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bracciante Archivi - Saluzzo Migrante

#Live2021_3 Vaccini per i braccianti

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Anche quest’anno, grazie ai medici volontari coordinati dai dottori Paolo Allemano e Tiziana Bertero, l’Ambulatorio medico stagionali in corso Piemonte 63 ha riaperto in concomitanza con l’arrivo estivo dei lavoratori e degli aspiranti lavoratori agricoli per la raccolta della frutta.

 Dall’apertura a giugno a fine agosto sono state 209 le richieste registrate dagli operatori del Presidio rispetto ad assistenza di tipo medico-sanitario, 184 gli accessi all’Ambulatorio. Purtroppo infatti chi non ha una residenza sul territorio e non ha un contratto di lavoro in essere non può richiedere l’assistenza del Medico di Medicina Generale sul territorio.

 In questi mesi, sul tema dei vaccini e delle procedure di sicurezza per prevenire il contagio da Covid19, il Presidio ha portato avanti un’attività di sensibilizzazione e di registrazione di coloro che erano impossibilitati a registrarsi tramite la piattaforma “Il Piemonte ti vaccina”.

Dall’iscrizione tramite piattaforma sono infatti esclusi coloro che non sono residenti in Piemonte, sono sprovvisti di tessera sanitaria, hanno la tessera sanitaria scaduta o in corso di rinnovo.

 Sono 195 le richieste di vaccino raccolte dal nostro Presidio, non solo di lavoratori e aspiranti lavoratori, ma anche, grazie alla collaborazione con il Centro ISI (Informazione Salute Immigrati), di persone irregolarmente soggiornanti sul territorio.

Di questi 149 si sono vaccinati con il monodose Johnson&Johnson o il Pfizer nelle 3 sedute del 6 e del 18 agosto e del 8 settembre a Lagnasco. Alcuni sono stati vaccinati all’hub allestito al Foro Boario di Saluzzo, altri verranno ulteriormente segnalati al Distretto Sanitario dell’ASL CN1 che ha organizzato queste giornate.

Nuova stagione: appello ai volontari

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Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei …

Cerchiamo 2 tirocinanti

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La Caritas diocesana di Saluzzo cerca 2 tirocinanti (ambo sessi, tra i 20 e i 30 anni) per un’esperienza di formazione e inserimento nell’ambito delle attività di contrasto alle condizioni…

Processo Momo: commento alla sentenza

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Comuntà è casa con il progetto Ubuntu

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A partire dal mese di giugno del 2021 (fino a novembre del 2022)  la Caritas di Saluzzo ha dato il via alle azioni operative del progetto "Ubuntu" promosso dal Comune…

#Live2021_2 La salute dei braccianti a rischio

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Quand’è che un lavoratore si può considerare sfruttato? Non è solo questione di mancanza di contratti, niente contributi… tra gli indici che il codice penale individua c’è anche il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e sull’orario. Perché il buon lavoro, quello dignitoso, passa anche dalla  tutela della salute.

Ce lo ricordano ogni giorno i braccianti che arrivano al nostro Presidio in corso Piemonte 59: la maggior parte racconta di straordinari che diventano la norma, spesso non riconosciuti in busta paga. A questo si unisce un contesto che troppo spesso mette a rischio la loro salute: la difficoltà a trovare un posto dignitoso in cui dormire li costringe spesso a finire in strada, dormendo sopra un cartone appoggiato sull’asfalto, senza un riparo dalla pioggia, senza prendere sonno per l’assillo di stare allerta nel caso in cui ci siano controlli dei documenti da parte delle Forze dell’Ordine, sgomberi o qualcuno venga a rubare tra i pochi averi che hanno stipato in una valigia.

Ci raccontano della sveglia all’alba, tra le quattro e le cinque del mattino, pronti per raggiungere i campi colmi di mirtilli. La prima preoccupazione è quella di trovare un luogo in cui nascondere i cartoni e le coperte, in modo che non siano scambiati per rifiuti e gettati via, per riuscire a ritrovarli la sera quando rientreranno in quell’angolo buio dove hanno cercato riparo. Già lo scorso anno, dopo una serie di interventi di pulizia in città durante i quali sono state gettate via le coperte dei braccianti, eravamo alla ricerca di nuove coperte così, ascoltate queste storie durante le ore di apertura della nostra “Boutique du monde” le nostre volontarie quest’anno ci hanno sorpresi con la loro creatività. Hanno portato una serie di teli ai quali hanno cucito tasche e lacci per poter arrotolare le coperte che consegnamo durante i Presidi Mobili. “Così le possono legare alle bici” ci hanno spiegato, “per evitare che non le ritrovino più ogni sera”.

Ma la giornata di un bracciante senza dimora non ha esaurito le sue preoccupazioni al mattino. Dopo aver fatto sparire le tracce del loro giaciglio, ci raccontano dei chilometri in bici (anche una ventina) che affrontano lungo le “strade della frutta”, tra camion e ginocchia che pestano sui pedali per arrivare al luogo di lavoro. Al ritorno, la loro speranza è sempre quella di riuscire ad arrivare prima possibile in Caritas per prendere i primi numeri della fila e non dover attendere troppo per una doccia. Per alcuni l’attesa rappresenta un momento di riposo: potersi sedere, chiacchierare con gli altri in attesa, ricaricare il cellulare, bere dell’acqua fresca, spalmare una crema sulla pelle riarsa dal sole…

Ieri sera oltre 40 braccianti sono arrivati per una doccia nel nostro cortile in corso Piemonte. Dopo una giornata di lavoro, riuscire a lavarsi, pulire i vestiti, diventa l’accesso a una normalità non scontata in questi luoghi, ma essenziale. Il servizio docce che abbiamo riattivato quest’anno, grazie ai volontari, resto aperto il martedì e il giovedì. Se troveremo nuovi volontari disponibili, contiamo di aumentare le aperture.

La vita in strada mina la salute dei braccianti non solo quando sono esposti ai temporali estivi, alle grandinate, alle temperature che scendono la notte, ma anche perché non riescono a cucinare un pasto vero. Se la realtà delle baraccopoli è drammatica nei loro racconti, almeno lì ci spiegano come potevano arrangiarsi accendendo un fuoco. Solo uno di loro, ieri sera, si era ricavato dentro uno scatolone in plastica per la raccolta differenziata della carta, un vano dove ha sistemato un fornelletto a gas nella speranza di scaldarsi riso e pollo. Un’alimentazione scarsa e poco costante, unita alla disidratazione sono tra le cause delle patologie che vengono sistematicamente riscontrate dai medici volontari del nostro ambulatorio. Mali che possono cronicizzarsi se non curati e se non interviene cambiando stile di vita (casa, cibo, spostamenti e lavoro meno faticosi). Purtroppo, come approfondiremo in altre Liveblog, anche l’accesso alle visite mediche e a cure continuative non è semplice per gli stagionali.

Negli ultimi anni abbiamo visto aumentare il numero di braccianti che, con o senza il nostro supporto, sono riusciti a trovare un alloggio da affittare eppure spesso si tratta di appartamenti in piccoli Comuni lontani dalle zone di lavoro, con scarsi collegamenti del trasporto pubblico e comunque gli orari dei bus sono per lo più incompatibili con quelli della raccolta. Anche per chi non dorme in strada, i lunghi tragitti in bicicletta alla fine di una estenuante giornata di lavoro sotto il sole aumentano il rischio di incidenti, attenuato solo dai giubbotti catarinfrangenti e dalle luci che distribuiamo nella nostra “Boutique du monde”.

A questa fotografia di inizio stagione si aggiungono altri elementi legati al mancato rispetto delle norme sulla sicurezza che, in un momento di distrazione o stanchezza legata a questo stile di vita, possono costare caro, come per F. che abbiamo accompagnato al Pronto soccorso perché, senza i guanti per la potatura, ha rischiato di perdere una falange per un brutto taglio. Lo abbiamo visto arrivare al nostro Presidio a diversi giorni di distanza dall’accaduto, perché il datore (preoccupato per l’infortunio sul lavoro) non lo ha accompagnato in ospedale e gli aveva chiesto, come ci ha riferito, di non parlare con nessuno dell’accaduto. Parecchi braccianti arrivano alla nostra “Boutique” chiedendo ad esempio un paio di scarpe antinfortunistiche, altri raccontano di guidare mezzi agricoli senza patente.

Salute e lavoro: due diritti fortemente intrecciati, che torniamo a chiedere siano salvaguardati per evitare tragedie come quella di Camarda Fantamadi, bracciante 27enne, originario del Mali, morto proprio oggi mentre stava rientrando a casa in sella ad una bicicletta sulla strada provinciale dove ha avuto un malore per l’aria irrespirabile che aveva raggiunto i 40 gradi. È successo a Brindisi, ma anche qui a Saluzzo fa caldo, c’è il Covid e i braccianti sono tornati a sfrecciare ogni giorno sulle “strade della frutta”. La salute non è un diritto sacrificabile. 

Nuova stagione: appello ai volontari

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Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei …

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#Live2021_1 Una nuova stagione alle porte

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Con l’arrivo della primavera, anche a Saluzzo gli alberi da frutto iniziano a gemmare e, nei campi, agricoltori e operai iniziano i lavori di cura delle piante, come le potature. La stagione di raccolta dei piccoli frutti si avvicina e, di conseguenza, gli spostamenti dei braccianti che “migrano” inseguendo le stagioni in cerca di un lavoro  (i dati relativi all’attività del presidio 2020 sono sono pubblicati qui).

Nel frattempo la nostra Caritas continua la sua attività di ri-progettazione dei servizi, come per la Casa di Prima Accoglienza, che sarà intitolata a Mons. Bona. Qui grazie alla collaborazione con la Comunità Cenacolo e i frati minori del convento di San Bernardino, da inizio marzo in corso Piemonte 63 è stato riaperto il dormitorio maschile con 11 posti destinati a persone senza dimora, stabili nel territorio, oltre ad una mensa che potrà servire pasti a pranzo e a cena per chi è in difficoltà.

Altra struttura di accoglienza rimane Casa Madre Teresa di Calcutta, aperta nel febbraio dello scorso anno per persone che si trovano in particolari condizioni di vulnerabilità socio-sanitaria. Al momento la struttura accoglie due famiglie con bambini e quattro uomini, ex-braccianti agricoli con problematiche sanitarie, anche legate alla sfera psicologica, che l’équipe di Saluzzo Migrante sta accompagnando.

Nonostante l’apertura di queste due strutture, a nostro avviso, anche quest’anno la situazione dei senza dimora resta preoccupante. Nelle prime settimane di marzo la nostra équipe ha incontrato oltre 6 persone arrivate a Saluzzo senza un luogo in cui dormire. Alcuni sono arrivati appena è iniziata la nuova stagione, con le prime settimane di caldo, nella speranza di un ingaggio in agricoltura, mentre la maggior parte sono arrivati perché avevano appuntamento con la Questura di Cuneo per il rinnovo del permessi di soggiorno.

Il loro arrivo è conseguente alle domande di rinnovo che avevano fatto la scorsa estate, mentre raccoglievano la frutta nel nostro territorio, e che, a causa dei forti ritardi in tutta Italia nelle pratiche di rinnovo, sono stati rinviati di oltre 6 mesi. Tra questi braccianti ci sono persone che hanno fatto domanda per la sanatoria e che ancora oggi non hanno ricevuto alcuna risposta (come denunciato dalla campagna “Ero straniero” alla quale anche la nostra Caritas aveva aderito.

Queste persone, non trovando posti disponibili nei dormitori, hanno finito per dormire in strada, nonostante le temperature ancora gelide e il proseguire della pandemia, con tutte le conseguenze di rischio per sé e la collettività che questa situazione comporta.

Anche questa volta la nostra Caritas ha messo a disposizione la mensa e le docce, oltre all’assistenza degli operatori di Saluzzo Migrante tramite l’Infopoint. Si è cercato di accompagnarli nelle pratiche legate ai permessi, di sostenerli in una progettazione del proprio percorso di vita e lavoro più efficace o di individuare luoghi in cui essere ospitati. Alcuni sono ritornati nel Sud Italia, in particolare nel Foggiano, a Rosarno, a San Ferdinando. Altri invece si sono spostati a Cuneo, dove il Comune insieme alle realtà del Terzo settore, ha creato una rete di dormitori di prima accoglienza, ma la situazione resta precaria. Altri arrivi potrebbero essere incentivati da situazioni come il un nuovo sgombero nella zona del Movicentro, accanto alla stazione ferroviaria.

Saluzzo Migrante continua a monitorare le notizie che arrivano dal Sud, anche confrontarsi con gli operatori delle altre realtà attive in Italia, come Medu, Intersos, Cuamm, Medici per i diritti umani, Associazione TerraOnlus! Insieme a loro, nell’ambito del progetto di ricerca “HOASI”, è emerso come, ad un anno dallo scoppio della pandemia, attorno alle zone di raccolta, le baraccopoli prive di servizi igienico-sanitari sono ancora la norma ed i braccianti agricoli che qui vivono sono ancora in condizioni drammatiche.

Proprio per questo motivo, apprendiamo con favore l’avvio di un confronto tra la Prefettura di Cuneo e i Comuni frutticoli sul sistema di accoglienza diffusa che possa rispondere in modo strutturato e condiviso all’arrivo e alla permanenza dei lavoratori agricoli stagionali. Positiva è anche la messa a bando di contributi rivolti alle imprese agricole per strutturare luoghi di accoglienza per i dipendenti stagionali. La speranza è che il sistema di accoglienza diffusa possa allargarsi oltre la decina di Comuni finora coinvolti (con 180 posti a disposizione, purtroppo ancora insufficienti a far fronte al numero di lavoratori stagionali senza dimora).

Come Caritas, continuiamo a continueremo a chiedere “una stagione di dignità”, per non assistere al ripetersi di un’altra stagione in cui lavoratori stagionali siano costretti a vivere per oltre 5 mesi sotto un porticato oppure a dormire in un parco.

Il Presidio “Saluzzo Migrante” continuerà anche in questa stagione di raccolta la sua attività di advocacy, affiancata ai servizi di supporto ai bracccianti : la Ciclofficina, l’Ambulatorio medico, la “Boutique du monde”, lo sportello di orientamento lavorativo, gli accompagnamenti sanitari … resi possibili grazie al costante lavoro degli operatori e al fondamentale supporto di tanti volontari e volontarie.

[immagini di archivio]

Nuova stagione: appello ai volontari

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#Live2020_14 I. , tornare a casa

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I. aveva 23 anni quando è arrivato in Italia. Oggi ne ha 28.
Ha sempre fatto il bracciante e, così come molti altri stagionali agricoli che seguono il ciclo delle raccolte spostandosi da nord a sud, quest’estate è tornato a Saluzzo nell’azienda che da tempo lo assume da luglio a novembre.  
È un volto noto per il nostro Presidio, uno “storico” tra i braccianti del Saluzzese, tanto che conosce alla perfezione le vie e gli snodi principali della città.
Gesticola molto e frettolosamente, cercando di colmare le lacune del suo italiano con i segni.
Si spiega così mentre ci racconta la sua giornata nel nostro Infopoint e ci annuncia che tra pochi giorni, un po’ prima rispetto agli altri anni, lascerà Saluzzo. Quest’anno, però, non tornerà in Sicilia, come gli capitava di fare gli anni precedenti.

Ripartirà verso la sua “Côte D’Ivoire”, la Costa d’Avorio che pronuncia in francese anche quando parla italiano, come a farlo sentire più vicino alla sua casa, come a rendere il suo Paese più vivo nei discorsi, come se non ci fossero chilometri di terra, acqua a dividerli.

È tornato spesso al nostro Infopoint durante l’estate, per fare una doccia o chiedere informazioni, oppure come questa volta, per prendere dei  vestiti che aveva chiesto alla nostra Boutique du Monde.
I. è gentile, chiede con calma, dice che un volontario gli ha telefonato per avvertirlo che la sua borsa era pronta. Gli consegniamo i vestiti e una volta ritirati si mette in disparte per controllare. Ci sono un paio di guanti, ormai indispensabili perché ogni mattina inforca la bicicletta per andare al lavoro nei frutteti e un paio di pantaloni che “misura” con un gesto che in questi mesi di pandemia per i volontari è diventato routine. Afferra i pantaloni dalla vita e li avvolge attorno al collo spiegando che se il tessuto riesce a fare il giro allora significa che la taglia è giusta. “Fanno il giro, vanno bene” dice il suo volto che di colpo si riempie di soddisfazione.

Prima di ripartire ci chiede se abbiamo un paio di scarpe “belle, da festa” da portare in “Côte D’Ivoire”. Di fronte alla domanda un po’ insolita, aggiunge timidamente una spiegazione: “Mi servono perché mi vado a sposare”. Ci racconta della fidanzata che conosce da due anni, mostrandoci orgoglioso alcune fotografie sul cellulare. Dice che faranno una grande festa in “Cote d’Ivoire”: “Finisco di lavorare prima quest’anno apposta per tornare a sposarmi poi vedrò cosa fare”.
Nei suoi discorsi ci sono i tanti progetti di un giovane uomo, nelle sue parole il racconto di tanti anni trascorsi lontano da casa, cercando un lavoro sicuro.

Ad ottobre sono centinaia quelli come I. che, con il primo freddo e la fine dei contratti, decidono di ripartire per il loro Paese di origine: alcuni tornano per la prima volta dopo molti anni, alcuni per portare avanti scelte importanti nella propria vita (una casa, un matrimonio, un figlio…), altri per restare definitivamente.

Molti, invece, continuano la vita dello stagionale perché hanno bisogno di continuare ad assicurarsi un lavoro tornando al Sud in attesa delle prime raccolte invernali o nella speranza di trovare altri impieghi temporanei che gli permettano di sopravvivere.

Una vita in cui, spesso, stagionalità fa rima con incertezza.

Ad I. abbiamo augurato buon viaggio e felicità per il suo futuro.
Un volontario gli chiede se tornerà mai a Saluzzo: “Inshallah” risponde. “Se Dio vuole”.

              
[continua]

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

Nuova stagione: appello ai volontari

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Maggio 4, 2022 in News

Cerchiamo 2 tirocinanti

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Aprile 11, 2022 in News

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Marzo 22, 2022 in News

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#Live2020_13 Racconti di vita migratoria 2

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Durante i pomeriggi in cui il nostro Presidio apre i suoi servizi, molti braccianti arrivano nel cortile della Caritas carichi di fatica e dei loro stati d’animo come la frustrazione per non aver ancora trovato lavoro o la felicità per aver finalmente firmato un contratto.

M. è uno di loro . Originario del Burkina Faso, prima di arrivare in Italia 5 anni fa faceva il contadino. Racconta delle campagne in cui abitava, con la moglie e i tre figli.

Un lavoro all’aperto, con gli animali: “Era bello e tranquillo” ci racconta mentre è in coda per ritirare il pacco di vestiti che aveva chiesto alla nostra Boutique.  

Si siede tranquillo su una sedia, toglie il cappello, si strofina le mani solcate da piccole ferite, eredità del lavoro nei campi e del freddo nel nord del mondo.       
Ha un grande sorriso, gli occhi un po’ stanchi che disegnano però un’espressione serena. Ha voglia di parlare, di raccontarsi, tant’è che prima di chiacchierare con noi riesce ad attaccare bottone con altri braccianti in coda. La sua parlantina contagiosa fa sorridere anche chi preferisce stare sulle sue.

M. lavora a Revello, raccoglie mele e ci dice che di lì a poco sarà il suo ultimo giorno di lavoro “poi contratto finito”. Gli chiediamo se andrà via da Saluzzo e lui ci spiega di voler restare qui ancora per qualche settimana, per provare a cercare un altro lavoro. Dice che Saluzzo gli piace, nonostante il freddo e la mancanza di una casa, e che ha deciso di fermarsi

M. è uno dei tanti braccianti che a settembre dormono ancora in strada, esposti al freddo che l’inizio di autunno ha portato all’improvviso. Restare a Saluzzo per molti di loro significa sperare in un nuovo contratto in grado di assicurargli almeno la possibilità di trovare una casa nell’ultima parte dell’anno.

“Voglio una casa qui per poi far venire mia moglie e i miei figli” ci spiega M. Eppure questa prospettiva gli sembra davvero lontana, perché qui a Saluzzo secondo lui “ci sono poche case ed è difficile”. Se non ne troverà una, ci spiega, tornerà in Toscana dove ha vissuto per molti anni.

Viene da Siena e quando inizia a parlare della città del Palio i suoi occhi si illuminano.      
Una nostra volontaria gli chiede della gara tra le contrade e subito M. ci fa vedere sul suo telefonino i video e le fotografie che ha scattato lo scorso anno, dicendoci che era riuscito a vederlo “in prima fila” in Piazza del Campo.                              
“Mi piacciono gli animali, ma in Toscana non ho mai lavorato con loro. Ho fatto il lavapiatti e il cameriere per 5 anni” racconta, aggiungendo però che il lavoro in campagna gli piace di più perchè gli ricorda la sua terra, il Burkina. 

“Ora non ho più una casa a Siena” ci dice e spiega che a causa del minor afflusso di turisti in città per via del Covid, i prezzi sono aumentati troppo e non è più riuscito a pagare l’affitto. Per questo motivo è arrivato a Saluzzo, per cercare un nuovo lavoro e una nuova casa. 

“Vorrei restare in Italia e vorrei abitare in campagna” ci dice M. E aggiunge un piccolo sogno: “così posso prendermi un cavallo nuovo!”.    

[continua]

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

Nuova stagione: appello ai volontari

Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei …
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Maggio 4, 2022 in News

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Aprile 11, 2022 in News

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Marzo 22, 2022 in News

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#Live2020_12 Cerchiamo soluzioni

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Alle 01:30 ieri sera eravamo di nuovo lungo le strade di Saluzzo per il nostro Presidio mobile.
Abbiamo trovato, come di consueto in queste notti, una cinquantina di persone che dormivano sotto i portici dei palazzi di Inail e INPS. Non ci sono state operazioni di sgombero, ma ordinari controlli delle Forze dell’ordine, come ci hanno riferito i braccianti, che anche nei mesi precedenti erano stati eseguiti per verificare la situazione dei permessi di soggiorno e, in alcuni casi, rilevare la temperatura e lo stato di salute.

Se anche si fosse verificata un’azione di questo tipo (dopo quella di luglio nel parco di Villa Aliberti), crediamo che non sia questa la soluzione per rispondere alla situazione.

Come Presidio e come Caritas siamo convinti che le persone povere vadano incluse e sostenute creando percorsi condivisi verso l’autonomia (lavorativa, economica, abitativa), soprattutto in quest’anno di emergenza sanitaria.

Il disagio abitativo e la necessità di garantire la salute di tutti, braccianti e cittadini, possono essere affrontati solo attraverso con la collaborazione di più parti.

Ricordiamo che il Decreto Rilancio, all’articolo 103 comma 20, attribuisce competenze precise alle Regioni, alla Protezione Civile e alla Croce Rossa in materia di gestione degli accampamenti informali di braccianti agricoli.

Ricoridamo anche che questa situazione non interessa solo il Saluzzese: in questi mesi anche nell’Albese e nel Cuneese si ha notizia di braccianti stagionali senza dimora, accampati all’aperto.

Una condizione quindi che accomuna territori a vocazione agricola: che tipo di risposta sta dando la Regione Piemonte a queste situazioni? 

Respingere queste persone ai margini, sempre più in là, sempre più al buio affinché nessuno veda, secondo la nostra Caritas non risolve il disagio della loro condizione né mette al sicuro la cittadinanza. Per questo motivo rinnoviamo l’invito ad aderire all’appello lanciato su Change.org 

Anche questa sera torneremo a presidiare nelle strade di Saluzzo e dintorni, per stare accanto a queste persone, per sostenere un confronto costruttivo con i residenti delle zone interessate dagli accampamenti informali.

Da maggio chiediamo di rispettare e attuare quanto previsto dal Decreto Rilancio, per trovare soluzioni condivise che diano sicurezza e dignità.

[continua]

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

Nuova stagione: appello ai volontari

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Maggio 4, 2022 in News

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Aprile 11, 2022 in News

Processo Momo: commento alla sentenza

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Marzo 22, 2022 in News

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#Live2020_10 Disfare i bagagli

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Nell’ultima settimana, al disagio di chi non ha un tetto, al freddo e alle piogge, si è unita una nuova problematica: alcuni braccianti senza dimora, dopo una giornata passata nei frutteti o alla ricerca di un ingaggio, una volta tornati al loro giaciglio di fortuna non hanno più ritrovato i loro bagagli riposti in una piccola via laterale di Saluzzo, perdendo così coperte, cartoni, vestiti, contenitori, scarpe. 

Zaini, borsoni, valigie, buste di plastica…bagagli lasciati incustoditi durante la giornata e che possono essere considerati abbandonati o causa di degrado urbano e, per questo, prelevati dalla Nettezza Urbana. 

In Caritas abbiamo organizzato un deposito di bagagli che ad oggi custodisce 112 zaini, borse, borsoni che contengono gli averi più preziosi di chi arriva in cerca di opportunità. Per i braccianti è infatti fondamentale essere certi di poter ritirare e consegnare coperte, cartoni, vestiti, prodotti per l’igiene personale, documenti…. Pochi averi che non possono caricare sulla bicicletta usata come unico mezzo per cercare lavoro nelle campagne. Senza un deposito, di solito i braccianti  senza dimora, dopo essersi svegliati alle 4 o alle 5 del mattino, chiudono tutto in sacchi neri dell’immondizia e ripongono con cura questi bagagli improvvisati dietro cespugli, magazzini abbandonati, strade laterali per evitare che vengano buttati.

Secondo i regolamenti dei Comuni, nel caso di un oggetto abbandonato, è previsto che sia custodito per un certo periodo nel caso sia di valore. Questi sacchi, però, vengono spesso considerati beni senza valore e diventano oggetto di “operazioni di pulizia” già accadute nei mesi scorsi: è così che, ad esempio, durante lo sgombero del 2 luglio, numerosi braccianti hanno perso documenti, soldi, oggetti che rappresentavano ricordi cari delle loro famiglie, vestiti.

Capiamo che l’Amministrazione comunale si trovi a dover gestire una situazione complessa (per timori relativi al Covid19 o per la difficoltà di gestire un recupero) e si finisca per destinarli alla discarica. Nell’ultima settimana di agosto, prima dello smaltimento, siamo stati contattati per consentire alla nostra Caritas di recuperare questi sacchi ed evitare che venissero distrutti. Abbiamo così accettato di accogliere nel cortile di corso Piemonte una quarantina di bagagli, già prelevati dal camion della Nettezza Urbana e pronti per lo smaltimento, consapevoli del valore che rappresentano per i braccianti.

Abbiamo poi diffuso un rapido passaparola per consentire loro di recuperarli. Alcuni sono arrivati nel tardo pomeriggio, all’apertura del nostro servizio docce, per cercarli, facendoci trapelare un misto di frustrazione e umiliazione perché non ritrovavano oggetti importanti come le coperte per scaldarsi la notte. G., arrabbiato, ci ha spiegato che non aveva trovato nemmeno più i cartoni sui quali dormiva.

Quasi tutti ci hanno chiesto perché fossero stati portati via, quale pericolo potessero rappresentare. La distesa ordinata di zaini, valigie, sacchi di plastica, vestiti e scarpe, fatta dai nostri volontari, ha iniziato così a svuotarsi velocemente. 

A., appena sceso dalla bicicletta, si è avventato su un sacco che conteneva le sue pentole, appartenute a chissà quale lavoro e vita precedente. Felice di averle ritrovate, ci ha ringraziati per averle custodite e dopo averle caricate sulla bicicletta è ripartito veloce. 

Zaini, coperte, vestiti e pentole non hanno unicamente un valore materiale e di utilizzo per i braccianti, ma rappresentano anche un collegamento, un ancora con la vita che si sono lasciati alle spalle prima di arrivare qui in cerca di lavoro e spesso sono tutto ciò che hanno. 

Una coperta che diventa un riparo nella notte, quasi una casa. Uno zaino o una valigia che diventano un armadio improvvisato, appoggiato ad un marciapiede. Un mucchio di vestiti che, la sera, vengono appallottolati e diventano un cuscino. Un paio di scarpe, anche se rotte, possono continuare a permettere di cercare lavoro in bicicletta.

Valigie che molto spesso hanno la forma di grandi sacchi neri dell’immondizia, per proteggere dalla pioggia, ma che all’interno contengono vite, ricordi, documenti importanti per questi lavoratori.

A volte si tratta di oggetti che arrivano dalla nostra stessa Boutique, recuperati grazie ad una rete di solidarietà e volontari che negli ultimi mesi si è allargata rapidamente toccando anche altre regioni d’Italia molto lontane da Saluzzo: una maglia spedita da Livorno, uno zaino da Roma, delle scarpe antinfortunistica portate da amici.

La sera con il Presidio mobile, abbiamo monitorato le zone in cui i braccianti bivaccano durante la notte per informarli che i bagagli dispersi erano stati recuperati e che potevano venire a riprenderli anche il giorno dopo e chiedendo loro di trovare zone ancora più nascoste in cui posare le loro cose durante il giorno.

Possiamo comprendere che sia necessario avere cura della pulizia della città contrastando il degrado urbano, ma i pochi beni di un senza dimora non rappresentano immondizia di cui disfarsi. Queste righe vogliono soprattutto descrivere questo: il valore che si tramuta in disagio e l’impatto che un’azione simile ha sulle vite di chi spesso non ha voce o strumenti per descriverlo. 

[continua]

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

Nuova stagione: appello ai volontari

Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei …
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Maggio 4, 2022 in News

Cerchiamo 2 tirocinanti

La Caritas diocesana di Saluzzo cerca 2 tirocinanti (ambo sessi, tra i 20 e i 30 anni) per un’esperienza di formazione e inserimento nell’ambito delle attività di contrasto alle condizioni…
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Aprile 11, 2022 in News

Processo Momo: commento alla sentenza

La Caritas Diocesana di Saluzzo, prima con il progetto Presidio di Caritas Italiana poi insieme alla Fondazione San Martino con il progetto SIPLA Centro Nord di Consorzio Communitas e Arci,…
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Marzo 22, 2022 in News

Comuntà è casa con il progetto Ubuntu

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#Live2020_8 Dopo il nubifragio

By Live blog, New
Tetti scoperchiati, frutteti devastati, alberi abbattuti: mercoledì 12 agosto, dopo ore di temporali, vento e grandine il Saluzzese fa i conti con i danni a case, strade, economia locale.
Il giorno dopo sui giornali però non abbiamo trovato accenno a quelle persone che, anche sotto il nubifragio, sfrecciavano in bicicletta lungo le strade inondate dove il fango si mescolava alla frutta abbattuta.
Siamo partiti quello stesso mercoledì sera per un Presidio Mobile e ritornati il giorno successivo, al mattino, là dove i braccianti in cerca di lavoro dormono all’aperto.
Nell’insediamento nato a Lagnasco, accanto al cimitero, nella serata di mercoledì abbiamo nuovamente portato coperte che il giorno dopo abbiamo trovato stese ad asciugare e teli anti-pioggia. I secchi erano ancora pieni dell’acqua che i braccianti hanno tentato di levare dalle pozze create sotto le baracche auto-costruite. I cartoni fradici erano ammassati all’ingresso lungo le reti, le scarpe ricoperte di fango erano ordinate ai piedi di ogni giaciglio improvvisato.
Abbiamo raccolto la rabbia e frustrazione di chi, ci ha raccontato, é in Italia da anni e si ritrova a vivere in questa condizione. Molti sono braccianti “storici”, che ci hanno detto di avere già un contatto con un datore con cui hanno lavorato negli anni precedenti, da cui aspettano una chiamata o che sanno già li assumerà più avanti.
A pochi metri i container dell’Accoglienza Diffusa dove ha trovato un tetto chi ha un contratto o lo sta per firmare. Il vento e la grandine hanno danneggiato alcuni vetri delle strutture, un pezzo del muro che divide i container é crollato.
Poche ore di nubifragio sono bastate a rendere ancora più difficile la condizione dei braccianti, che risentirà anche dei danni provocati ai frutteti, alla produzione e, di conseguenza, dei condizionamenti sulla richiesta di manodopera.

[continua]

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

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#Live2020_7 Mantenere legami

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Ricaricare il cellulare è un gesto per molti quasi automatico: la sera, ad esempio prima di dormire, inseriamo la spina nella presa della corrente e colleghiamo il cavo al cellulare. Ricaricarci (dormendo) e ricaricare (il cellulare) sono diventate azioni quotidiane, quasi scontate per chi una casa ce l’ha.
In estate, a partire dall’inizio della stagione di raccolta, il nostro Presidio inizia a incontrare centinaia di braccianti che arrivano a Saluzzo da altre regioni italiane alla ricerca di un lavoro.
Sono spesso giovani accomunati dall’investimento che la famiglia ha fatto su di loro per cercare un modo di sostenersi fuori dal continente, investendoli della necessità di mantenere una famiglia spesso allargata (per tradizione culturale) a decine di altri parenti.
Per loro, quindi, il cellulare è simbolo di un ponte, l’ultimo collegamento sicuro con una vita che, per quanto difficile, era fatta di persone care.
Per cercare di mantenere questi legami, il nostro Presidio offre la possibilità di ricaricare il cellulare negli orari dei servizi.
Mentre attendono in coda per l’Infopoint o prima di fare una doccia, i ragazzi lasciano a noi il loro telefono che viene contrassegnato da un’etichetta in modo da essere riconosciuto al momento della consegna.
In questi momenti molti iniziano a raccontarsi, come B. che con le mani coperte di cicatrici stringe il telefono. Quando gli chiediamo come si è fatto quei graffi, ci racconta che se li è fatti sradicando a mano i mandarini durante la raccolta a Rosarno, mentre qui a Saluzzo ci dice con sollievo che almeno gli danno degli attrezzi per raccogliere i mirtilli e non deve farlo a mano. Oppure c’è O., un ragazzo maliano dai modi tranquilli che assieme al cellulare ci chiede di poter caricare anche il rasoio per farsi la barba e tagliarsi i capelli.
Man mano che le ore passano, i nostri volontari scollegano e ricollegano almeno una cinquantina di telefoni che ogni tanto vibrano, suonano, gli schermi si illuminano e sullo sfondo appaiono foto di parenti o amici distanti. Una distanza, Italia – Africa, che una semplice chiamata può coprire.

[continua]

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

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