La Lettera

testo e foto di Andrea Fenoglio

Raffaella Curetti è la direttrice scolastica di Caraglio e della Val Grana, nel cuneese. A ottobre è stata al centro delle cronache locali perché alcuni genitori dei bambini che vanno alla scuola elementare di Monterosso Grana, hanno deciso di non mandare i loro figli a scuola in segno di protesta. 

Lo hanno fatto per protestare contro l’arrivo di 30 rifugiati nell’albergo della Posta. L’albergo vuoto si trova proprio dall’altra parte della strada rispetto alla scuola.

È successo venerdì 14 ottobre 2016, 20 bambini su 70 non sono stati mandati a scuola. A seguito di questa azione la direttrice ha deciso di scrivere una lunga lettera rivolta ai bambini.

È successo venerdì 14 ottobre 2016: 20 bambini su 70 non sono stati mandati a scuola. 

La scuola e l’albergo della Posta si trovano l’uno di fronte all’altro, separati dalla strada principale della valle.

Raffaella Curetti spiega che la scuola montana di Monterosso nasce per riunire tutta la Val Grana in un unico paese. Per superare i problemi di campanile tra i vari centri abitati e creare una identità di valle, sono stati introdotti dei focus group: docenti e genitori che lavorano sulla conoscenza specifica delle problematiche. Li hanno intitolati: La scuola siamo noi.

Ora la situazione può essere propizia per superare assieme quelle paure e costruire una nuova comunità, partendo proprio dai bambini.

La direttrice racconta di aver parlato con uno dei 20 figli che il 14 ottobre non sono stati mandati a scuola. Parlando dei rifugiati e del loro viaggio per essere poi smistati a Monterosso, il bambino le ha detto che devono aver avuto molta paura.

La paura è il tema principale della lettera della Curetti, quella stessa paura sentita dai genitori della Val Grana che hanno deciso di coinvolgere i propri figli. Paradossalmente questa storia finirà forse per legare di più di quello che non sarebbero state le due strutture, la scuola e l’albergo dei trenta rifugiati. Ora la situazione può essere propizia per superare assieme quelle paure e costruire una nuova comunità, partendo proprio dai bambini.

Intanto la dirigente Curetti ha portato nelle sue scuole una mostra sui salvataggi nel mediterraneo fatti durante l’operazione “Mare Nostrum”.

FOCUS GROUP: Il focus group (o gruppo di discussione), nasce negli Stati Uniti ad opera di due sociologi degli anni ‘40 del Novecento, K. Levin e R. Merton, è una tecnica qualitativa utilizzata nelle ricerche delle scienze umane e sociali, in cui un gruppo di persone è invitato a parlare, discutere e confrontarsi riguardo all’atteggiamento personale nei confronti di un tema. 

OPERAZIONE MARE NOSTRUM: è stata una vasta missione di salvataggio in mare dei migranti che cercavano di attraversare il Canale di Sicilia dalle coste libiche ai territori italiano e maltese, attuata dal 18 ottobre 2013 al 31 ottobre 2014 dalle forze della Marina Militare e dell’Aeronautica Militare italiane.

LA SCUOLA DI VALLE DI MONTEROSSO: I costi hanno superato il milione e mezzo di euro, è la punta di diamante di un progetto per il rilancio della Valle nel quale la nuova Scuola, intesa tanto come edificio che come agenzia didattico-educativa, sia motore di sviluppo, volano per invertire una tendenza ormai consolidata e inarrestabile allo spopolamento delle zone montane. La nuova Scuola, in questa ottica, sarà il principale strumento per garantire la permanenza di un tessuto sociale vivo e l’insediamento di nuove famiglie per le quali, presa coscienza della sempre maggior complessità della realtà globale, l’investimento formativo per i propri figli sta assumendo grande importanza.

LA MOSTRA: La mostra che la Professoressa Curetti ha proposto agli alunni è “ITACA” di Marcello Carrozzo.

Marcello Carrozzo nasce a Ostuni nel 1950. Figlio d’arte, subisce fin dall’infanzia il fascino della fotografia e della camera oscura. Poco più che ventenne si trasferisce a Milano dove frequenta l’Istituto di Ottica e Scienze Optometriche. Le strade della Milano degli anni settanta diventano una straordinaria palestra per i suoi primi reportage sociali. Ama raccontare la gente e questo lo porta spesso “dietro l’angolo” a vedere cosa succede e finisce col trovarsi anche lui dietro le barricate, tra gli emarginati, a documentare le contraddizioni, le sofferenze, i soprusi, e tentare, con la macchina fotografica di rendere visibile l’invisibile. Ha realizzato reportage in Siria, Libano, Giordania, striscia di Gaza, Iraq, Kenya, Congo, Thailandia, Vietnam, India e Mongolia. Ha all’attivo numerose mostre fotografiche, alcune delle quali con patrocinio ONU-WFP e Ministero degli Affari Esteri .

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