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Nuova stagione: appello ai volontari

By News, Volontari

Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei  migranti stagionali.

Cerchiamo volontari e volontarie maggiorenni che ci diano una mano nel momento dei pasti nella Mensa di Casa Bona in corso Piemonte 63, per il servizio docce, per la distribuzione di generi di prima necessità attraverso la “Boutique du monde”, per la riparazione delle biciclette nella “Ciclofficina”. 

Se vuoi dedicare un po’ di tempo a questo impegno di solidarietà e di fratellanza può scrivere a

caritas@diocesisaluzzo.it

o telefonare al Direttore Carlo Rubiolo (cell. 333 6504439)  oppure ai numeri del Presidio Saluzzo Migrante (cell. 380 6910580 – cell. 334 1197296)

Processo Momo: commento alla sentenza

By News

La Caritas Diocesana di Saluzzo, prima con il progetto Presidio di Caritas Italiana poi insieme alla Fondazione San Martino con il progetto SIPLA Centro Nord di Consorzio Communitas e Arci, dal 2014 è attiva nel contrastare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo e dell’intermediazione illecita in agricoltura.

In attesa di leggere le motivazioni che hanno portato questa mattina il Tribunale di Cuneo a condannare in primo grado quattro imprenditori agricoli per sfruttamento lavorativo ed un bracciante per intermediazione illecita (caporalato), riteniamo importante sottolineare come nel nostro territorio sia fondamentale proseguire nella costruzione di un sistema reale di protezione e accompagnamento dei lavoratori agricoli stranieri in stato di bisogno e di supporto alle imprese agricole.

In questi anni, l’attività della Caritas di Saluzzo a sostegno dei braccianti stranieri che vivono in condizioni di grave marginalità ha visto operatori e volontari raccogliere le voci e le storie di oltre 5000 persone nel nostro Presidio in corso Piemonte 59 e nei Presidi mobili.

Esiste un filo comune che lega le storie di queste persone e quella del territorio in cui lavorano e vivono. Ciò che negli anni si è delineato come un fattore determinante per garantire una vita dignitosa a queste persone é innanzitutto il pieno rispetto dei loro diritti come lavoratori.

Riteniamo che far emergere eventuali condizioni di sfruttamento o intermediazione illecita (caporalato) sia una premessa necessaria per costruire un sistema alternativo in agricoltura in cui l’incontro tra la domanda e l’offerta e i rapporti di lavoro operino all’insegna della legalità.

Il mancato rispetto delle previsioni sull’orario di lavoro, la violazione delle norme sulla sicurezza, il sistematico ricorso al cosiddetto lavoro grigio (con una difforme contribuzione e retribuzione dei dipendenti), se non nero, sono fenomeni che inquinano il comparto produttivo, danneggiano le imprese oneste, impoveriscono il territorio generando un costo sociale che si ripercuote anche sulla collettività (basti pensare alla condizione dei braccianti o aspiranti tali senza dimora che finiscono a dormire nelle strade).

La Caritas di Saluzzo prosegue la sua attività in rete in sinergia con i numerosi attori del territorio che, con responsabilità, continuano a confrontarsi in questi anni dando vita a progetti e azioni comuni per conoscere le dinamiche del territorio, mettere a sistema le buone prassi e valorizzare gli interventi di qualità.

La sentenza di primo grado, seppur non definitiva, crediamo debba suscitare una profonda riflessione sul funzionamento e sulla responsabilità degli attori e del sistema della filiera agricola. Ciascuno, dai produttori alla distribuzione ai consumatori stessi, deve sentirsi chiamato a ripensare questo sistema in modo più equo, dal momento che troppo spesso le sue storture si ripercuotono sugli anelli più deboli, dai braccianti sfruttati agli agricoltori strozzati dalla Grande distribuzione e dai cambiamenti climatici.

Queste condanne in primo grado, ne siamo consapevoli, non potranno cambiare la complessità di questo fenomeno, ma confidiamo possano dare sostegno agli imprenditori e alle organizzazioni che  difendono e valorizzano chi lavora la terra e porta sulle nostre tavole frutta e verdura di qualità, chi preserva il territorio dal punto di vista ambientale e vede nei dipendenti una parte fondamentale della filiera, anziché  utilizzare le loro fragilità a proprio vantaggio.

Rassegna stampa:
La Fondazione San Martino onlus, ente gestore del progetto SIPLA Centro Nord a Saluzzo, per tramite del suo segretario Angelo Albonico, dichiara:
“Senza entrare nel merito della recente sentenza, che ricordiamo essere di primo grado, rilevo comunque come cosa positiva che sia stata messa sotto i riflettori l’attività nel settore agricolo dove alcuni lavoratori sono in qualche modo sfruttati per l’interesse economico di pochi. E questo deve far riflettere tutti gli imprenditori agricoli. Dobbiamo però fare bene attenzione a non criminalizzare l’intera categoria per il comportamento scorretto di alcuni. Tanti sono gli agricoltori onesti che con fatica ed impegno gestiscono le loro aziende nell’attuale difficile contesto e sono anch’essi danneggiati dal comportamento illegale di alcuni. Non diffondiamo quindi pregiudizi negativi, ma teniamo gli occhia aperti, denunciando l’illegalità, nell’interesse di tutti”

Comuntà è casa con il progetto Ubuntu

By News

A partire dal mese di giugno del 2021 (fino a novembre del 2022)  la Caritas di Saluzzo ha dato il via alle azioni operative del progetto “Ubuntu” promosso dal Comune di Saluzzo e dal Consorzio Monviso Solidale di cui siamo partner.

L’iniziativa, sostenuta dal bando “Territori Inclusivi” della Fondazione Compagnia di Sanpaolo con la Fondazione CRCuneo e la Fondazione De Mari, prevede una serie di attività volte a creare una rete di protezione sociale e di inserimento abitativo per persone con background migratorio del territorio saluzzese. In parallelo vengono portate avanti azioni di cambiamento narrativo (attraverso una ricerca condotta con il Dipartimento di linguistica dell’Università di Torino) e di mappatura dei termini divisivi sulla migrazione e i migranti per incidere positivamente dal punto di vista culturale e favorire un mutamento dell’approccio verso questo tema.

La Caritas di Saluzzo, attraverso la sua area immigrazione, sta portando avanti in particolare un supporto alla creazione di una rete di accoglienza abitativa di secondo livello cioè una rete di volontari e operatori che aiuti le persone con background migratorio che intendono stabilirsi nel territorio.

Gli operatori nostra Caritas, partner di Ubuntu, stanno accompagnando attivamente chi cerca alloggio, individuando soluzioni di “mediazione immobiliare” che possano facilitare l’incontro tra locatari e locatori. Ad oggi sono 24 le persone (di cui 5 nuclei familiari) che grazie ad Ubuntu hanno beneficiato di un sussidio per sostenere l’ingresso stabile in un appartamento. La Caritas, grazie ad Ubuntu, ha infatti creato un fondo di garanzia attraverso il quale eroga contributi per caparre, primi mesi di affitto, utenze.

Nell’accompagnamento all’abitare delle persone con background migratorio c’è anche una parte dedicata all’educazione domestica per facilitare l’ingresso e la relazione con gli affittuari. Attraverso una serie di materiali e l’accompagnamento degli operatori Caritas, attraverso il progetto Ubuntu cerchiamo di offre ai nuovi inquilini un supporto su come gestire tanti aspetti quotidiani (dalla raccolta differenziata alle scadenze delle utenze), per sostenere la loro l’autonomia abitativa.

Il racconto dei medici volontari

By News

L’attività dell’Ambulatorio Medico per i lavoratori stagionali non sarebbe possibile senza il contributo in termini di tempo e competenze dei volontari, nel 2021 una quindicina tra medici e infermieri, che prestano gratuitamente la loro opera. L’Ambulatorio oggi è coordinato dalla dottoressa Tiziana Bertero, medico torinese con un’esperienza trentennale al Mauriziano in ematologia e immunologia, con la collaborazione del  dottor Paolo Allemano, medico ospedaliero in pensione,  ex consigliere regionale ed ex sindaco di Rifreddo e Saluzzo, dal 2020 volontaria in Caritas. La parte infermieristica, comprensiva del delicato aspetto della manutenzione dell’ambulatorio e del prontuario farmaceutico,  è coordinata dall’ex infermiera saluzzese Rinalda Lingua.

Leggi qui i dati sull’attività nel 2021

«Qui c’è uno scollamento rispetto al nostro modo di fare il medico – mette in evidenza il dottor Allemano –. Nel nostro lavoro sulla popolazione residente insistiamo molto sulla prevenzione; con i migranti, molti dei quali non hanno casa o servizi igienici, prevale l’aspetto della cura e dell’ascolto. La consegna di un farmaco, anche banale, acquista un particolare significato. Si fidano molto di noi e sono molto propensi a portare tutti i loro problemi, anche aspetti non direttamente legati al lavoro. Sui vaccini, ad esempio, abbiamo incontrato in loro meno resistenze che nella popolazione locale. Si fidano molto del ruolo dei medici e della medicina».

Una fiducia che si crea soprattutto grazie al dialogo, alla discrezione e alla professionalità dei volontari dell’Ambulatorio che, secondo i curanti Bertero e Allemano, qui possono fare «un’esperienza umanamente molto ricca. I pazienti che visitiamo sono persone aperte, che si fidano, arrivano con le infradito e con giacche improbabili e se ne vanno col sorriso perché li hai ascoltati e curati».

 «Vorremmo trovare forze nuove – dicono di due volontari – e spiegare ai medici giovani che oggi parlare di salute dei migranti è anche un’opportunità per capire, ad esempio, i condizionamenti culturali e superare i pregiudizi. Per queste persone, ad esempio, la visione del corpo è unitaria, mentre il nostro approccio compartimentale spesso è limitativo. Rimane poi sempre l’imbarazzo di congedare qualcuno con malattia delle vie aeree da raffreddamento che dorme su un viale: questo è un vulnus intollerabile, anche se negli anni si è ridotto grazie a strutture come Casa Madre Teresa, un importante filtro per i casi più vulnerabili. La porta sfondata dell’accoglienza in cascina ha per fortuna ridotto questi casi, eppure, alla domanda su dove dormono, la risposta “fuori” fa calare su di noi una grande angoscia … forse più su di noi visto che per loro ormai fa parte di un modus vivendi».

«Il nostro impegno è quello di capire anche cosa c’è dietro il sintomo – continua Tiziana Bertero – , riuscire ad essere accoglienti, dare attenzione alla persona. A volte far capire ai pazienti che hanno una patologia grave è umanamente difficile. Una cosa che mi angoscia molto è vedere passare tutte queste persone giovani, che al momento sembra non possano arrivare ad un’integrazione e continuano a reiterare un percorso di spostamento da una regione all’altra, con rassegnazione … Lo trovo molto triste e preoccupante: non diventano stanziali, non imparano l’italiano, non trovano un altro lavoro …».

 Per entrambi i volontari è infine importante sciogliere eventuali pregiudizi e stereotipi nei confronti di questi lavoratori migranti: «Deve essere chiaro e noto che non ci sono patologie che arrivano con loro, non sono portatori di malattie tropicali e né del viaggiatore, sono in Italia da anni. Al di là di pochi casi gravi e ad alta complessità – evidenzia il dottor Allemano -, le altre patologie che presentano sono problemi di tutti giorni, acuìti dalla povertà e dal disagio costante in cui vivono, che le rendono purtroppo più frequenti. Se arrivano qui e da 10 anni non vedono un igienista dentale, è logico che una carie diventa ascesso e stanno male”.

Ambulatorio: l’attività nel 2021

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Nel 2021 l’Ambulatorio, grazie ad una quindicina di volontari, ha portato avanti un’importante azione di prevenzione e sensibilizzazione sul Covid, oltre a quella “di routine” fatta di visite e prescrizioni di esami o accertamenti specialistici, dando ricette per farmaci che i braccianti possono acquistare in farmacia quando non vengono erogati direttamente dall’Ambulatorio grazie ai fondi della Caritas derivanti dall’8×1000 o dalle donazioni del Banco Farmaceutico.

Leggi qui la testimonianza dei medici volontari

Durante lo scorso anno l’ambulatorio Medico Stagionali è stato aperto per 51 giornate e nei mesi più intensi della raccolta, da luglio a settembre, ha garantito assistenza sanitaria per due volte alla settimana, dalle ore 18 in avanti per adattarsi agli orari di chi lavorano nei frutteti. 227 sono state le persone visitate dal presidio sanitario (migranti, per lo più uomini, di origine sub-sahariana, provenienti da 29 Stati diversi della costa centro-ovest dell’Africa come Mali, Senegal, Nigeria, Burkina Faso…).

Dal 2020 l’Ambulatorio ha operato in stretta sinergia con gli operatori del progetto SIPLA (équipe di cinque incaricati dalla Fondazione San Martino e due tirocinanti Caritas, coordinati da Virginia Sabbatini) che ha provveduto a effettuare il triage anti Covid con il rilevamento della temperatura,  l’igienizzazione delle mani ed ha promosso la campagna vaccinale tra i lavoratori agricoli non residenti  o sprovvisti di tessera sanitaria, accompagnando quelli più vulnerabili alle giornate di somministrazione. Proprio sul fronte del contrasto alla pandemia, gli operatori SIPLA, insieme ai volontari dell’Ambulatorio hanno portato avanti anche un’azione informativa, creando volantini in lingua e un video di spiegazione sulle vaccinazioni per invitare alla prevenzione.

LA PREVENZIONE DEL COVID

«Sul fronte Covid – spiega la dottoressa Tiziana Bertero – nel 2021 ci siamo adoperati molto per capire come realizzare i tamponi come i residenti in Piemonte. Alla fine, grazie al coraggio di alcuni volontari che avevano già manualità nel farli (mentre altri hanno imparato) abbiamo iniziato a farli chiedendo all’Asl Cn1 di avere in dotazione il materiale (tamponi rapidi, camici…). Ne abbiamo fatti una cinquantina di cui tutti con risultati negativi. Questo intervento è stato motivato da sintomi sospetti o dalla necessità di alcuni di avere una certificazione per motivi di lavoro o perché dovevano essere ospitati nel dormitorio di Casa Madre Teresa, per evitare un contagio collettivo».

 Sottolinea il dottor Paolo Allemano: «Mentre il 2020 è stato un anno vissuto come pericoloso, con l’angoscia di avere a che fare con eventuali positivi che non potevano isolarsi perché privi di un domicilio (immaginate cosa significa dire ad un ragazzo che ha bisogno di lavorare che deve andare in ospedale … è drammatico), quest’anno la nostra attività si è trasformata più in un’operazione di educazione sanitaria. Abbiamo fatto molta formazione e sensibilizzazione, convincimento rispetto alla vaccinazione, triage..».

 Sul fronte delle vaccinazioni, la collaborazione con l’ASL CN1 ha visto i medici volontari consigliare soprattutto il Johnson, a luglio 2021 ritenuto attivo con una monodose e più semplice da gestire per chi, come questi lavoratori, si sposta in tutta Italia. «Noi ne abbiamo accompagnati 178 all’hub vaccinale di Lagnasco e Saluzzo – indica la dottoressa Bertero – mentre il numero totale dei migranti vaccinati all’hub vaccinale di Saluzzo sale a 900 (cifra che include anche le persone inviate dall’ASL Cn1, dalle aziende e da altri progetti attivi sul territorio). Ci siamo organizzati per farli venire in ambulatorio a raccogliere la storia clinica e compilare insieme i moduli, prima della vaccinazione visti i tempi strettissimi per i medici vaccinatori dell’hub e date le difficoltà linguistiche con alcune persone. Abbiamo dato a tutti del paracetamolo per gestire eventuali sintomi post vaccino e lasciato i nostri recapiti per cercare subito un medico in caso di sintomi gravi».

Scarica il volantino sulla prevenzione del Covid

 LE PATOLOGIE RISCONTRATE

Tra i malesseri, se non addirittura le malattie, riscontrate con più frequenza tra i braccianti agricoli che hanno beneficiato dell’attività dell’Ambulatorio sostenuto dal progetto SIPLA, vi sono quelle odontoiatriche (il classico mal di denti), aspetto che ha spinto la Caritas diocesana ad inaugurare nell’ottobre dello scorso anno un nuovo Ambulatorio dedicato nei locali messi a disposizione dalla Parrocchia di Sant’Agostino. Anche qui le prestazioni sono erogate gratuitamente grazie ad odontoiatri e odontotecnici volontari.

Oltre a patologie minori come allergie, mal di stomaco, piccoli traumi… di cui soffre la maggioranza delle persone prese in carico dall’Ambulatorio Medico lo scorso anno, una piccola parte si presenta con problematiche decisamente serie, ad esempio di tipo neurologico o ematologico.

«Malattie importanti – spiega il dottor Allemano – che purtroppo prendono una piega inquietante perché questi ragazzi dovrebbero stare a riposo, essere curati, invece devono continuare a lavorare, sperando che nessuno si accorga della loro patologia, dato che il lavoro è fondamentale per loro». Non mancano poi i disturbi legati al disagio delle condizioni di vita dei braccianti come le numerose patologie dermatologiche riscontrate dai medici volontari: infezioni, verruche, perfino ipotermia dovuti al fatto che, ad esempio, non hanno scarpe e calze adatte o che vivono all’aperto in mancanza di un posto letto.

Cerchiamo medici volontari

By News

L’Ambulatorio Medico per i braccianti stagionali della Caritas di Saluzzo cerca volontari. Medici, infermieri, ma anche studenti delle stesse facoltà che vogliano prestare tempo e competenze in aiuto di chi, in quanto non residente sul territorio, non ha accesso alle cure del medico di base e dovrebbe pagare la visita occasionale. Si cercano sanitari in pensione o universitari che abbiamo disponibilità un pomeriggio a settimana per visite e prescrizioni. Gli interessati possono contattare il Presidio della Caritas all’indirizzo salutemigrante@saluzzomigrante.it.

COME OPERA L’AMBULATORIO

Nato nel 2014 grazie alla convenzione tra la Fondazione San Martino onlus e l’ASL CN1, l’Ambulatorio oggi ha sede in corso Piemonte 63, in un locale messo a disposizione della Caritas all’interno della Casa di Prima Accoglienza “Monsignor Bona”. Le prestazioni erogate sono tutte volontarie, mentre per le visite specialistiche e gli esami i braccianti pagano il ticket come tutti i cittadini. Questo servizio rientra fra le azioni del progetto “SIPLA – Sistema Integrato di Protezione dei Lavoratori in Agricoltura” che la Fondazione San Martino e la Caritas diocesana hanno avviato nel dicembre 2020, accogliendo la proposta di attivare nel Saluzzese uno dei punti di un progetto nazionale sostenuto da fondi europei FAMI (Fondo Asilo Migrazione Integrazione) capofilato dal Consorzio Communitas e Arci nazionale (www.retesipla.it).

Un’attività fondamentale, secondo Caritas e San Martino, per dare un accesso alle cure che sia dignitoso, come per tutti i residenti, con una facilitazione in più riguardante l’orario di accesso, visti gli orari di lavoro prolungati di chi raccoglie la frutta.

L’attività dell’Ambulatorio Medico per i lavoratori stagionali non sarebbe possibile senza il contributo in termini di tempo e competenze dei volontari, nel 2021 una quindicina tra medici e infermieri, che prestano gratuitamente la loro opera. L’Ambulatorio oggi è coordinato dalla dottoressa Tiziana Bertero, medico torinese con un’esperienza trentennale al Mauriziano in ematologia e immunologia, con la collaborazione del  dottor Paolo Allemano, medico ospedaliero in pensione,  ex consigliere regionale ed ex sindaco di Rifreddo e Saluzzo, dal 2020 volontaria in Caritas. La parte infermieristica, comprensiva del delicato aspetto della manutenzione dell’ambulatorio e del prontuario farmaceutico,  è coordinata dall’ex infermiera saluzzese Rinalda Lingua.

Leggi qui i dati sull’attività nel 2021

Leggi qui la testimonianza dei medici volontari 

Aderiamo all’appello “Difendiamo i diritti”

By New, News

Anche il progetto Saluzzo Migrante aderisce all’appello (pubblicato qui) promosso da associazioni quali ASGI e Antigone, rivolto alla Prefettura di Torino dopo la morte nel CPR (Centro di permanenza e rimpatrio) del capoluogo piemontese di un 23enne originario del Gambia nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio.

La notizia della morte di Moussa Balde, portato nella struttura in quanto irregolare dopo aver subito un’aggressione a Ventimiglia lo scorso 9 maggio, secondo i promotori dell’appello rappresenta un ennesimo, grave episodio che riaccende i riflettori sulle responsabilità delle organizzazioni statali in merito al rispetto dei diritti fondamentali delle persone extracomunitarie, spesso vittime di irregolarità e abusi.

Nel Saluzzese ogni anno gli operatori di Saluzzo Migrante incontrano migranti senza permesso di soggiorno, la cui esistenza rimane connotata da invisibilità e sofferenza. Al contrario, questa dimensione viene meno quando li si etichetta esclusivamente per la loro funzione, quella di braccia utili all’economia agricola locale che ogni stagione li recluta come manodopera. Come se la loro dignità e l’esistenza andasse riconosciuta (e raccontata) solo in quanto strumentali al soddisfare un bisogno del sistema produttivo anziché in quanto persone.

Nell’esperienza degli operatori di Saluzzo Migrante sono moltissimi i casi di chi ha perso il permesso di soggiorno a causa di una burocrazia che diventa discriminatoria per via della farraginosità degli iter che rendono impossibile il rinnovo. La precarietà di questa condizione spesso mina anche l’equilibrio psicofisico delle persone che gli operatori di Saluzzo Migrante incontrano, sommandosi ai già numerosi traumi legati al percorso migratorio e alla permanenza in Italia, magari in luoghi ad alto sfruttamento e caporalato. L’attività di Presidio nasce proprio per fornire un adeguato accompagnamento e comprensione dell’iter per poter ottenere i documenti necessari a rimanere regolarmente in Italia.

La storia di Moussa Balde ricorda una situazione simile, incontrata un anno e mezzo fa dai nostri operatori, quella di M.K. arrivato a Saluzzo con una diagnosi da disturbo post-traumatico da stress, si è presentato al Presidio con una situazione di forte instabilità emotiva e con un permesso di un soggiorno scaduto. M.K. non era riuscito ad ottenere nuovamente la protezione umanitaria perché, vivendo in strada, gli era stata negata la possibilità di rinnovarlo, nonostante la legge preveda la possibilità di farlo anche per i senza dimora, nonostante non abbiamo un indirizzo di domicilio stabile.

Agli occhi degli operatori di Saluzzo Migrante M.K. è subito parsa come una persona estremamente fragile (tanto da aver più volte minacciato di togliersi la vita), tale da aver bisogno di uno specifico sostegno. Una persona divenuta involontariamente “invisibile” per le Istituzioni. La sua condizione ha richiesto da parte di Saluzzo Migrante un lungo accompagnamento, complicato dai limiti delle Istituzioni territoriali (servizi sociali, strutture di accoglienza per i lavoratori stagionali, servizio sanitario nazionale).

Grazie al supporto del Presidio e all’orientamento legale fornito dalle cliniche dell’International University College che collaborano con Saluzzo Migrante, M.K. oggi ha un permesso di soggiorno come rifugiato politico, il titolo più alto di protezione che viene riconosciuto dallo Stato Italiano. Oggi sta cercando non senza fatica di ottenere il documento, a distanza di oltre 4 mesi dal riconoscimento. Grazie agli operatori è stato coinvolto in un progetto di formazione professionale apistica per consolidare una professionalità che lo faccia uscire dalla precarietà del lavoro stagionale.

M.K. è solo uno dei centinaia di migranti che il Presidio incontra ogni anno, persone che senza il supporto di volontari e realtà del Terzo Settore coinvolte da Saluzzo Migrante rischiano di rimanere invisibili. Il reato di clandestinità è l’unico, introdotto nel sistema penale italiano, a punire uno status e non un’azione: il rischio di condurre un’esistenza degradante, fatta di esclusione e marginalità, che può condurre ad una morte di Stato, come è stato per Moussa Balde.

Ci uniamo all’appello per chiedere che sia fatta chiarezza sulla morte di questo giovane e su tutte le inadempienze nel garantire i diritti delle persone a cui assistiamo da troppi anni, affinchè per chiunque siano garantiti diritti, dignità e libertà.

 

Da stagionali ad apicoltori con Bee My Job

By New, News

Quest’anno per la prima volta la Caritas di Saluzzo partecipa tramite il progetto Presidio Saluzzo Migrante al progetto dell’Associazione Cambalache di Alessandria “Bee my job Academy”.

L’iniziativa, rivolta a richiedenti e titolari di protezione internazionale, vuole fornire strumenti efficaci e concreti per l’inserimento lavorativo in ambiti diversi dall’agricoltura stagionale, in particolare quello apistico. La selezione, iniziata a fine 2020,  è stata condotta dall’Associazione Cambalache, in collaborazione con gli operatori del Presidio Saluzzo Migrante (per il Nord Italia) e la onlus MEDU – Medici per i diritti umani (per il Centro-Sud) tenendo conto delle esigenze e delle aspettative sia delle aziende sia dei beneficiari, oltre agli aspetti legati alla logistica e allo status dei candidati.

Dopo le lezioni teoriche online durante il mese di marzo, i tre beneficiari individuati da Saluzzo Migrante tra i suoi utenti avrebbero dovuto seguire un seminario pratico nella sede alessandrina dell’Associazione Cambalanche, cosa che non è stata possibile a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia.

I tre giovani migranti coinvolti, due dei quali accolti in Casa Madre Teresa, hanno quindi intrapreso un primo avviamento al lavoro apistico grazie alla collaborazione di un volontario di Saluzzo Migrante e apicoltore, Matteo Mana, 35enne di Manta. Matteo ha ospitato gli “studenti” di “Bee My Job Academy” nel suo apiario, riferendo il loro grande entusiasmo verso questo mondo e il loro desiderio di riscatto attraverso l’apprendimento di un nuovo mestiere. Nessuno sembrava impaurito dalle api che, al contrario, hanno riferito essere decisamente più mansuete di quelle africane!

Ha avuto così inizio una nuova esperienza per M. 25enne originario del Gambia, M. e I., entrambi maliani di 27 e 29 anni, quest’ultimo con alle spalle un’esperienza da apicoltore nel suo Paese d’origine, aspetto che lo ha fortemente motivato ad approfondire le sue conoscenze per un futuro lavoro nel settore. Due di questi ragazzi hanno vulnerabilità psicologiche e la prima volta in cui gli operatori di Saluzzo Migrante li hanno incontrati erano senza dimora.

Nonostante le difficoltà dovute agli acuti della loro malattia, l’accoglienza in Casa Madre Teresa si è rivelata fondamentale per intraprendere un percorso di cura che ha consentito di affrontare la loro problematica in un luogo sicuro, nel quale sono stati accolti e accettati. M., inoltre, dopo un anno di accompagnamento, grazie a Saluzzo Migrante e al supporto della clinica legale gratuita dell’IUC (International University College) ha visto riconosciuto il suo status di rifugiato. Il percorso con “Bee My Job Academy” si è rivelato utilissimo per restituire loro un nuovo orizzonte di vita. Due sono stati accompagnati dai nostri operatori ad Acqui Terme ad incontrare l’azienda apistica per iniziare il tirocinio. Purtroppo al momento l’attivazione è stata solo per uno di loro per via delle problematiche derivanti dalle procedure sulle attese dei rinnovi dei permessi di soggiorno e l’assenza di ricevute che abbiano valore legale tra un rinnovo e l’altro. Non è certo come proseguirà il cammino di questi ragazzi, ma è evidente l’importanza di questo primo passo verso una maggiore autonomia e un equilibrio di vita.

Grazie al progetto “Bee My Job Academy” l’inserimento in azienda è facilitato grazie ai fondi della Compagnia di San Paolo che hanno permesso all’Associazione Cambalache di coprire per le aziende apistiche aderenti il 50% degli indennizzi di tirocinio, a fronte di un’attivazione minima di 4 mesi, garantire la copertura dei costi per le pratiche di attivazione dei tirocini, dare una consulenza sulla normativa sul lavoro per l’impiego di soggetti vulnerabili, offrire un tutoraggio educativo e interventi di mediazione linguistica e culturale durante tutto il percorso. Per quel che riguarda invece la ricerca dell’alloggio da parte dei beneficiari, il progetto offre loro supporto logistico e, se necessario, può arrivare a erogare un contributo economico per affittare un alloggio vicino alla sede aziendale durante il periodo di tirocinio.

La Caritas di Saluzzo e gli operatori di Saluzzo Migrante ripongono grandi aspettative in questo progetto di apicoltura sociale, riconosciuto a livello internazionale come buona pratica di inclusione, grazie alla collaborazione a partire dal 2018 con l’UNHCR – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. La speranza è quella che, attraverso una formazione qualificata, un accompagnamento professionale di operatori sociali e strumenti concreti come l’inserimento lavorativo in tirocinio, i tre giovani africani coinvolti possano uscire dalle condizioni di disagio e marginalità in cui vivevano.

Cerchiamo personale medico volontario

By New, News

Anche quest’anno il progetto Presidio “Saluzzo Migrante” si prepara a riattivare la collaborazione con l’Ambulatorio Medico Stagionali per garantire ai braccianti un adeguato accesso alle cure.

Dal 2014, infatti, la Caritas di Saluzzo, grazie ad una convenzione tra l’ASL CN1 e la Fondazione San Martino, attiva un Ambulatorio Medico che offre gratuitamente visite di base ai lavoratori stagionali nello spazio della Casa di Prima Accoglienza Mons. Bona in corso Piemonte 63.

Da maggio a dicembre questo Ambulatorio diventa fondamentale per i braccianti che lavorano come stagionali: grazie all’attività volontaria di medici e assistenti sanitari che mettono gratuitamente a disposizione la propria professionalità e il proprio tempo, grazie alla disponibilità dell’Asl CN1, negli anni questo Ambulatorio è riuscito a garantire un’adeguata e pronta cura a centinaia di persone che, seppur presenti in Italia da anni, non avevano mai avuto accesso alle visite necessarie.

Sono diverse le difficoltà ad accedere al servizio sanitario per le persone straniere non residenti nel Saluzzese che arrivano nel nostro territorio ogni anno per lavorare come stagionali.

Anche quest’anno il progetto Presidio “Saluzzo Migrante” cerca medici, infermieri e studenti di medicina o scienze infermieristiche che vogliano diventare volontari del servizio fornito dall’Ambulatorio Medico Stagionali e dallo sportello di assistenza sanitaria.

L’Ambulatorio diventa ogni anno un presidio fondamentale per garantire la salute di queste persone, tanto più in questo anno di pandemia, dove alla tutela della loro salute si aggiunge quella della collettività.

Per candidarsi si richiede di inviare una mail all’indirizzo salutemigrante@gmail.com all’attenzione della referente, la dott.ssa Tiziana Bertero.