri giovani, ospitalità); al piano superiore ci sono due stanze da letto e un bagno.

La “Casetta” ha un cortile d’entrata, mentre sul retro ci sono un giardino e un orto. Non è presente un impianto di teleriscaldamento, ma una stufa. Non è presente la linea telefonica o internet. 

 COME

Si richiede una breve lettera di presentazione e motivazionale, che includa informazioni su eventuali impegni di studio o lavoro, con i propri recapiti per essere ricontattati.
Per candidarsi scrivere a: info@caritassaluzzo.it 

E L’AFFITTO???

A carico degli inquilini ci sarà un rimborso spese, simile ad un affitto calmierato in base alle proprie disponibilità. 

I VALORI DELLA “CASETTA”

Agli inquilini, il co-housing sociale propone di:

  • creare e condividere momenti di quotidiani di convivialità
  • progettare insieme attività nelle aree esterne (giardino, orto, allestimento spazi…)
  • progettare e realizzare momenti (eventi, attività) aperti alla cittadinanza e agli altri giovani
  • impegnarsi ad acquistare prodotti etici, tramite l’adesione al Gruppo di Acquisto solidale di Saluzzo oppure prodotti da filiera
    corta e preferibilmente evitando la grande distribuzione organizzata (es. botteghe equo-solidali, mercati locali …)
  • impegnarsi a ridurre gli sprechi, l’impronta ecologica dei propri consumi e di quelli energetici della “Casetta”, rispettare le aree verdi e fare la raccolta differenziata dei rifiuti
  • essere disponibili a prestare ore di volontariato nei servizi della Caritas, in occasione di eventi e incontri di sensibilizzazione 
Maggio 13, 2022 in News, Volontari

Nuova stagione: appello ai volontari

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Maggio 4, 2022 in News

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LAVORA CON NOI: cerchiamo 2 operatori

By New, News

La Caritas di Saluzzo è alla ricerca di due operatori da inserire nell’équipe Immigrazione in vista dell’avvio del progetto SIPLA – Sistema Integrato di Protezione per i Lavoratori Agricoli, promosso nel centro-nord Italia da Consorzio Communitas e Arci. 

Si offrono due impieghi part-time a tempo determinato, con avvio della collaborazione nella primavera del 2020.

CALL 1 – OPEATORE DELL’ACCOGLIENZA – 21 ore settimanali

L’operaore si occuperà di attivare percorsi individuali di accoglienza per i braccianti stagionali, progettando insieme a ciascuno un percorso individualizzato verso l’autonomia (in base alla propria storia migratoria, formazione, condizioni di salute, aspettative e bisogni), individuando gli enti che possano dare corso a questo progetto. 

L’operatore dovrà incontrare periodicamente le persone seguite, per verificare l’andamento del loro percorso, in collaborazione con altri operatori dell’équipe Immigrazione di Saluzzo Migrante, assistenti sociali, psicologi …

Si ricercano per questa figura indistintamente uomini o donne, dai 25 anni in su, con un titolo di laurea universitaria, possibilmente con un profilo che abbia una formazione in ambito migratorio o esperienze lavorative nell’accoglienza di migranti. 

Si richiede patente di tipo B, conoscenza di almeno una lingua straniera (inglese o francese), buona capacità di utilizzo del PC, capacità di ascolto attivo e di lavoro in gruppo. 

CALL 2 OPERATORE COORDINAMENTO SERVIZI E VOLONTARI -15 ore settimanali 

L’operatore si occuperà del coordinamento dei servizi erogati da Saluzzo Migrante a favore dei braccianti stagionali per un loro supporto e orientamento sul territorio. Si tratta di servizi ai quali accede un alto numero di persone, erogati da (maggio/giugno) fino alla fine del periodo di raccolta della frutta (ottobre/novembre). 

L’operatore si occuperà di progettare i servizi in base agli obiettivi di dignità delle persone e delle loro necessità emerse nel corso dell’ultimo anno. I servizi sono: Boutique du monde (distribuzione di vestiario, scarpe e generi alimentari), docce, distribuzione della posta, sportello di redazione dei curricula, Ciclofficina (allestimeno e reperimento dei volontari per realizzare la manutenzione delle biciclette, gestione del deposito su cauzione). 

Inoltre si occuperà di gestire i volontari insieme al responsabile dell’area Giovani e Volontariato (contatto, coordinamento, formazione sui servizi, comunicazione settimanale delle esigenze di volontariato). Sarà coinvolto anche per testimonianze nelle scuole e nelle parrocchie sulle attività svolte da Saluzzo Migrante.

Per questa figura si ricercano indistintamente uomini o donne, dai 20 anni in su, in possesso di patente di tipo B, di un qualunque diploma di scuola superiore. 

Si darà preferenza a profili che abbiano una competenza nel mondo dell’educazione, dell’animazione di comunità e dei giovani o che abbiano una formazione (anche non accademica) in ambito migratorio/gestione delle emergenze. Si richiede disponibilità a partecipare a sessioni di formazione. 

Si richiede buona capacità di problem solving, di relazionarsi con persone di età diverse, straniere e non, capacità di comunicazione e ascolto attivo, di relazione con persone in condizioni di fragilità. 

Per candidarsi è necessario inviare un curriculum con foto, aggiornato e firmato ENTRO E NON OLTRE IL 1 MARZO 2020 all’indirizzo email info@saluzzomigrante.it indicando nell’oggetto NOME, COGNOME, CALL 1 o CALL 2

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

Nuova stagione: appello ai volontari

Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei …
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Maggio 4, 2022 in News

Cerchiamo 2 tirocinanti

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Aprile 11, 2022 in News

Processo Momo: commento alla sentenza

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Marzo 22, 2022 in News

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I PRIMI SEI MESI DEL COHOUSING DI CARITAS

By News

Ha raggiunto i primi sei mesi di sperimentazione il cohousing giovanile della Caritas di Saluzzo avviato ad aprile nell’ex casello ferroviario in via Savigliano 30. La “Casetta”, così com’è stato ribattezzato dagli inquilini,  ha aperto le porte ad un progetto nato per offrire ad un gruppo di giovani l’opportunità di vivere un’esperienza di convivenza, condivisione e partecipazione, attraverso il volontariato, ai servizi della Caritas.             
Si è trattato di un modo nuovo di concepire l’abitare, che mette al centro l’esigenza di trovare soluzioni abitative per giovani con limitate disponibilità economiche, ma desiderosi di autonomia e allo stesso tempo di costruire percorsi di sensibilizzazione al dono, alla carità, alla reciprocità, aperti al territorio.

A novembre la “Casetta” ospita cinque giovani (tre ragazzi e due ragazze), dei quali alcuni sono diventati coinquilini già dal primo mese di avvio del progetto. Li abbiamo incontrati per capire come abbiano vissuto questi mesi, affrontando una convivenza accompagnata da attività di volontariato, eventi progettati da loro, incontri con realtà del territorio. Un bilancio dei primi sei mesi e cosa si aspettano di realizzare in futuro.

Sono trascorsi i primi sei mesi, come state vivendo questa esperienza di convivenza?

Maria Cristina: “Sono stati sei mesi molto belli e intensi. Questo luogo, un ex casello ferroviario, è per sua natura un punto di passaggio: in questi mesi siamo stati capaci di aprirlo alla comunità, coinvolgendo persone che forse non avrebbero mai incontrato la realtà della Caritas. Abbiamo fatto da tramite per portare al di fuori della casa tematiche che ci stanno a cuore. Dal punto di vista della convivenza non è scontato compattarsi e riuscire prendere la forma di una “famiglia”, ridimensionando in maniera equilibrata il nostro quotidiano. Fin dall’inizio ci siamo molto aiutati per confrontarci e unificare le nostre vite. Adesso, secondo me, abbiamo preso una bella piega ed è sicuramente molto utile perché ci permette di accogliere meglio persone nuove. L’impegno è tanto, ma anche ciò che ci ritorna. Sono sicura che, quando termineremo la nostra esperienza, rimarremo stupiti pensando a cosa abbiamo vissuto.”

Enrico: “L’obiettivo del progetto, quando siamo arrivati, era costruire. La casa c’era, ma bisognava in qualche modo costruire gli abitanti, l’elemento più presente nelle nostre giornate. L’espressione più bella, secondo me è stata proprio questa: il traffico di persone, idee, progetti che ha lasciato tanto. Arrivi a coinvolgere così tanto di te in una realtà come questa, che ti senti parte della casa.”

Michela: “Se penso al tempo passato da quando siamo entrati, sono molto contenta e se tornassi indietro rifarei questa scelta. Ero consapevoleche mi sarei trovata di fronte ad un impegno, ma non pensavo di arrivare a stravolgere in positivo così tanti aspetti della mia quotidianità. È un impegno non indifferente, ma al tempo stesso mi è servito molto sia fare volontariato sia le persone che abbiamo incontrato in questo percorso. L’estate è stata molto bella e ricca, mi è piaciuto vivere questo via vai di coinquilini che, anche se solo per poco tempo, hanno saputo trasmettere qualcosa di loro. Tutto questo ha reso la “Casetta” un punto di incontro di opinioni e persone.”

Per molti di voi era, probabilmente, la prima esperienza di convivenza al di fuori della famiglia. Al di là degli aspetti positivi, ci sono state criticità?

Maria Cristina: “Tutti noi siamo impegnanti in molte attività, abbiamo una vita al di fuori di questo luogo, che si intreccia con altre realtà e progetti. In un contesto com questo è stato un aspetto un po’ critico  perché spesso rendeva difficile riuscire a trovare anche solo per passare del tempo insieme.”

Enrico: “Nonostante all’università vivessi con persone che conoscevo da tempo, spesso erano meno strutturate. Entrando qui ho trovato meraviglie soprattutto a livello di persone e infrastrutture. Le eventuali criticità, a mio avviso, riguardano prettamente la convivenza, come accade in ogni contesto simile. Bere una birra tra di noi o vedere un film insieme spesso risultano difficili da organizzare perché dobbiamo coordinare tutti i nostri impegni.”

Michela: “Anche per me la criticità maggiore, forse davvero l’unica, è legata al tempo che riusciamo a passare insieme nel quotidiano. In sei mesi abbiamo capito anche molte cose che avevamo dato per scontate. Per me era la prima esperienza di convivenza e stare qui mi ha divertito molto, ma anche formato. È stata una sfida ed un modo per mettersi alla prova prendersi delle responsabilità in un gruppo. Secondo me, finora la nostra convivenza è stata agevolata dal fatto che siamo tutti più o meno della stessa età, con abitudini, culture e stili di vita simili.”

Sono stati mesi anche di progetti. Come vi siete sentiti a realizzare serate come quelle di “Nuovo Cinema Casetta”?

Maria Cristina: ” “Nuovo Cinema Casetta” è nato dal desiderio condiviso di far conoscere il mondo Caritas e parlare di argomenti che ci sono cari, specie legati al tema dell’immigrazione. A giugno abbiamo proiettato nel giardino il documentario “Di P.A.S.saggio” realizzato da Libera Piemonte sulla situazione dei braccianti saluzzesi. Nella realizzazione i compiti sono stati divisi in modi differente e vogliamo ringraziare Giacomo, che ha appena concluso la sua esperienza in “Casetta”, per l’enorme impegno che ha messo.            
Le persone sono arrivate e le parole non se ne sono andate. Pensiamo di essere riusciti nell’intento di aprire le porte di questa casa anche per donare qualcosa.”

Michela: “La capacità di far rete sul territorio è stata sicuramente la chiave degli eventi. Dopo la prima serata, con 50 persone nel nostro giardino, abbiamo capito che era necessario continuare. Oltre alla proiezione di documentari, è stato molto importante lasciare uno spazio per il confronto e le parole, per capire quanto il documentario avesse stimolato chi aveva deciso di partecipare. Per quanto riguarda l’organizzazione, inizialmente c’è stato un grande appoggio da più persone (ad esempio l’orto collettivo La Milpa). “Nuovo Cinema Casetta” è stato cinema, performance teatrali, talk, live painting, musica e scambio di idee.”

Enrico: “La spinta a realizzare queste serate che ci hanno dato dato Libera Piemonte e Libera Saluzzo è stata molto importante. “Nuove Cinema Casetta” ha proposto un nuovo tipo di coinvolgimento. Abbiamo invitato la gente perché volevamo dire e far vedere loro qualcosa: non sono mai stati momenti pesanti, ma di festa, in cui siamo riusciti a mostrare una casa e un giardino pieni di giovani il cui desiderio era di condividere pasti, tempo e la fatica che la costruzione di un’esperienza del genere comporta. Il bello è stato vedere tutto risuonare nel nostro giardino. L’essere riusciti a coinvolgere amici che mai avevano avuto contatti con Caritas per noi è stato estremamente importante: chi si è avvicinato ha saputo cogliere che avevamo qualcosa da dire e ci ha dato fiducia. Mi sono meravigliato nel vedere persone così attive, che reagivano ai nostri input.”

A chi vive nella “Casetta” è chiesto di fare anche volontariato in Caritas. Quanto è stato importante fare questo tipo di esperienza?

Enrico: “Il volontariato è un’esperienza che ho cercato. Avere questa possibilità così connessa al posto in cui adesso vivo è stato fondamentale perchè mi ha permesso di dire che ci sono tante cose che non funzionano a Saluzzo, ma al tempo stesso che c’è spazio anche per portare avanti un bel lavoro. Incontrare questa umanità attraverso il volontariato mi ha permesso di non essere scontato nella mia scelta. È stato un  passaggio importante e silenzioso di cui me ne rendo conto solo ora, a fine stagione, quando molti ragazzi tornano a salutarmi, mi chiamano per nome e mi dicono che stanno per partire. Questo mi ha fatto capire che ciò che ho fatto, in qualche modo è stato riconosciuto.”

Michela: “Prima di arrivare qui volevo fare volontariato in Caritas, poi per vari motivi mi sono tirata indietro. Vivere qui mi ha permesso di andare oltre il mio primo timore. Mi ha fato capire che un’esperienza del genere è importante, che potrà continuare in futuro anche se deciderò di non vivere più qui. In particolare  mi sono occupata principalmente della compilazione dei curriculum all’Infopoint. Mi è piaciuto perchè ho potuto entrare a contatto con le persone. Dovendo scrivere informazioni su chi avevo davanti mi ritrovavo a chiacchierare, arrivando ad essere completamente catapultata nella sua vita. Essere una volontaria è stata anche una forma di gratitudine nei confronti della Caritas che ci sta dando un’opportunità enorme.”

Maria Cristna: “Essendo di Alba l’unico motivo per cui sono arrivata qui, più di un anno fa, è il volontariato, quindi un aspetto molto forte per me. Ho trovato un gruppo di giovani che sa accogliere i volontari e li sa far entrare nella complessa realtà saluzzese che si adopera per gli stagionali. Per me il volontariato è stato anche parte della scelta di continuare vivere a Saluzzo. La “Casetta” inoltre è a pochi metri dal Foro Boario e per tutta l’estate ci siamo ritrovati a osservare l’arrivo di centinaia di persone ed anche ora che fa freddo basta affacciarsi per continuare a vedere tanti lavoratori stagionali che passano con le loro biciclette. Fare volontariato in questa città è anche una presa di coscienza forte, un non essere indifferenti ad una situazione che capita davanti ai nostri occhi.”

Maria Cristina, lo scorso anno hai visto nascere il progetto, come lo vedi nel futuro?

Maria Cristina: “La Caritas con questo progetto ha sicuramente aperto le porte ai giovani, saluzzesi e non. Il cohousing era partito come esperienza di coabitazione tra volontarie che venivano da fuori Saluzzo poi sono stati inclusi anche altri ragazzi ed ora assistiamo  ad un terzo livello di sviluppo ovvero l’apertura agli utenti, giovani che hanno manifestato la voglia di provare un’esperienza abitativa differente. Mi immagino che questo progetto, ad oggi è inserito nella piattaforma “Io abito social” della Compagnia di San Paolo, andrà avanti. In questi mesi ci siamo impegnati per creare un regolamento e una struttura abitativa che mi auguro possa aiutare anche chi vivrà qui nel futuro.”

Enrico e Michela, osservando la vostra esperienza, cosa vi aspettate in futuro di questa convivenza?

Enrico: “Quando ho sentito della nascita di questa iniziativa a Saluzzo non mi sembrava vero e tutt’ora non mi sembra vero che non ci sia continuamente qualcuno che bussa per diventare un inquilino. Il merito di questo progetto va alla Caritas che ha deciso di aprire queste porte. Noi abbiamo provato a costruire l’idea che ci debbano essere sempre dei progetti in divenire. Il cinema e gli eventi nel giardino mi auguro possano essere il nostro lascito, una traccia che chi verrà dopo potrà portare avanti. Abbiamo aperto una strada e mi piacerebbe che qualcun altro la segua.”

Michela: “Sono molto fiduciosa che questo progetto continui anche quando non ci sarà più nessuno di noi perchè si tratta di una grande ricchezza a Saluzzo. L’unica cosa che mi dispiace è che pochi giovani ne siano ancora al corrente. Partecipare agli eventi potrebbe essere già una grande un’opportunità per molti. Penso che noi abbiamo avuto un ruolo importante: l’obiettivo era creare la base di un progetto vissuto. Mi piace pensare che quanto abbiamo fatto possa essere in qualche modo recuperato da chi verrà. Ci sono molte cose che possono essere cambiate e migliorate, ma sono certa che la strada sarà tutta in discesa d’ora in poi.”

Vogliamo dedicare un ringraziamento speciale a Giacomo, Edoardo, Martina, Noemi, Egle e Maria Giulia che hanno contribuito a dar forma a questa esperienza vivendo insieme o prima di noi in questi mesi nella “Casetta” e offrendo il loro impegno per creare unione e condivisione.

[continua]

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