In queste difficili settimane, in cui assistiamo ad una situazione che mai avremmo immaginato di vivere, il lavoro del nostro Presidio, come chiesto dal Direttore della nostra Caritas in linea con l’appello di Caritas Italiana, continua. I nostri servizi di supporto ai migranti proseguono, assecondando le normative del Governo, per garantire un sostegno continuo a quei lavoratori stagionali che si trovano ancora sul territorio saluzzese in condizioni di particolare fragilità sanitaria, legale o lavorativa.
La lettera del Presidente di Caritas Italiana, mons. Francesco Soddu, che chiede, pur con la dovuta prudenza, di non dimenticare gli ultimi, ci ha esortati a non perdere di vista l’obiettivo del nostro Presidio. Per questo motivo abbiamo deciso di continuare a lavorare anche in questi giorni, mantenendo aperti e operativi lo sportello Infopoint in corso Piemonte 59, proseguendo gli accompagnamenti al piano terra di Casa Madre Teresa, spostando in smartworking l’attività di sensibilizzazione e comunicazione.
Abbiamo adeguato gli spazi di lavoro alle precauzioni richieste dal Governo, cercando di aiutare chi arriva nel nostro ufficio a capire, anche attraverso la distribuzione di materiali in diverse lingue, cosa stia accadendo e quali effetti questa situazione ha sulla loro vita (precauzioni da prendere, consigli sanitari, gestione degli spostamenti …).
I nostri operatori nell’ultima settimana hanno continuato a lavorare, anche a distanza, per riorganizzare e attrezzare adeguatamente i locali del Presidio. Dopo giornate segnate dal riassetto di spazi e servizi, vogliamo raccontare ciò che concretamente è stato fatto per riuscire a garantire, nella tutela di tutti, la continuità dei servizi di “Saluzzo Migrante”.
UNA NUOVA ORGANIZZAZIONE
In linea con le nuove norme del Governo, recepite dalla Diocesi di Saluzzo, abbiamo deciso di limitare i giorni di apertura del nostro Infopoint in corso Piemonte 59, rendendolo accessibile solo il mercoledì dalle 17 alle 19:30, lasciando però attivo il numero di telefono del Presidio 24 ore su 24 (cell. 334 1197296). Invitiamo le persone a contattarci telefonicamente per prendere appuntamento e rimandare tutte le assistenze non urgenti, per evitare al massimo la mobilità.
I locali dell’Infopoint sono stati predisposti in modo da rispettare le distanze di sicurezza tra l’operatore e le persone che arrivano per chiedere informazioni e orientamento. Inoltre, gli operatori indossano sempre la mascherina durante i colloqui per limitare ulteriormente le possibilità di contagio.
Le persone che accedono all’Infopoint sono accolte nella sala d’attesa ed invitate a mantenere la distanza minima. Inoltre a tutte viene misurata la febbre con un termometro a infrarossi prima di accedere al servizio.
L’obiettivo di queste misure è informare chiunque arrivi sulle precauzioni da rispettare e sui potenziali rischi di contagio, oltre a fornire a tutti i braccianti le autocertificazioni necessarie per potersi spostare sul territorio per motivi di lavoro.
Abbiamo adottato le stesse misure anche in Casa Madre Teresa, il nuovo servizio della Caritas inaugurato un mese fa in via Sant’Agostino 27, dove al momento sono accolti 12 uomini nel dormitorio al piano terra ed al secondo piano una famiglia in condizioni di particolare fragilità. La struttura è stata dotata di tutti i prodotti necessari per mantenere e garantire l’igiene dei locali e delle persone. Un operatore di “Saluzzo Migrante” continua ad effettuare passaggi settimanali, dotato di mascherina e guanti, per aiutare gli ospiti che qui tendono a vivere una dinamica molto simile a quella di una grande famiglia. Proprio per via del numero di persone presenti, abbiamo ritenuto importante incontrare ogni ospite, singolarmente e in gruppo, per poter spiegare tutti i rischi che il Coronavirus comporta, quali sono le precauzioni da prendere all’interno e all’esterno della casa, come compilare ed utilizzare adeguatamente l’autocertificazione.
LE REAZIONI DI CHI AIUTIAMO
Molti ragazzi, in particolare quelli che vivono in Casa Madre Teresa, all’inizio erano evidentemente disorientati da questa situazione ed hanno chiesto molte informazioni sul contagio. A questo proposito abbiamo distribuito loro del materiale informativo che, anche in diverse lingue sia europee (italiano, francese e inglese), ma anche arabo e dialetti africani, per spiegare in modo specifico cos’è il Coronavirus, come si diffonde il contagio e quindi quali precauzioni è bene adottare nella vita quotidiana che, ovviamente, deve cambiare e riadattarsi.
I nostri operatori hanno pensato che fosse molto importante intervenire con momenti di informazione per tutti perché, così come purtroppo abbiamo accadere in tante città, le reazioni delle persone state molteplici: alcuni hanno preso la situazione molto seriamente, altri meno: è stato fondamentale garantire a tutti un livello adeguato di conoscenza. In quest’ultima settimana c’è stata sicuramente molta confusione, veicolata attraverso tanti canali di informazione e per questo motivo abbiamo deciso di tranquillizzarli facendoci trovare pronti per rispondere alle loro domande.
ESSERE OPERATORI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
La prima cosa che abbiamo sentito di dover fare è stato informare le persone che abitualmente incontriamo attraverso i nostri servizi, in particolare chi è ospite in Casa Madre Teresa, in quanto si trovano in condizioni di fragilità di diverso tipo e alle quali vogliamo garantire un supporto costante, rafforzato ancora di più in questo periodo.
È stato molto importante riuscire a trasmettere un messaggio di responsabilità collettiva, condivisa, cercando come operatori di placare quanto più possibile ansie e prevenire situazioni di criticità.
Il nostro operare comporta spesso dei rischi, ma in questo momento rendiamo conto della necessità di continuare ad accogliere, orientare, aiutare nonostante il contatto con le persone che incontriamo sia limitato dalle contingenze. Queste “giuste distanze” ci impongono delle restrizioni, ma non limitano il nostro impegno nel continuare a portare un aiuto nonostante a persone che più di altre vedono la loro situazione diventare ancora più fragile per via dell’emergenza.
Sentiamo di lavorare in un clima difficile, ma allo stesso tempo ringraziamo il Vescovo, il Direttore della nostra Caritas, i volontari e tutti i colleghi che ci fanno percepire la loro forte solidarietà.
CONSIDERAZIONI SUL TERRITORIO
“La nostra risposta è continuare a presidiare, pur nel rispetto delle norme vigenti, ma per poter garantire la tutela di chi vive in forti situazioni di marginalità, in particolare i senza fissa dimora e i braccianti. – spiega Virginia Sabbatini, coordinatrice dell’équipe di Saluzzo Migrante – Cerchiamo di ridurre le distanze attraverso il numero di Presidio, che in questo momento sta risultando essere uno strumento molto utile, veicolando e traducendo le normative in modo che le persone straniere possano comprendere cosa sta accadendo e poi confrontandoci costantemente con gli altri Presidi nazionali.
Questo perchè, pensando alla stagione di raccolta che sta arrivando siamo doppiamente preoccupati: da una parte le aziende avranno bisogno di rispondere ad un fabbisogno e dall’altra, se le condizioni rimangono queste, probabilmente sarà complesso adibire i luoghi di accoglienza per la stagione.
Sappiamo che qui a Saluzzo gli arrivi di solito iniziano proprio in questa stagione e siamo già stati contattati da agricoltori che ci chiedevano come reperire manodopera: c’è quindi il timore di non poter intervenire per presidiare gli arrivi e tutelare i diritti di quei lavoratori che, arrivando in questo periodo, sarebbero sprovvisti di una dimora. Speriamo inizino tavoli di confronto con le Amministrazioni locali, l’Istituzione regionale e il comparto agricolo, per valutare la situazione e agire di conseguenza.
Un’ultima preoccupazione è la sicurezza sui luoghi di lavoro: ci chiediamo come poter informare i braccianti sul fatto che la loro salute vada tutelata anche negli ambienti di lavoro, anche per preservare e garantire la salute collettiva. Attualmente riusciamo a contattare i lavoratori telefonicamente, inoltrando delle versioni scritte in italiano semplificato del Protocollo per la sicurezza nelle aziende siglato tra sindacati e aziende in accordo con il Governo e chiedendo loro di osservare circa il rispetto delle direttive. In un momento delicato come questo è responsabilità delle imprese agricole quella di garantire il rispetto di tali previsioni e non esporre al rischio di propri dipendenti e la collettività, sia nel campo che nei magazzini o nei frigoriferi.
È evidente che siamo di fronte ad una situazione molto complessa, e quei lavoratori che già normalmente faticano a rinunciare a condizioni di lavoro inique, si ritroverebbero in difficoltà nel caso in cui dovessero scegliere fra la propria salute e un impiego.”.
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Anche quest’anno la chiusura del dormitorio PAS (Prima Accoglienza Stagionali) e delle strutture dell’Accoglienza Diffusa nei Comuni di Saluzzo, Lagnasco, Costigliole e Verzuolo ha segnato uno spartiacque rispetto alla situazione dei braccianti nel Saluzzese.
L’importante impegno del Comune di Saluzzo con il PAS si è concluso venerdì 22 novembre, dopo averlo annunciato nelle settimane precedenti sia ai lavoratori sia alle parti datoriali, oltre ai diversi attori del Tavolo di coordinamento a cui partecipa la nostra Caritas. La chiusura del dormitorio è stata preceduta dallo smontaggio del campo tendato allestito nell’area adiacente a metà luglio, dopo la manifestazione di un gruppo di braccianti provati da lunghe giornate di intemperie.
Il PAS nei mesi di apertura (da luglio a novembre) ha cambiato “disegno” molto spesso: dormitorio, durante l’estate, sia per persone in cerca di lavoro, sia per lavoratori. Sono sempre stati occupati tutti i 368 posti disponibili e sono stati forniti servizi anche a coloro che non avevano trovato posto all’interno. Da ottobre, con le prime partenze, nonostante la struttura non sia pensata e dunque attrezzata per l’inverno, il numero di persone non è diminuito perché si è assistito ad un costante spostamento di lavoratori dalle tende agli stanzoni interni, in cerca di un riparo dal freddo e dalla pioggia. Questo perché chi rimaneva sul territorio aveva anche nelle prime settimane molto fredde aveva ancora un lavoro.
Rispetto al 2009, quando iniziarono ad arrivare i primi braccianti africani, ormai la stagionalità è quasi ininterrotta. Molti lavoratori, infatti, negli ultimi anni rimangono sul territorio per diversi mesi dopo l’estate. Una stagionalità prolungata dalle nuove colture come la mela rossa invernale, non a caso chiamata “Crimson Snow”. Si sono prolungate così anche le accoglienze, in particolare il PAS, che però non può rappresentare una soluzione per chi ha un lavoro “non più” stagionale. Di conseguenza si è prolungata anche l’attività del nostro Presidio che ha continuato nelle ultime settimane di novembre a dare un supporto, in particolare, a circa 120 lavoratori con un ingaggio. Questo dato evidenzia in modo marcato il cambiamento di stagionalità nell’agricoltura saluzzese.
LUNGHE GIORNATE DI PRESIDIO
La chiusura del PAS, venerdì 22 novembre, è coincisa con una giornata intensa, lunghissima e faticosa per il nostro Presidio. Già nei giorni precedenti, ma sopratutto nel primo pomeriggio di venerdì 22, ci siamo trovati alle prese con le difficoltà di chi, ad accoglienze quasi tutte chiuse (campus Coldiretti, PAS, area tendata e strutture diffuse in chiusura la settimana successiva), pur avendo un contratto non aveva trovato soluzioni.
Ammassata di fronte al nostro Infopoint, venerdì 22 c’era una fila di zaini e borse, voci e sguardi. Erano tra le 20-30 persone. Alcuni agitati, preoccupati, altri rassegnati. Si percepiva la rabbia mista a smarrimento di chi non aveva un “piano B”. Abbiamo trascorso l’intero pomeriggio, fino a tarda sera, ricevendo una ad una tutte le persone in attesa in corso Piemonte. Ognuno è stato fatto entrare nell’ufficio e abbiamo raccolto con discrezione informazioni sulla sua situazione lavorativa e alloggiativa.
C’erano braccianti senza contratto da mesi, che non avevano chiaro il loro futuro, ma avevano già in tasca un biglietto per Reggio Calabria o Torino, chiedevano informazioni su orari e spostamenti. Uno di loro ha finito per dormire in stazione in attesa del treno il giorno dopo. La maggior parte, però, non sapeva dove andare. Molti avevano un contratto fino a fine novembre o dicembre. Alcuni avevano terminato di lavorare, ma erano ancora in attesa di ricevere la paga o del rinnovo di un contratto che gli era stato promesso. In un paio d’ore, quel venerdì abbiamo “mappato” una quindicina di persone in questa situazione. Quel giorno abbiamo raccolto i loro dati, fornito una lista e indicazioni sui dormitori aperti a Cuneo, Savigliano, Torino … alcuni però ci avevano avvisato di essere già colmi: per loro il lavoro viene prima di un tetto.
SENZA UN TETTO, MA CON UN CONTRATTO
Per chi aveva un contratto o attendeva di essere pagato, abbiamo provato a contattare i datori, spiegando la situazione del lavoratore, chiedendo di garantirgli una minima ospitalità o di pagarlo al più presto in modo che avesse i mezzi per acquistare un biglietto e cercare un posto in un dormitorio o raggiungere amici, parenti. Qualcuno non ha voluto dirci il nome dell’azienda per paura che un contatto da parte nostra mettesse a rischio il suo posto di lavoro o facesse sfumare la possibilità di continuarlo.
Quel venerdì abbiamo accompagnato tre lavoratori con problemi di salute a Casa Madre Teresa, struttura dedicata a persone con questo genere di vulnerabilità, dove i 24 posti letto erano già quasi tutti occupati, 3 lavoratori sono stati fatti entrare negli ultimi posti della Casa di Pronta accoglienza della Caritas gestita dalla Papa Giovanni XXIII, che in inverno accoglie i senza fissa dimora per “l’emergenza freddo”. Altri in tarda serata hanno invece raggiunto conoscenti e amici nei paesi limitrofi e nelle accoglienze ancora aperte.
Ad ogni bracciante che quel venerdì è passato al nostro Infopoint abbiamo lasciato il numero del cellulare di Presidio, che ha squillato tutto il giorno, in caso di emergenze. Alle 23 eravamo ancora operativi, in contatto con i dormitori, con i lavoratori, in auto a fare la spola tra Saluzzo, Savigliano e Comuni, portare qualcuno in stazione a prendere un treno, caricare le biciclette e loro averi chiusi in sacchi di plastica.
Questa lunga giornata di Presidio si è conclusa a notte fonda, confrontandoci sulla situazione e sulle condizioni dei braccianti che abbiamo incontrato per tutta la giornata.
ACCOGLIENZA DIFFUSA: UNA SOLUZIONE A TEMPO DETERMINATO
La settimana successiva, con la chiusura delle strutture dell’Accoglienza Diffusa (aperte dai Comuni di Saluzzo, Lagnasco, Costigliole, Verzuolo e gestite dal Consorzio Monviso Solidale per tutto il periodo della raccolta), alcuni lavoratori sono di nuovo venuti al nostro Infopoint dicendo che non sapevano dove dormire.
Abbiamo contattato anche in questo caso i loro datori, scoprendo che le giornate lavorative rimaste erano poche. Abbiamo invitato i datori a comunicarlo ai lavoratori, chiedendo di retribuirli nel giro della giornata o di pochi giorni in modo da permettere loro di avere i mezzi per partire da Saluzzo. Alcuni avevano contratti ancora per un mese, ma hanno rinunciato, vista la prospettiva di non sapere dove dormire. Altri hanno chiesto una coperta per continuare a lavorare dormendo fuori, ma abbiamo cercato di far capire loro che non poteva essere una soluzione. Alcuni hanno trovato ospitalità presso amici, in pochi casi presso il datore di lavoro.
Ci colpisce che alcuni datori di lavoro, che già lo scorso anno avevano avuto braccianti africani senza fissa dimora assunti tra i loro dipendenti, non siano riusciti a provvedere a sistemazioni dignitose. In quella serata alcuni lavoratori hanno dovuto lasciare la Casa del Cimitero a Saluzzo e andare in una cascina messa a disposizione all’ultimo momento dal loro datore.
Ogni chiusura rappresenta la consapevolezza di aver terminato la stagione avendo trovato, insieme ai partner del Tavolo di lavoro sugli stagionali, un posto, un letto sicuro (senza incidenti, incendi, fratture, pioggia). Per contro, veder partire queste persone, salutarli incrociando il loro sguardo incerto sul futuro, la gratitudine per essersi incontrati, ci lascia con sentimenti contrastanti. Per chi resta, per i lavoratori malati ospiti in Casa Madre Teresa o che stanno seguendo un percorso sindacale o legale, per chi prova a costruirsi un futuro oltre la stagione, con un contratto spesso troppo breve per trovare un alloggio in affitto, continua il nostro presidiare.
Anche quest’anno fare Presidio ha significato incontrare, ascoltare, capire …. in una stagione ormai sempre più lunga.
[continua]