Alla locanda del paese

testo e foto di Andrea Fenoglio

Ritorniamo sulla storia di Frassino raccontandone una piccola appendice positiva.

Siamo stati dai Chimi, la locanda del paese gestita da Simone e Chiara. Da loro lavora da 7 anni Mohamed Francis Coulibaly, per tutti Mo.

Prima Simone e Chiara avevano gestito proprio l’ex “Albero fiorito”, il locale dismesso che avrebbe dovuto ospitare i richiedenti asilo.

Mohamed arrivò a Frassino passando da Saluzzo, come abbiamo già raccontato per i lavoratori di isiline, transitare da Saluzzo in cerca di lavoro nei frutteti, vuol dire a volte imbattersi in occasioni che permettono di restare, di stabilirsi per anni e iniziare una nuova vita. Così è andata per Mo che aveva raggiunto Frassino tramite una conoscenza fatta a Saluzzo.

Ecco allora che lo stesso paese che ha rifiutato l’arrivo di una quindicina di richiedenti asilo, si trova comunque ad avere a che fare con il fenomeno migratorio africano, così come Mò ci sono anche altri arrivati negli ultimi anni, ad esempio lo scorso anno si è raggiunto il numero per la scuola elementare grazie ai figli di una coppia di ivoriani. Ecco allora che le carte si mischiano e quando si esce dall’ideologia della paura, dell’emergenza, ci si scopre a vivere in un paese normale…

Simone dice che Mo è ben integrato nel paese: “Secondo me i pochi immigrati (africani, albanesi, rumeni, marocchini) che LAVORANO sono integrati, nel senso che sono accettati e tollerati, basandosi sul principio che se lavori allora va bene… Allo stesso modo qui a Frassino Mo vive questa situazione: ha un lavoro, paga l’affitto, saluta e non fa casino… Quindi penso che, almeno in superficie, sia ben accetto”.

Mo aveva iniziato da lavapiatti, adesso, quando Simone non c’è, è lui a gestire la cucina. Se vi venisse voglia di andare a provare come lavorano ecco la  filosofia di Simone e Chiara: “I chimi nasce dall’idea di arrivare all’anima delle preparazioni, per offrire la materia prima al massimo della sua purezza, esaltarla in quanto tale. Per questo curiamo e compriamo di persona tutti gli ingredienti, se possibile in valle o al massimo a Cuneo. La nostra cucina rispecchia il territorio e cerca di valorizzare il più possibile appunto le materie prime che in queste zone sono ottime”.

P S

Non riportiamo la testimonianza di Mo perché ha preferito lasciar parlare le “sue” ravioles, se non passate dalla Val Varaita e volete provare con le vostre mani, Simone ci ha dato la ricetta. Semplicissima direte, come accettare che il mondo degli uomini sia fatto da sempre di migranti…

Le ricette

RAVIOLES

patate lesse e schiacciate 1 kg

farina 250 gr

tomin di Melle 100 gr.

condire il tutto con il burro migliore che vi capiti a tiro 

TESTINA DI MANZO

Si fa bollire in acqua e aromi finché non viene morbidissima  e si serve con aiolì e bagnetto verde

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