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braccianti Archivi - Saluzzo Migrante

Nuova stagione: appello ai volontari

By News, Volontari

Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei  migranti stagionali.

Cerchiamo volontari e volontarie maggiorenni che ci diano una mano nel momento dei pasti nella Mensa di Casa Bona in corso Piemonte 63, per il servizio docce, per la distribuzione di generi di prima necessità attraverso la “Boutique du monde”, per la riparazione delle biciclette nella “Ciclofficina”. 

Se vuoi dedicare un po’ di tempo a questo impegno di solidarietà e di fratellanza può scrivere a

caritas@diocesisaluzzo.it

o telefonare al Direttore Carlo Rubiolo (cell. 333 6504439)  oppure ai numeri del Presidio Saluzzo Migrante (cell. 380 6910580 – cell. 334 1197296)

Processo Momo: commento alla sentenza

By News

La Caritas Diocesana di Saluzzo, prima con il progetto Presidio di Caritas Italiana poi insieme alla Fondazione San Martino con il progetto SIPLA Centro Nord di Consorzio Communitas e Arci, dal 2014 è attiva nel contrastare il fenomeno dello sfruttamento lavorativo e dell’intermediazione illecita in agricoltura.

In attesa di leggere le motivazioni che hanno portato questa mattina il Tribunale di Cuneo a condannare in primo grado quattro imprenditori agricoli per sfruttamento lavorativo ed un bracciante per intermediazione illecita (caporalato), riteniamo importante sottolineare come nel nostro territorio sia fondamentale proseguire nella costruzione di un sistema reale di protezione e accompagnamento dei lavoratori agricoli stranieri in stato di bisogno e di supporto alle imprese agricole.

In questi anni, l’attività della Caritas di Saluzzo a sostegno dei braccianti stranieri che vivono in condizioni di grave marginalità ha visto operatori e volontari raccogliere le voci e le storie di oltre 5000 persone nel nostro Presidio in corso Piemonte 59 e nei Presidi mobili.

Esiste un filo comune che lega le storie di queste persone e quella del territorio in cui lavorano e vivono. Ciò che negli anni si è delineato come un fattore determinante per garantire una vita dignitosa a queste persone é innanzitutto il pieno rispetto dei loro diritti come lavoratori.

Riteniamo che far emergere eventuali condizioni di sfruttamento o intermediazione illecita (caporalato) sia una premessa necessaria per costruire un sistema alternativo in agricoltura in cui l’incontro tra la domanda e l’offerta e i rapporti di lavoro operino all’insegna della legalità.

Il mancato rispetto delle previsioni sull’orario di lavoro, la violazione delle norme sulla sicurezza, il sistematico ricorso al cosiddetto lavoro grigio (con una difforme contribuzione e retribuzione dei dipendenti), se non nero, sono fenomeni che inquinano il comparto produttivo, danneggiano le imprese oneste, impoveriscono il territorio generando un costo sociale che si ripercuote anche sulla collettività (basti pensare alla condizione dei braccianti o aspiranti tali senza dimora che finiscono a dormire nelle strade).

La Caritas di Saluzzo prosegue la sua attività in rete in sinergia con i numerosi attori del territorio che, con responsabilità, continuano a confrontarsi in questi anni dando vita a progetti e azioni comuni per conoscere le dinamiche del territorio, mettere a sistema le buone prassi e valorizzare gli interventi di qualità.

La sentenza di primo grado, seppur non definitiva, crediamo debba suscitare una profonda riflessione sul funzionamento e sulla responsabilità degli attori e del sistema della filiera agricola. Ciascuno, dai produttori alla distribuzione ai consumatori stessi, deve sentirsi chiamato a ripensare questo sistema in modo più equo, dal momento che troppo spesso le sue storture si ripercuotono sugli anelli più deboli, dai braccianti sfruttati agli agricoltori strozzati dalla Grande distribuzione e dai cambiamenti climatici.

Queste condanne in primo grado, ne siamo consapevoli, non potranno cambiare la complessità di questo fenomeno, ma confidiamo possano dare sostegno agli imprenditori e alle organizzazioni che  difendono e valorizzano chi lavora la terra e porta sulle nostre tavole frutta e verdura di qualità, chi preserva il territorio dal punto di vista ambientale e vede nei dipendenti una parte fondamentale della filiera, anziché  utilizzare le loro fragilità a proprio vantaggio.

Rassegna stampa:
La Fondazione San Martino onlus, ente gestore del progetto SIPLA Centro Nord a Saluzzo, per tramite del suo segretario Angelo Albonico, dichiara:
“Senza entrare nel merito della recente sentenza, che ricordiamo essere di primo grado, rilevo comunque come cosa positiva che sia stata messa sotto i riflettori l’attività nel settore agricolo dove alcuni lavoratori sono in qualche modo sfruttati per l’interesse economico di pochi. E questo deve far riflettere tutti gli imprenditori agricoli. Dobbiamo però fare bene attenzione a non criminalizzare l’intera categoria per il comportamento scorretto di alcuni. Tanti sono gli agricoltori onesti che con fatica ed impegno gestiscono le loro aziende nell’attuale difficile contesto e sono anch’essi danneggiati dal comportamento illegale di alcuni. Non diffondiamo quindi pregiudizi negativi, ma teniamo gli occhia aperti, denunciando l’illegalità, nell’interesse di tutti”

#Live2021_3 Vaccini per i braccianti

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Anche quest’anno, grazie ai medici volontari coordinati dai dottori Paolo Allemano e Tiziana Bertero, l’Ambulatorio medico stagionali in corso Piemonte 63 ha riaperto in concomitanza con l’arrivo estivo dei lavoratori e degli aspiranti lavoratori agricoli per la raccolta della frutta.

 Dall’apertura a giugno a fine agosto sono state 209 le richieste registrate dagli operatori del Presidio rispetto ad assistenza di tipo medico-sanitario, 184 gli accessi all’Ambulatorio. Purtroppo infatti chi non ha una residenza sul territorio e non ha un contratto di lavoro in essere non può richiedere l’assistenza del Medico di Medicina Generale sul territorio.

 In questi mesi, sul tema dei vaccini e delle procedure di sicurezza per prevenire il contagio da Covid19, il Presidio ha portato avanti un’attività di sensibilizzazione e di registrazione di coloro che erano impossibilitati a registrarsi tramite la piattaforma “Il Piemonte ti vaccina”.

Dall’iscrizione tramite piattaforma sono infatti esclusi coloro che non sono residenti in Piemonte, sono sprovvisti di tessera sanitaria, hanno la tessera sanitaria scaduta o in corso di rinnovo.

 Sono 195 le richieste di vaccino raccolte dal nostro Presidio, non solo di lavoratori e aspiranti lavoratori, ma anche, grazie alla collaborazione con il Centro ISI (Informazione Salute Immigrati), di persone irregolarmente soggiornanti sul territorio.

Di questi 149 si sono vaccinati con il monodose Johnson&Johnson o il Pfizer nelle 3 sedute del 6 e del 18 agosto e del 8 settembre a Lagnasco. Alcuni sono stati vaccinati all’hub allestito al Foro Boario di Saluzzo, altri verranno ulteriormente segnalati al Distretto Sanitario dell’ASL CN1 che ha organizzato queste giornate.

Nuova stagione: appello ai volontari

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Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei …

Cerchiamo 2 tirocinanti

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La Caritas diocesana di Saluzzo cerca 2 tirocinanti (ambo sessi, tra i 20 e i 30 anni) per un’esperienza di formazione e inserimento nell’ambito delle attività di contrasto alle condizioni…

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Comuntà è casa con il progetto Ubuntu

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A partire dal mese di giugno del 2021 (fino a novembre del 2022)  la Caritas di Saluzzo ha dato il via alle azioni operative del progetto "Ubuntu" promosso dal Comune…

#Live2021_2 La salute dei braccianti a rischio

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Quand’è che un lavoratore si può considerare sfruttato? Non è solo questione di mancanza di contratti, niente contributi… tra gli indici che il codice penale individua c’è anche il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e sull’orario. Perché il buon lavoro, quello dignitoso, passa anche dalla  tutela della salute.

Ce lo ricordano ogni giorno i braccianti che arrivano al nostro Presidio in corso Piemonte 59: la maggior parte racconta di straordinari che diventano la norma, spesso non riconosciuti in busta paga. A questo si unisce un contesto che troppo spesso mette a rischio la loro salute: la difficoltà a trovare un posto dignitoso in cui dormire li costringe spesso a finire in strada, dormendo sopra un cartone appoggiato sull’asfalto, senza un riparo dalla pioggia, senza prendere sonno per l’assillo di stare allerta nel caso in cui ci siano controlli dei documenti da parte delle Forze dell’Ordine, sgomberi o qualcuno venga a rubare tra i pochi averi che hanno stipato in una valigia.

Ci raccontano della sveglia all’alba, tra le quattro e le cinque del mattino, pronti per raggiungere i campi colmi di mirtilli. La prima preoccupazione è quella di trovare un luogo in cui nascondere i cartoni e le coperte, in modo che non siano scambiati per rifiuti e gettati via, per riuscire a ritrovarli la sera quando rientreranno in quell’angolo buio dove hanno cercato riparo. Già lo scorso anno, dopo una serie di interventi di pulizia in città durante i quali sono state gettate via le coperte dei braccianti, eravamo alla ricerca di nuove coperte così, ascoltate queste storie durante le ore di apertura della nostra “Boutique du monde” le nostre volontarie quest’anno ci hanno sorpresi con la loro creatività. Hanno portato una serie di teli ai quali hanno cucito tasche e lacci per poter arrotolare le coperte che consegnamo durante i Presidi Mobili. “Così le possono legare alle bici” ci hanno spiegato, “per evitare che non le ritrovino più ogni sera”.

Ma la giornata di un bracciante senza dimora non ha esaurito le sue preoccupazioni al mattino. Dopo aver fatto sparire le tracce del loro giaciglio, ci raccontano dei chilometri in bici (anche una ventina) che affrontano lungo le “strade della frutta”, tra camion e ginocchia che pestano sui pedali per arrivare al luogo di lavoro. Al ritorno, la loro speranza è sempre quella di riuscire ad arrivare prima possibile in Caritas per prendere i primi numeri della fila e non dover attendere troppo per una doccia. Per alcuni l’attesa rappresenta un momento di riposo: potersi sedere, chiacchierare con gli altri in attesa, ricaricare il cellulare, bere dell’acqua fresca, spalmare una crema sulla pelle riarsa dal sole…

Ieri sera oltre 40 braccianti sono arrivati per una doccia nel nostro cortile in corso Piemonte. Dopo una giornata di lavoro, riuscire a lavarsi, pulire i vestiti, diventa l’accesso a una normalità non scontata in questi luoghi, ma essenziale. Il servizio docce che abbiamo riattivato quest’anno, grazie ai volontari, resto aperto il martedì e il giovedì. Se troveremo nuovi volontari disponibili, contiamo di aumentare le aperture.

La vita in strada mina la salute dei braccianti non solo quando sono esposti ai temporali estivi, alle grandinate, alle temperature che scendono la notte, ma anche perché non riescono a cucinare un pasto vero. Se la realtà delle baraccopoli è drammatica nei loro racconti, almeno lì ci spiegano come potevano arrangiarsi accendendo un fuoco. Solo uno di loro, ieri sera, si era ricavato dentro uno scatolone in plastica per la raccolta differenziata della carta, un vano dove ha sistemato un fornelletto a gas nella speranza di scaldarsi riso e pollo. Un’alimentazione scarsa e poco costante, unita alla disidratazione sono tra le cause delle patologie che vengono sistematicamente riscontrate dai medici volontari del nostro ambulatorio. Mali che possono cronicizzarsi se non curati e se non interviene cambiando stile di vita (casa, cibo, spostamenti e lavoro meno faticosi). Purtroppo, come approfondiremo in altre Liveblog, anche l’accesso alle visite mediche e a cure continuative non è semplice per gli stagionali.

Negli ultimi anni abbiamo visto aumentare il numero di braccianti che, con o senza il nostro supporto, sono riusciti a trovare un alloggio da affittare eppure spesso si tratta di appartamenti in piccoli Comuni lontani dalle zone di lavoro, con scarsi collegamenti del trasporto pubblico e comunque gli orari dei bus sono per lo più incompatibili con quelli della raccolta. Anche per chi non dorme in strada, i lunghi tragitti in bicicletta alla fine di una estenuante giornata di lavoro sotto il sole aumentano il rischio di incidenti, attenuato solo dai giubbotti catarinfrangenti e dalle luci che distribuiamo nella nostra “Boutique du monde”.

A questa fotografia di inizio stagione si aggiungono altri elementi legati al mancato rispetto delle norme sulla sicurezza che, in un momento di distrazione o stanchezza legata a questo stile di vita, possono costare caro, come per F. che abbiamo accompagnato al Pronto soccorso perché, senza i guanti per la potatura, ha rischiato di perdere una falange per un brutto taglio. Lo abbiamo visto arrivare al nostro Presidio a diversi giorni di distanza dall’accaduto, perché il datore (preoccupato per l’infortunio sul lavoro) non lo ha accompagnato in ospedale e gli aveva chiesto, come ci ha riferito, di non parlare con nessuno dell’accaduto. Parecchi braccianti arrivano alla nostra “Boutique” chiedendo ad esempio un paio di scarpe antinfortunistiche, altri raccontano di guidare mezzi agricoli senza patente.

Salute e lavoro: due diritti fortemente intrecciati, che torniamo a chiedere siano salvaguardati per evitare tragedie come quella di Camarda Fantamadi, bracciante 27enne, originario del Mali, morto proprio oggi mentre stava rientrando a casa in sella ad una bicicletta sulla strada provinciale dove ha avuto un malore per l’aria irrespirabile che aveva raggiunto i 40 gradi. È successo a Brindisi, ma anche qui a Saluzzo fa caldo, c’è il Covid e i braccianti sono tornati a sfrecciare ogni giorno sulle “strade della frutta”. La salute non è un diritto sacrificabile. 

Nuova stagione: appello ai volontari

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Aderiamo all’appello “Difendiamo i diritti”

By New, News

Anche il progetto Saluzzo Migrante aderisce all’appello (pubblicato qui) promosso da associazioni quali ASGI e Antigone, rivolto alla Prefettura di Torino dopo la morte nel CPR (Centro di permanenza e rimpatrio) del capoluogo piemontese di un 23enne originario del Gambia nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio.

La notizia della morte di Moussa Balde, portato nella struttura in quanto irregolare dopo aver subito un’aggressione a Ventimiglia lo scorso 9 maggio, secondo i promotori dell’appello rappresenta un ennesimo, grave episodio che riaccende i riflettori sulle responsabilità delle organizzazioni statali in merito al rispetto dei diritti fondamentali delle persone extracomunitarie, spesso vittime di irregolarità e abusi.

Nel Saluzzese ogni anno gli operatori di Saluzzo Migrante incontrano migranti senza permesso di soggiorno, la cui esistenza rimane connotata da invisibilità e sofferenza. Al contrario, questa dimensione viene meno quando li si etichetta esclusivamente per la loro funzione, quella di braccia utili all’economia agricola locale che ogni stagione li recluta come manodopera. Come se la loro dignità e l’esistenza andasse riconosciuta (e raccontata) solo in quanto strumentali al soddisfare un bisogno del sistema produttivo anziché in quanto persone.

Nell’esperienza degli operatori di Saluzzo Migrante sono moltissimi i casi di chi ha perso il permesso di soggiorno a causa di una burocrazia che diventa discriminatoria per via della farraginosità degli iter che rendono impossibile il rinnovo. La precarietà di questa condizione spesso mina anche l’equilibrio psicofisico delle persone che gli operatori di Saluzzo Migrante incontrano, sommandosi ai già numerosi traumi legati al percorso migratorio e alla permanenza in Italia, magari in luoghi ad alto sfruttamento e caporalato. L’attività di Presidio nasce proprio per fornire un adeguato accompagnamento e comprensione dell’iter per poter ottenere i documenti necessari a rimanere regolarmente in Italia.

La storia di Moussa Balde ricorda una situazione simile, incontrata un anno e mezzo fa dai nostri operatori, quella di M.K. arrivato a Saluzzo con una diagnosi da disturbo post-traumatico da stress, si è presentato al Presidio con una situazione di forte instabilità emotiva e con un permesso di un soggiorno scaduto. M.K. non era riuscito ad ottenere nuovamente la protezione umanitaria perché, vivendo in strada, gli era stata negata la possibilità di rinnovarlo, nonostante la legge preveda la possibilità di farlo anche per i senza dimora, nonostante non abbiamo un indirizzo di domicilio stabile.

Agli occhi degli operatori di Saluzzo Migrante M.K. è subito parsa come una persona estremamente fragile (tanto da aver più volte minacciato di togliersi la vita), tale da aver bisogno di uno specifico sostegno. Una persona divenuta involontariamente “invisibile” per le Istituzioni. La sua condizione ha richiesto da parte di Saluzzo Migrante un lungo accompagnamento, complicato dai limiti delle Istituzioni territoriali (servizi sociali, strutture di accoglienza per i lavoratori stagionali, servizio sanitario nazionale).

Grazie al supporto del Presidio e all’orientamento legale fornito dalle cliniche dell’International University College che collaborano con Saluzzo Migrante, M.K. oggi ha un permesso di soggiorno come rifugiato politico, il titolo più alto di protezione che viene riconosciuto dallo Stato Italiano. Oggi sta cercando non senza fatica di ottenere il documento, a distanza di oltre 4 mesi dal riconoscimento. Grazie agli operatori è stato coinvolto in un progetto di formazione professionale apistica per consolidare una professionalità che lo faccia uscire dalla precarietà del lavoro stagionale.

M.K. è solo uno dei centinaia di migranti che il Presidio incontra ogni anno, persone che senza il supporto di volontari e realtà del Terzo Settore coinvolte da Saluzzo Migrante rischiano di rimanere invisibili. Il reato di clandestinità è l’unico, introdotto nel sistema penale italiano, a punire uno status e non un’azione: il rischio di condurre un’esistenza degradante, fatta di esclusione e marginalità, che può condurre ad una morte di Stato, come è stato per Moussa Balde.

Ci uniamo all’appello per chiedere che sia fatta chiarezza sulla morte di questo giovane e su tutte le inadempienze nel garantire i diritti delle persone a cui assistiamo da troppi anni, affinchè per chiunque siano garantiti diritti, dignità e libertà.

 

Cerchiamo personale medico volontario

By New, News

Anche quest’anno il progetto Presidio “Saluzzo Migrante” si prepara a riattivare la collaborazione con l’Ambulatorio Medico Stagionali per garantire ai braccianti un adeguato accesso alle cure.

Dal 2014, infatti, la Caritas di Saluzzo, grazie ad una convenzione tra l’ASL CN1 e la Fondazione San Martino, attiva un Ambulatorio Medico che offre gratuitamente visite di base ai lavoratori stagionali nello spazio della Casa di Prima Accoglienza Mons. Bona in corso Piemonte 63.

Da maggio a dicembre questo Ambulatorio diventa fondamentale per i braccianti che lavorano come stagionali: grazie all’attività volontaria di medici e assistenti sanitari che mettono gratuitamente a disposizione la propria professionalità e il proprio tempo, grazie alla disponibilità dell’Asl CN1, negli anni questo Ambulatorio è riuscito a garantire un’adeguata e pronta cura a centinaia di persone che, seppur presenti in Italia da anni, non avevano mai avuto accesso alle visite necessarie.

Sono diverse le difficoltà ad accedere al servizio sanitario per le persone straniere non residenti nel Saluzzese che arrivano nel nostro territorio ogni anno per lavorare come stagionali.

Anche quest’anno il progetto Presidio “Saluzzo Migrante” cerca medici, infermieri e studenti di medicina o scienze infermieristiche che vogliano diventare volontari del servizio fornito dall’Ambulatorio Medico Stagionali e dallo sportello di assistenza sanitaria.

L’Ambulatorio diventa ogni anno un presidio fondamentale per garantire la salute di queste persone, tanto più in questo anno di pandemia, dove alla tutela della loro salute si aggiunge quella della collettività.

Per candidarsi si richiede di inviare una mail all’indirizzo salutemigrante@gmail.com all’attenzione della referente, la dott.ssa Tiziana Bertero.

#Live2021_1 Una nuova stagione alle porte

By Live blog, New

Con l’arrivo della primavera, anche a Saluzzo gli alberi da frutto iniziano a gemmare e, nei campi, agricoltori e operai iniziano i lavori di cura delle piante, come le potature. La stagione di raccolta dei piccoli frutti si avvicina e, di conseguenza, gli spostamenti dei braccianti che “migrano” inseguendo le stagioni in cerca di un lavoro  (i dati relativi all’attività del presidio 2020 sono sono pubblicati qui).

Nel frattempo la nostra Caritas continua la sua attività di ri-progettazione dei servizi, come per la Casa di Prima Accoglienza, che sarà intitolata a Mons. Bona. Qui grazie alla collaborazione con la Comunità Cenacolo e i frati minori del convento di San Bernardino, da inizio marzo in corso Piemonte 63 è stato riaperto il dormitorio maschile con 11 posti destinati a persone senza dimora, stabili nel territorio, oltre ad una mensa che potrà servire pasti a pranzo e a cena per chi è in difficoltà.

Altra struttura di accoglienza rimane Casa Madre Teresa di Calcutta, aperta nel febbraio dello scorso anno per persone che si trovano in particolari condizioni di vulnerabilità socio-sanitaria. Al momento la struttura accoglie due famiglie con bambini e quattro uomini, ex-braccianti agricoli con problematiche sanitarie, anche legate alla sfera psicologica, che l’équipe di Saluzzo Migrante sta accompagnando.

Nonostante l’apertura di queste due strutture, a nostro avviso, anche quest’anno la situazione dei senza dimora resta preoccupante. Nelle prime settimane di marzo la nostra équipe ha incontrato oltre 6 persone arrivate a Saluzzo senza un luogo in cui dormire. Alcuni sono arrivati appena è iniziata la nuova stagione, con le prime settimane di caldo, nella speranza di un ingaggio in agricoltura, mentre la maggior parte sono arrivati perché avevano appuntamento con la Questura di Cuneo per il rinnovo del permessi di soggiorno.

Il loro arrivo è conseguente alle domande di rinnovo che avevano fatto la scorsa estate, mentre raccoglievano la frutta nel nostro territorio, e che, a causa dei forti ritardi in tutta Italia nelle pratiche di rinnovo, sono stati rinviati di oltre 6 mesi. Tra questi braccianti ci sono persone che hanno fatto domanda per la sanatoria e che ancora oggi non hanno ricevuto alcuna risposta (come denunciato dalla campagna “Ero straniero” alla quale anche la nostra Caritas aveva aderito.

Queste persone, non trovando posti disponibili nei dormitori, hanno finito per dormire in strada, nonostante le temperature ancora gelide e il proseguire della pandemia, con tutte le conseguenze di rischio per sé e la collettività che questa situazione comporta.

Anche questa volta la nostra Caritas ha messo a disposizione la mensa e le docce, oltre all’assistenza degli operatori di Saluzzo Migrante tramite l’Infopoint. Si è cercato di accompagnarli nelle pratiche legate ai permessi, di sostenerli in una progettazione del proprio percorso di vita e lavoro più efficace o di individuare luoghi in cui essere ospitati. Alcuni sono ritornati nel Sud Italia, in particolare nel Foggiano, a Rosarno, a San Ferdinando. Altri invece si sono spostati a Cuneo, dove il Comune insieme alle realtà del Terzo settore, ha creato una rete di dormitori di prima accoglienza, ma la situazione resta precaria. Altri arrivi potrebbero essere incentivati da situazioni come il un nuovo sgombero nella zona del Movicentro, accanto alla stazione ferroviaria.

Saluzzo Migrante continua a monitorare le notizie che arrivano dal Sud, anche confrontarsi con gli operatori delle altre realtà attive in Italia, come Medu, Intersos, Cuamm, Medici per i diritti umani, Associazione TerraOnlus! Insieme a loro, nell’ambito del progetto di ricerca “HOASI”, è emerso come, ad un anno dallo scoppio della pandemia, attorno alle zone di raccolta, le baraccopoli prive di servizi igienico-sanitari sono ancora la norma ed i braccianti agricoli che qui vivono sono ancora in condizioni drammatiche.

Proprio per questo motivo, apprendiamo con favore l’avvio di un confronto tra la Prefettura di Cuneo e i Comuni frutticoli sul sistema di accoglienza diffusa che possa rispondere in modo strutturato e condiviso all’arrivo e alla permanenza dei lavoratori agricoli stagionali. Positiva è anche la messa a bando di contributi rivolti alle imprese agricole per strutturare luoghi di accoglienza per i dipendenti stagionali. La speranza è che il sistema di accoglienza diffusa possa allargarsi oltre la decina di Comuni finora coinvolti (con 180 posti a disposizione, purtroppo ancora insufficienti a far fronte al numero di lavoratori stagionali senza dimora).

Come Caritas, continuiamo a continueremo a chiedere “una stagione di dignità”, per non assistere al ripetersi di un’altra stagione in cui lavoratori stagionali siano costretti a vivere per oltre 5 mesi sotto un porticato oppure a dormire in un parco.

Il Presidio “Saluzzo Migrante” continuerà anche in questa stagione di raccolta la sua attività di advocacy, affiancata ai servizi di supporto ai bracccianti : la Ciclofficina, l’Ambulatorio medico, la “Boutique du monde”, lo sportello di orientamento lavorativo, gli accompagnamenti sanitari … resi possibili grazie al costante lavoro degli operatori e al fondamentale supporto di tanti volontari e volontarie.

[immagini di archivio]

Nuova stagione: appello ai volontari

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Tornare ad accogliere

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Anche quest’anno, con la fine della stagione della raccolta, è arrivata la chiusura delle Accoglienze Diffuse, messe a disposizione da 9 Comuni su 32 del distretto frutticolo che hanno scelto di aderire al protocollo siglato con Prefettura, Regione e realtà del terzo settore. Nonostante il significativo impegno di queste istituzioni locali, che hanno permesso di aprire e gestire le strutture in un momento così delicato, una volta arrivata la chiusura a fine novembre, non si è trovata una soluzione per i lavoratori rimasti ancora sul territorio, ma senza dimora.

Una condizione, la loro, aggravata dai primi freddi e dalle nevicate di inizio dicembre, oltre alla normativa anti-Covid che limita gli spostamenti tra Comuni e Regioni (tenendo conto che la maggior parte dei braccianti normalmente a fine stagione si sposta al sud per continuare nelle raccolte), oltre alle difficoltà dei dormitori sul territorio di accogliere per via delle limitazioni imposte dalla diffusione del contagio.

Dopo la chiusura delle strutture dell’Accoglienza Diffusa una ventina di braccianti si è ritrovata senza una soluzione alternativa e alcuni di loro si sono presentati alla nostra Caritas con zaini e bagagli senza sapere dove andare. Alcuni hanno contratti ancora attivi con aziende del saluzzese, altri sono in attesa di ricevere la busta paga o di un appuntamento in Questura o, semplicemente, non hanno un posto dove andare.

A differenza degli altri passati, la pandemia ha reso ancora più difficile la situazione con una seconda ondata di contagi che non ha risparmiato le zone del sud Italia, meta dei flussi di braccianti che qui di solito si spostano per proseguire il lavoro di raccolta, ma dove in molti ghetti e tendopoli (da Rosarno e San Ferdinando in Calabria a Castelvetrano in Sicilia) il Covid sta creando situazioni di marginalità estrema e disagio per i braccianti che, impossibilitati ad uscire per le quarantene, rimangono senza reddito e senza mezzi per sopravvivere.

Di fronte a questa situazione la nostra Caritas, alla luce dell’emergenza sanitaria alla quale si aggiungono freddo e neve, ha per settimane chiesto che venissero individuate soluzioni abitative per questi lavoratori senza dimora da parte della Regione, della Prefettura e delle Istituzioni.

Come annunciato dal nostro Direttore, Carlo Rubiolo, nelle scorse settimane, 11 braccianti rimasti senza dimora sono stati ospitati al piano terra di Casa Madre Teresa di Calcutta che, pur non essendo una struttura adeguata ad ospitare nei mesi invernali per l’assenza di una cucina interna e di un numero adeguato di docce, nella prima settimana di dicembre ha riaperto temporaneamente il dormitorio maschile per accogliere questi lavoratori, sottoposti preventivamente ad un tampone rapido.

Per l’approvvigionamento dei pasti si collabora con la fraternità francescana di San Bernardino dove Frate Andrea Nico Grossi, arrivato da poco da Parma, ha messo a disposizione la sua esperienza di gestione di una mensa, cucinando e trasportando ogni giorno i pasti caldi in Casa Madre Teresa, dove ai piani superiori sono ospitati due giovani in situazione di fragilità nel cohousing al primo piano e una famiglia al secondo.

In merito alla situazione, il Direttore Carlo Rubiolo sottolinea:

“La Caritas Diocesana ha deciso di dare ospitalità ad alcuni dei migranti che lavorano come braccianti stagionali, rimasti senza un luogo in cui dormire. Della ventina di persone uscite dalle strutture dell’Accoglienza Diffusa, alcune non hanno mai avuto un tetto. Abbiamo segnalato al Prefetto la gravità della situazione, evidenziando l’assurdità di chiudere le strutture comunali in un momento in cui il lockdown impedisce gli spostamenti tra regioni: se i braccianti vengono fatti uscire, ma non possono raggiungere le zone di provenienza o quelle in cui potrebbero trovare altro lavoro in agricoltura (in particolare al Sud), è ovvio che per loro ci sarà solo il gelo delle notti all’aperto. 
Il Prefetto, pur dimostrando attenzione per il problema, ci ha detto che questo tipo di accoglienza non è previsto da alcuna norma o convenzione e che quindi non ci sono spazi per un suo intervento. Nelle strutture della Caritas ci sono solo pochi posti che saranno riservati a coloro che in tutti i mesi passati non hanno mai avuto dove dormire. Saranno ammessi dopo aver fatto il tampone e potranno rimanere fino a quando non verranno eliminate le restrizioni agli spostamenti.
Questa situazione fa emergere con cruda evidenza le carenze di un sistema di protezione invernale per le persone senza dimora, per le quali sono disponibili ad intervenire gli enti caritativi come il nostro”.

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

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