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volontari Archivi - Pagina 2 di 4 - Saluzzo Migrante

Entra nella Casetta!

By New, News

 Vuoi fare un’esperienza di coabitazione, condivisione e servizio con altri giovani? Stai cercando casa, ma non hai la possibilità di vivere per conto tuo? Vuoi unire l’abitare e il partecipare … con qualche ora di volontariato?

 Candidati a entrare nella “Casetta”: il Cohousing sociale della Caritas di Saluzzo

 CHI STIAMO CERCANDO

2 INQUILINI ANNUALI almeno sino a dicembre 2020
Giovani donne e uomini, tra i 20 e i 35 anni, residenti o meno nel Saluzzese. Studenti, lavoratori o disoccupati.
A ognuno è richiesto un impegno di servizio volontario nella Caritas di Saluzzo, a seconda della disponibilità del singolo

Il progetto, partito ad aprile del 2019, vede attualmente 5 inquilini: per saperne di più leggi il loro resoconto nella #Live10_2019

DOVE

Il Cohousing Sociale si trova nella struttura dell’ex casello ferroviario a Saluzzo, in via Savigliano 30.

L’edificio ha due piani: al piano inferiore si trovano la cucina, un bagno e una stanza che può avere un uso polivalente (co-working, eventi con altri giovani, ospitalità); al piano superiore ci sono due stanze da letto e un bagno.

La “Casetta” ha un cortile d’entrata, mentre sul retro ci sono un giardino e un orto. Non è presente un impianto di teleriscaldamento, ma una stufa. Non è presente la linea telefonica o internet. 

 COME

Si richiede una breve lettera di presentazione e motivazionale, che includa informazioni su eventuali impegni di studio o lavoro, con i propri recapiti per essere ricontattati.
Per candidarsi scrivere a: info@caritassaluzzo.it 

E L’AFFITTO???

A carico degli inquilini ci sarà un rimborso spese, simile ad un affitto calmierato in base alle proprie disponibilità. 

I VALORI DELLA “CASETTA”

Agli inquilini, il co-housing sociale propone di:

  • creare e condividere momenti di quotidiani di convivialità
  • progettare insieme attività nelle aree esterne (giardino, orto, allestimento spazi…)
  • progettare e realizzare momenti (eventi, attività) aperti alla cittadinanza e agli altri giovani
  • impegnarsi ad acquistare prodotti etici, tramite l’adesione al Gruppo di Acquisto solidale di Saluzzo oppure prodotti da filiera
    corta e preferibilmente evitando la grande distribuzione organizzata (es. botteghe equo-solidali, mercati locali …)
  • impegnarsi a ridurre gli sprechi, l’impronta ecologica dei propri consumi e di quelli energetici della “Casetta”, rispettare le aree verdi e fare la raccolta differenziata dei rifiuti
  • essere disponibili a prestare ore di volontariato nei servizi della Caritas, in occasione di eventi e incontri di sensibilizzazione 
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Nuova stagione: appello ai volontari

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A partire dal mese di giugno del 2021 (fino a novembre del 2022)  la Caritas di Saluzzo ha dato il via alle azioni operative del progetto "Ubuntu" promosso dal Comune…
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Incontro a Mantova

By

La nostra Caritas parteciperà all’incontro organizzato a Mantova dagli scout dell’Agesci portando la propria testimonianza sull’attività svolta dal progetto Presidio “Saluzzo Migrante” in supporto ai braccianti stagionali.

Interverranno Andrea Garassino, responsabile Giovani e Volontariato, Maria Cristina Galeasso, ex tirocinante, Anna Cattaneo, responsabile comunicazione.

LAVORA CON NOI: cerchiamo 2 operatori

By New, News

La Caritas di Saluzzo è alla ricerca di due operatori da inserire nell’équipe Immigrazione in vista dell’avvio del progetto SIPLA – Sistema Integrato di Protezione per i Lavoratori Agricoli, promosso nel centro-nord Italia da Consorzio Communitas e Arci. 

Si offrono due impieghi part-time a tempo determinato, con avvio della collaborazione nella primavera del 2020.

CALL 1 – OPEATORE DELL’ACCOGLIENZA – 21 ore settimanali

L’operaore si occuperà di attivare percorsi individuali di accoglienza per i braccianti stagionali, progettando insieme a ciascuno un percorso individualizzato verso l’autonomia (in base alla propria storia migratoria, formazione, condizioni di salute, aspettative e bisogni), individuando gli enti che possano dare corso a questo progetto. 

L’operatore dovrà incontrare periodicamente le persone seguite, per verificare l’andamento del loro percorso, in collaborazione con altri operatori dell’équipe Immigrazione di Saluzzo Migrante, assistenti sociali, psicologi …

Si ricercano per questa figura indistintamente uomini o donne, dai 25 anni in su, con un titolo di laurea universitaria, possibilmente con un profilo che abbia una formazione in ambito migratorio o esperienze lavorative nell’accoglienza di migranti. 

Si richiede patente di tipo B, conoscenza di almeno una lingua straniera (inglese o francese), buona capacità di utilizzo del PC, capacità di ascolto attivo e di lavoro in gruppo. 

CALL 2 OPERATORE COORDINAMENTO SERVIZI E VOLONTARI -15 ore settimanali 

L’operatore si occuperà del coordinamento dei servizi erogati da Saluzzo Migrante a favore dei braccianti stagionali per un loro supporto e orientamento sul territorio. Si tratta di servizi ai quali accede un alto numero di persone, erogati da (maggio/giugno) fino alla fine del periodo di raccolta della frutta (ottobre/novembre). 

L’operatore si occuperà di progettare i servizi in base agli obiettivi di dignità delle persone e delle loro necessità emerse nel corso dell’ultimo anno. I servizi sono: Boutique du monde (distribuzione di vestiario, scarpe e generi alimentari), docce, distribuzione della posta, sportello di redazione dei curricula, Ciclofficina (allestimeno e reperimento dei volontari per realizzare la manutenzione delle biciclette, gestione del deposito su cauzione). 

Inoltre si occuperà di gestire i volontari insieme al responsabile dell’area Giovani e Volontariato (contatto, coordinamento, formazione sui servizi, comunicazione settimanale delle esigenze di volontariato). Sarà coinvolto anche per testimonianze nelle scuole e nelle parrocchie sulle attività svolte da Saluzzo Migrante.

Per questa figura si ricercano indistintamente uomini o donne, dai 20 anni in su, in possesso di patente di tipo B, di un qualunque diploma di scuola superiore. 

Si darà preferenza a profili che abbiano una competenza nel mondo dell’educazione, dell’animazione di comunità e dei giovani o che abbiano una formazione (anche non accademica) in ambito migratorio/gestione delle emergenze. Si richiede disponibilità a partecipare a sessioni di formazione. 

Si richiede buona capacità di problem solving, di relazionarsi con persone di età diverse, straniere e non, capacità di comunicazione e ascolto attivo, di relazione con persone in condizioni di fragilità. 

Per candidarsi è necessario inviare un curriculum con foto, aggiornato e firmato ENTRO E NON OLTRE IL 1 MARZO 2020 all’indirizzo email info@saluzzomigrante.it indicando nell’oggetto NOME, COGNOME, CALL 1 o CALL 2

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I PRIMI SEI MESI DEL COHOUSING DI CARITAS

By News

Ha raggiunto i primi sei mesi di sperimentazione il cohousing giovanile della Caritas di Saluzzo avviato ad aprile nell’ex casello ferroviario in via Savigliano 30. La “Casetta”, così com’è stato ribattezzato dagli inquilini,  ha aperto le porte ad un progetto nato per offrire ad un gruppo di giovani l’opportunità di vivere un’esperienza di convivenza, condivisione e partecipazione, attraverso il volontariato, ai servizi della Caritas.             
Si è trattato di un modo nuovo di concepire l’abitare, che mette al centro l’esigenza di trovare soluzioni abitative per giovani con limitate disponibilità economiche, ma desiderosi di autonomia e allo stesso tempo di costruire percorsi di sensibilizzazione al dono, alla carità, alla reciprocità, aperti al territorio.

A novembre la “Casetta” ospita cinque giovani (tre ragazzi e due ragazze), dei quali alcuni sono diventati coinquilini già dal primo mese di avvio del progetto. Li abbiamo incontrati per capire come abbiano vissuto questi mesi, affrontando una convivenza accompagnata da attività di volontariato, eventi progettati da loro, incontri con realtà del territorio. Un bilancio dei primi sei mesi e cosa si aspettano di realizzare in futuro.

Sono trascorsi i primi sei mesi, come state vivendo questa esperienza di convivenza?

Maria Cristina: “Sono stati sei mesi molto belli e intensi. Questo luogo, un ex casello ferroviario, è per sua natura un punto di passaggio: in questi mesi siamo stati capaci di aprirlo alla comunità, coinvolgendo persone che forse non avrebbero mai incontrato la realtà della Caritas. Abbiamo fatto da tramite per portare al di fuori della casa tematiche che ci stanno a cuore. Dal punto di vista della convivenza non è scontato compattarsi e riuscire prendere la forma di una “famiglia”, ridimensionando in maniera equilibrata il nostro quotidiano. Fin dall’inizio ci siamo molto aiutati per confrontarci e unificare le nostre vite. Adesso, secondo me, abbiamo preso una bella piega ed è sicuramente molto utile perché ci permette di accogliere meglio persone nuove. L’impegno è tanto, ma anche ciò che ci ritorna. Sono sicura che, quando termineremo la nostra esperienza, rimarremo stupiti pensando a cosa abbiamo vissuto.”

Enrico: “L’obiettivo del progetto, quando siamo arrivati, era costruire. La casa c’era, ma bisognava in qualche modo costruire gli abitanti, l’elemento più presente nelle nostre giornate. L’espressione più bella, secondo me è stata proprio questa: il traffico di persone, idee, progetti che ha lasciato tanto. Arrivi a coinvolgere così tanto di te in una realtà come questa, che ti senti parte della casa.”

Michela: “Se penso al tempo passato da quando siamo entrati, sono molto contenta e se tornassi indietro rifarei questa scelta. Ero consapevoleche mi sarei trovata di fronte ad un impegno, ma non pensavo di arrivare a stravolgere in positivo così tanti aspetti della mia quotidianità. È un impegno non indifferente, ma al tempo stesso mi è servito molto sia fare volontariato sia le persone che abbiamo incontrato in questo percorso. L’estate è stata molto bella e ricca, mi è piaciuto vivere questo via vai di coinquilini che, anche se solo per poco tempo, hanno saputo trasmettere qualcosa di loro. Tutto questo ha reso la “Casetta” un punto di incontro di opinioni e persone.”

Per molti di voi era, probabilmente, la prima esperienza di convivenza al di fuori della famiglia. Al di là degli aspetti positivi, ci sono state criticità?

Maria Cristina: “Tutti noi siamo impegnanti in molte attività, abbiamo una vita al di fuori di questo luogo, che si intreccia con altre realtà e progetti. In un contesto com questo è stato un aspetto un po’ critico  perché spesso rendeva difficile riuscire a trovare anche solo per passare del tempo insieme.”

Enrico: “Nonostante all’università vivessi con persone che conoscevo da tempo, spesso erano meno strutturate. Entrando qui ho trovato meraviglie soprattutto a livello di persone e infrastrutture. Le eventuali criticità, a mio avviso, riguardano prettamente la convivenza, come accade in ogni contesto simile. Bere una birra tra di noi o vedere un film insieme spesso risultano difficili da organizzare perché dobbiamo coordinare tutti i nostri impegni.”

Michela: “Anche per me la criticità maggiore, forse davvero l’unica, è legata al tempo che riusciamo a passare insieme nel quotidiano. In sei mesi abbiamo capito anche molte cose che avevamo dato per scontate. Per me era la prima esperienza di convivenza e stare qui mi ha divertito molto, ma anche formato. È stata una sfida ed un modo per mettersi alla prova prendersi delle responsabilità in un gruppo. Secondo me, finora la nostra convivenza è stata agevolata dal fatto che siamo tutti più o meno della stessa età, con abitudini, culture e stili di vita simili.”

Sono stati mesi anche di progetti. Come vi siete sentiti a realizzare serate come quelle di “Nuovo Cinema Casetta”?

Maria Cristina: ” “Nuovo Cinema Casetta” è nato dal desiderio condiviso di far conoscere il mondo Caritas e parlare di argomenti che ci sono cari, specie legati al tema dell’immigrazione. A giugno abbiamo proiettato nel giardino il documentario “Di P.A.S.saggio” realizzato da Libera Piemonte sulla situazione dei braccianti saluzzesi. Nella realizzazione i compiti sono stati divisi in modi differente e vogliamo ringraziare Giacomo, che ha appena concluso la sua esperienza in “Casetta”, per l’enorme impegno che ha messo.            
Le persone sono arrivate e le parole non se ne sono andate. Pensiamo di essere riusciti nell’intento di aprire le porte di questa casa anche per donare qualcosa.”

Michela: “La capacità di far rete sul territorio è stata sicuramente la chiave degli eventi. Dopo la prima serata, con 50 persone nel nostro giardino, abbiamo capito che era necessario continuare. Oltre alla proiezione di documentari, è stato molto importante lasciare uno spazio per il confronto e le parole, per capire quanto il documentario avesse stimolato chi aveva deciso di partecipare. Per quanto riguarda l’organizzazione, inizialmente c’è stato un grande appoggio da più persone (ad esempio l’orto collettivo La Milpa). “Nuovo Cinema Casetta” è stato cinema, performance teatrali, talk, live painting, musica e scambio di idee.”

Enrico: “La spinta a realizzare queste serate che ci hanno dato dato Libera Piemonte e Libera Saluzzo è stata molto importante. “Nuove Cinema Casetta” ha proposto un nuovo tipo di coinvolgimento. Abbiamo invitato la gente perché volevamo dire e far vedere loro qualcosa: non sono mai stati momenti pesanti, ma di festa, in cui siamo riusciti a mostrare una casa e un giardino pieni di giovani il cui desiderio era di condividere pasti, tempo e la fatica che la costruzione di un’esperienza del genere comporta. Il bello è stato vedere tutto risuonare nel nostro giardino. L’essere riusciti a coinvolgere amici che mai avevano avuto contatti con Caritas per noi è stato estremamente importante: chi si è avvicinato ha saputo cogliere che avevamo qualcosa da dire e ci ha dato fiducia. Mi sono meravigliato nel vedere persone così attive, che reagivano ai nostri input.”

A chi vive nella “Casetta” è chiesto di fare anche volontariato in Caritas. Quanto è stato importante fare questo tipo di esperienza?

Enrico: “Il volontariato è un’esperienza che ho cercato. Avere questa possibilità così connessa al posto in cui adesso vivo è stato fondamentale perchè mi ha permesso di dire che ci sono tante cose che non funzionano a Saluzzo, ma al tempo stesso che c’è spazio anche per portare avanti un bel lavoro. Incontrare questa umanità attraverso il volontariato mi ha permesso di non essere scontato nella mia scelta. È stato un  passaggio importante e silenzioso di cui me ne rendo conto solo ora, a fine stagione, quando molti ragazzi tornano a salutarmi, mi chiamano per nome e mi dicono che stanno per partire. Questo mi ha fatto capire che ciò che ho fatto, in qualche modo è stato riconosciuto.”

Michela: “Prima di arrivare qui volevo fare volontariato in Caritas, poi per vari motivi mi sono tirata indietro. Vivere qui mi ha permesso di andare oltre il mio primo timore. Mi ha fato capire che un’esperienza del genere è importante, che potrà continuare in futuro anche se deciderò di non vivere più qui. In particolare  mi sono occupata principalmente della compilazione dei curriculum all’Infopoint. Mi è piaciuto perchè ho potuto entrare a contatto con le persone. Dovendo scrivere informazioni su chi avevo davanti mi ritrovavo a chiacchierare, arrivando ad essere completamente catapultata nella sua vita. Essere una volontaria è stata anche una forma di gratitudine nei confronti della Caritas che ci sta dando un’opportunità enorme.”

Maria Cristna: “Essendo di Alba l’unico motivo per cui sono arrivata qui, più di un anno fa, è il volontariato, quindi un aspetto molto forte per me. Ho trovato un gruppo di giovani che sa accogliere i volontari e li sa far entrare nella complessa realtà saluzzese che si adopera per gli stagionali. Per me il volontariato è stato anche parte della scelta di continuare vivere a Saluzzo. La “Casetta” inoltre è a pochi metri dal Foro Boario e per tutta l’estate ci siamo ritrovati a osservare l’arrivo di centinaia di persone ed anche ora che fa freddo basta affacciarsi per continuare a vedere tanti lavoratori stagionali che passano con le loro biciclette. Fare volontariato in questa città è anche una presa di coscienza forte, un non essere indifferenti ad una situazione che capita davanti ai nostri occhi.”

Maria Cristina, lo scorso anno hai visto nascere il progetto, come lo vedi nel futuro?

Maria Cristina: “La Caritas con questo progetto ha sicuramente aperto le porte ai giovani, saluzzesi e non. Il cohousing era partito come esperienza di coabitazione tra volontarie che venivano da fuori Saluzzo poi sono stati inclusi anche altri ragazzi ed ora assistiamo  ad un terzo livello di sviluppo ovvero l’apertura agli utenti, giovani che hanno manifestato la voglia di provare un’esperienza abitativa differente. Mi immagino che questo progetto, ad oggi è inserito nella piattaforma “Io abito social” della Compagnia di San Paolo, andrà avanti. In questi mesi ci siamo impegnati per creare un regolamento e una struttura abitativa che mi auguro possa aiutare anche chi vivrà qui nel futuro.”

Enrico e Michela, osservando la vostra esperienza, cosa vi aspettate in futuro di questa convivenza?

Enrico: “Quando ho sentito della nascita di questa iniziativa a Saluzzo non mi sembrava vero e tutt’ora non mi sembra vero che non ci sia continuamente qualcuno che bussa per diventare un inquilino. Il merito di questo progetto va alla Caritas che ha deciso di aprire queste porte. Noi abbiamo provato a costruire l’idea che ci debbano essere sempre dei progetti in divenire. Il cinema e gli eventi nel giardino mi auguro possano essere il nostro lascito, una traccia che chi verrà dopo potrà portare avanti. Abbiamo aperto una strada e mi piacerebbe che qualcun altro la segua.”

Michela: “Sono molto fiduciosa che questo progetto continui anche quando non ci sarà più nessuno di noi perchè si tratta di una grande ricchezza a Saluzzo. L’unica cosa che mi dispiace è che pochi giovani ne siano ancora al corrente. Partecipare agli eventi potrebbe essere già una grande un’opportunità per molti. Penso che noi abbiamo avuto un ruolo importante: l’obiettivo era creare la base di un progetto vissuto. Mi piace pensare che quanto abbiamo fatto possa essere in qualche modo recuperato da chi verrà. Ci sono molte cose che possono essere cambiate e migliorate, ma sono certa che la strada sarà tutta in discesa d’ora in poi.”

Vogliamo dedicare un ringraziamento speciale a Giacomo, Edoardo, Martina, Noemi, Egle e Maria Giulia che hanno contribuito a dar forma a questa esperienza vivendo insieme o prima di noi in questi mesi nella “Casetta” e offrendo il loro impegno per creare unione e condivisione.

[continua]

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Entra nella Casetta!

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 Candidati a entrare nella “Casetta”: il Cohousing sociale della Caritas di Saluzzo

 CHI STIAMO CERCANDO

2 INQUILINI ANNUALI almeno sino a dicembre 2020
Giovani donne e uomini, tra i 20 e i 35 anni, residenti o meno nel Saluzzese. Studenti, lavoratori o disoccupati.
A ognuno è richiesto un impegno di servizio volontario nella Caritas di Saluzzo, a seconda della disponibilità del singolo

Il progetto, partito ad aprile del 2019, vede attualmente 5 inquilini: per saperne di più leggi il loro resoconto nella #Live10_2019

DOVE

Il Cohousing Sociale si trova nella struttura dell’ex casello ferroviario a Saluzzo, in via Savigliano 30.

L’edificio ha due piani: al piano inferiore si trovano la cucina, un bagno e una stanza che può avere un uso polivalente (co-working, eventi con altri giovani, ospitalità); al piano superiore ci sono due stanze da letto e un bagno.

La “Casetta” ha un cortile d’entrata, mentre sul retro ci sono un giardino e un orto. Non è presente un impianto di teleriscaldamento, ma una stufa. Non è presente la linea telefonica o internet. 

QUANDO

Candidature entro il 30 novembre 2019.

Si richiede una breve lettera di presentazione e motivazionale, che includa informazioni su eventuali impegni di studio o lavoro, con i propri recapiti per essere ricontattati.

 COME

Per candidarsi scrivere a: info@saluzzomigrante.it. Per ulteriori informazioni: Andrea 328 216 7983

E L’AFFITTO???

A carico degli inquilini ci sarà un rimborso spese, simile ad un affitto calmierato in base alle proprie disponibilità. 

I VALORI DELLA “CASETTA”

Agli inquilini, il Cohousing sociale propone di:

  • creare e condividere momenti di quotidiani di convivialità
  • progettare insieme attività nelle aree esterne (giardino, orto, allestimento spazi…)
  • progettare e realizzare momenti (eventi, attività) aperti alla cittadinanza e agli altri giovani
  • impegnarsi ad acquistare prodotti etici, tramite l’adesione al Gruppo di Acquisto solidale di Saluzzo oppure prodotti da filiera
    corta e preferibilmente evitando la grande distribuzione organizzata (es. botteghe equosolidali, mercati locali …)
  • impegnarsi a ridurre gli sprechi, l’impronta ecologica dei propri consumi e di quelli energetici della “Casetta”, rispettare le aree verdi e fare la raccolta differenziata dei rifiuti
  • essere disponibili a prestare ore di volontariato nei servizi della Caritas, in occasione di eventi e incontri di sensibilizzazione 
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Primi mesi nel cohousing della Caritas

By News

Ha preso il via a maggio il cohousing sociale della Caritas di Saluzzo rivolto ai giovani. I primi inquilini della “Casetta”, com’è stato ribattezzato l’ex casello ferroviario, sono entrati dando il via a questo esperimento di convivenza solidale che comprende alcune ore di volontariato nei servizi della Caritas.

GLI INQUILINI

Tra i primi è arrivato Giacomo, 23enne di Manta laureato in Design del prodotto, che racconta:“Ho sentito il bisogno di continuare l’esperienza del “vivere da solo” in un modo diverso. Credo molto nelle persone e avere la possibilità di vivere un progetto che promuove la condivisione e la solidarietà mi sembrava la strada giusta da percorrere”.

Dopo di lui è stata la volta di Michela, studentessa universitaria 22enne di Revello, che spiega: “Ho deciso di fare domanda perchè sentivo forte in me il bisogno di vivere da sola e l’idea di farlo con un’esperienza divesa, per me formativa sia dal punto di vista personale sia professionale, mi ha attirata fin da subito. Poter stare a contatto con ragazze e ragazzi che conosco da poco e con background e interessi diversi dai miei è molto bello e stimolante. Condividere con loro la quotidianità mi sta sicuramente aiutando a fare più miei valori come la solidarietà e il senso di comunità”.

Ci sono anche inquilini “temporanei” come Noemi, 27enne di Santo Stefano Roero, che ha vissuto nella “Casetta” per un mese, a maggio: “Prima di conoscere Saluzzo Migrante – spiega – non avevo idea di cosa succedesse qui durante l’estate. Venire a contatto con ragazzi così giovani, ma già così tanto provati da varie esperienze di viaggio e di vita, mi ha fatto capire quanto possa essere importante fare questo tipo di volontariato, dando un piccolo aiuto che al tempo stesso può significare tanto”.

VOLONTARIATO E INCONTRI

Gli inquilini si coordinano periodicamente con Andrea, referente del progetto, e nel frattempo hanno aperto la “Casetta” a progetti e collaborazioni con il territorio, ospitando incontri con il presidio saluzzese di Libera, l’equipe mensile diocesana della Caritas, l’associazione “Il Pulmino Verde” di Torino con la quale Saluzzo Migrante lavora al progetto “Le rotte del caporalato”.

Gli inquilini hanno anche iniziato il loro volontariato in Caritas, specie nei servizi del presidio Saluzzo Migrante (Boutique, Ciclofficina …). Inoltre sono stati invitati a partecipare a diverse iniziative promosse da realtà sociali del territorio, come la rassegna “Maggio per i diritti” a Barge, l’evento Life 2.0 sulla sicurezza stradale dell’Associazione Segnal’Etica a Verzuolo e l’evento della ong MAIS a Torino su agricoltura, sostenibilità e stili di vita.

UN LUOGO DI PROGETTAZIONE

Il cohousing si sta configurando anche come luogo di progettazione: gli inquilini, infatti, stanno organizzando diversi eventi come una proiezione del documentario “Di Passaggio” sul dormitorio PAS insieme a Libera Piemonte, cene con autorità e persone che possano raccontare esperienze significative (la prima con Don Giuseppe Dalmasso, direttore della Caritas di Saluzzo, e Don Giovanni Banchio, responsabile dell’oratorio Don Bosco sui loro anni da missionari in Brasile e Camerun), oltre a serate di formazione con gli operatori di Saluzzo Migrante.

GLI ULTIMI ARRIVATI

Enrico 22enne di Verzuolo, laureato in design e comunicazione visiva, ha deciso di tornare in provincia portado con sé la passione per la musica e la grafica. “Avevo voglia di sfruttare quest’occasione che per le persone della mia età non è scontata – dice – specie in un luogo come Saluzzo. Del cohousing mi ha attirato fin da subito il senso di condivisione di un’idea ben precisa che questo progetto insegue, che è molto diversa dal semplice vivere da solo con altri coinquilini come ho già sperimentato. Partecipando ai servizi di Caritas e toccando con mano la condizione degli stagionali al Foro Boario, ho trovato un modo per vedere finalmente anche realtà che mi circondano, sfatando un po’ l’idea che in provincia vada sempre tutto bene.”

Edoardo, 24enne di Cavallermaggiore, dopo la laurea in Sviluppo Internazionale ha deciso di trascorrere qualche mese nel cohosing prima di proseguire gli studi all’estero. “Mi è sempre piaciuto viaggiare – racconta – e anche quest’estate avrei voluto partire per l’Africa. Poi ho visto la proposta del cohousing e ho pensato che sarebbe stato importante cercare di “incontrare l’Africa” a due passi da casa mia. Sono arrivato da poco, ma ho avuto subito un’impressione molto buona dei coinquilini e dell’ambiente in generale. Mi affascina molto l’idea di una coabitazione in cui la condivisione è centrale, e si lavora insieme, non come individui a sé stanti“.

Sugli inquilini della “Casetta” veglia Maria Cristina, operatrice di Saluzzo Migrante dove lavora come progettista sociale, che continua l’esperienza di coabitazione nell’ex casello ferroviario sperimentata in precedenza con un’altra operatrice. Essere così coinvolti da una reatà sociale e umana che ti mette alla prova e rimette in discussione tante cose della propria vita – spiega Maria Cristina – è alleggerito dal fatto di condividerlo nel cohousing con una comunità di coinquilini che sperimenta quella stessa situazione, che porta con sè un interesse importante rispetto al tema e strumenti nuovi per comprendere il peso che ognuno si porta dentro. Funzioniamo bene: abbiamo rimesso a posto il giardino e l’orto iniziando a mangiare i nostri prodotti. Siamo attenti ai consumi: ad esempio siamo diventati soci dell’orto sociale la Milpa a Piasco dove una volta a settimana facciamo attività e in cambio riceviamo frutta e verdura”.

Corriere di Saluzzo – Coinquilini e volontari. Esperienza in autonomia per 5 inquilini under 30

SaluzzoOggi – Partito il progetto di co-housing sociale della Caritas: i primi cinque giovani hanno iniziato la convivenza ed il servizio di volontariato

La Stampa – “Nella stessa casa condividiamo sogni, valori e volontariato”

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In 150 alla Tavolata senza muri della Caritas

By News

150 persone hanno trovato posto alla “Tavolata senza muri” allestita sabato 15 giugno nel cortile della Caritas che si è fatta promotrice dell’iniziativa insieme a “Saluzzo Migrante”.

Operatori e volontari hanno sistemato una quindicina di tavoli dove è stato servito un pasto condiviso da utenti dei servizi della Caritas, una quarantina di braccianti africani arrivati a Saluzzo in cerca di lavoro o che già stanno lavorando come stagionali nei frutteti, cittadini, volontari dell’Associazione Papa Giovanni XXII, del Gruppo Scout Agesci Saluzzo 1, del presidio “Dalla Chiesa” di Libera Saluzzo e operatori della CGIL Cuneo che hanno collaborato all’evento.

Caritas Saluzzo e “Saluzzo Migrante” hanno ritenuto importante aderire a questa iniziativa proposta da FOCSIV che in 25 città italiane ha visto sedersi attorno allo stesso tavolo centinaia di persone per un momento di convivialità. La “Tavolata senza muri” vuole rappresentare sia un’occasione di conoscenza reciproca sia un forte messaggio per ribadire l’impegno di tante e tanti a favore del dialogo e della solidarietà con chi ha di meno, con chi cerca lontano dalla sua patria una possibilità di vita migliore, convinto che non tutti gli italiani siano dalla parte del razzismo e dell’esclusione.

A Saluzzo l’iniziativa è stata salutata dal Vescovo, Monsignor Cristiano Bodo, che citando Don Tonino Bello ha detto: “È importante stringerci le mani, accorgerci di chi è accanto a noi e ha bisogno di noi, di un sorriso come di una mano e accorgerci che siamo tutti uguali davanti a Dio, camminare insieme condividendo gioie e speranze. Sentiamoci amici, condividendo fatiche e gioie che la vita ci mette davanti, confidando in Dio”.

Don Giuseppe Dalmasso, Direttore della Caritas, ha sottolineato: “Sentitevi a casa, questa che vedete nel cortile della Caritas è una casa di prima accoglienza, un inizio per chi ha bisogno. Vogliamo che questa casa nel cuore di Saluzzo, vicina al Duomo, all’oratorio dove ci sono tanti giovani, vicina al PAS, sia segno di accoglienza. Chiediamo scusa se non riusciamo a fare tante cose, ma ce la mettiamo tutta per fare del nostro meglio. Ci sono tanti giovani che oggi hanno lavorato per realizzare questa iniziativa, la Tavolata senza muri che oltre a Saluzzo ci sarà in altre 25 città italiane”.

In rappresentanza del Comune, Fiammetta Rosso, Assessora con delega alle Politiche sociali, ha ricordato: “Questo è un luogo che conosco bene e che mi conosce bene, in cui ho condiviso tante battaglie. Vi porto la vicinanza dell’amministrazione comunale. Condividere un pasto è una cosa che facciamo tutti i giorni, ma qui lo facciamo per dire sì ad accoglienza e comunione. Voglio augurare a tutti che questa sia anche un’occasione per dirci pronti al lavoro che ci attende insieme nei prossimi mesi”.

Alessandro Armando, referente di Saluzzo Migrante: “Oggi a Saluzzo, come in tante altre piazze e vie in Italia, le persone si siedono a tavola per conoscersi e parlare insieme. Abbiamo chiesto di aprire il cortile della Caritas per ribadire un impegno di accoglienza, apertura e condivisione“.

Sono intervenuti anche i rappresentanti del Centro culturale islamico di Saluzzo, Francesca Galliano del presidio Libera Saluzzo, Davide Masera della CGIL Cuneo e Luigi Celona dell’Associazione Papa Giovanni XXIII.

Il pranzo è stato servito dai giovani volontari di “Saluzzo Migrante” e dagli Scout del Gruppo Agesci Saluzzo 1 che vogliamo ringraziare per il servizio svolto con spirito di squadra e allegria. Un ulteriore ringraziamento a Valeria Cardetti che in mattinata ha allestito un laboratorio di stampa serigrafica dove i volontari hanno realizzato le nuove magliette di “Saluzzo Migrante” che contribuiranno all’autofinanziamento del progetto.

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