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Giugno 2021

#Live2021_2 La salute dei braccianti a rischio

By Live blog, New

Quand’è che un lavoratore si può considerare sfruttato? Non è solo questione di mancanza di contratti, niente contributi… tra gli indici che il codice penale individua c’è anche il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e sull’orario. Perché il buon lavoro, quello dignitoso, passa anche dalla  tutela della salute.

Ce lo ricordano ogni giorno i braccianti che arrivano al nostro Presidio in corso Piemonte 59: la maggior parte racconta di straordinari che diventano la norma, spesso non riconosciuti in busta paga. A questo si unisce un contesto che troppo spesso mette a rischio la loro salute: la difficoltà a trovare un posto dignitoso in cui dormire li costringe spesso a finire in strada, dormendo sopra un cartone appoggiato sull’asfalto, senza un riparo dalla pioggia, senza prendere sonno per l’assillo di stare allerta nel caso in cui ci siano controlli dei documenti da parte delle Forze dell’Ordine, sgomberi o qualcuno venga a rubare tra i pochi averi che hanno stipato in una valigia.

Ci raccontano della sveglia all’alba, tra le quattro e le cinque del mattino, pronti per raggiungere i campi colmi di mirtilli. La prima preoccupazione è quella di trovare un luogo in cui nascondere i cartoni e le coperte, in modo che non siano scambiati per rifiuti e gettati via, per riuscire a ritrovarli la sera quando rientreranno in quell’angolo buio dove hanno cercato riparo. Già lo scorso anno, dopo una serie di interventi di pulizia in città durante i quali sono state gettate via le coperte dei braccianti, eravamo alla ricerca di nuove coperte così, ascoltate queste storie durante le ore di apertura della nostra “Boutique du monde” le nostre volontarie quest’anno ci hanno sorpresi con la loro creatività. Hanno portato una serie di teli ai quali hanno cucito tasche e lacci per poter arrotolare le coperte che consegnamo durante i Presidi Mobili. “Così le possono legare alle bici” ci hanno spiegato, “per evitare che non le ritrovino più ogni sera”.

Ma la giornata di un bracciante senza dimora non ha esaurito le sue preoccupazioni al mattino. Dopo aver fatto sparire le tracce del loro giaciglio, ci raccontano dei chilometri in bici (anche una ventina) che affrontano lungo le “strade della frutta”, tra camion e ginocchia che pestano sui pedali per arrivare al luogo di lavoro. Al ritorno, la loro speranza è sempre quella di riuscire ad arrivare prima possibile in Caritas per prendere i primi numeri della fila e non dover attendere troppo per una doccia. Per alcuni l’attesa rappresenta un momento di riposo: potersi sedere, chiacchierare con gli altri in attesa, ricaricare il cellulare, bere dell’acqua fresca, spalmare una crema sulla pelle riarsa dal sole…

Ieri sera oltre 40 braccianti sono arrivati per una doccia nel nostro cortile in corso Piemonte. Dopo una giornata di lavoro, riuscire a lavarsi, pulire i vestiti, diventa l’accesso a una normalità non scontata in questi luoghi, ma essenziale. Il servizio docce che abbiamo riattivato quest’anno, grazie ai volontari, resto aperto il martedì e il giovedì. Se troveremo nuovi volontari disponibili, contiamo di aumentare le aperture.

La vita in strada mina la salute dei braccianti non solo quando sono esposti ai temporali estivi, alle grandinate, alle temperature che scendono la notte, ma anche perché non riescono a cucinare un pasto vero. Se la realtà delle baraccopoli è drammatica nei loro racconti, almeno lì ci spiegano come potevano arrangiarsi accendendo un fuoco. Solo uno di loro, ieri sera, si era ricavato dentro uno scatolone in plastica per la raccolta differenziata della carta, un vano dove ha sistemato un fornelletto a gas nella speranza di scaldarsi riso e pollo. Un’alimentazione scarsa e poco costante, unita alla disidratazione sono tra le cause delle patologie che vengono sistematicamente riscontrate dai medici volontari del nostro ambulatorio. Mali che possono cronicizzarsi se non curati e se non interviene cambiando stile di vita (casa, cibo, spostamenti e lavoro meno faticosi). Purtroppo, come approfondiremo in altre Liveblog, anche l’accesso alle visite mediche e a cure continuative non è semplice per gli stagionali.

Negli ultimi anni abbiamo visto aumentare il numero di braccianti che, con o senza il nostro supporto, sono riusciti a trovare un alloggio da affittare eppure spesso si tratta di appartamenti in piccoli Comuni lontani dalle zone di lavoro, con scarsi collegamenti del trasporto pubblico e comunque gli orari dei bus sono per lo più incompatibili con quelli della raccolta. Anche per chi non dorme in strada, i lunghi tragitti in bicicletta alla fine di una estenuante giornata di lavoro sotto il sole aumentano il rischio di incidenti, attenuato solo dai giubbotti catarinfrangenti e dalle luci che distribuiamo nella nostra “Boutique du monde”.

A questa fotografia di inizio stagione si aggiungono altri elementi legati al mancato rispetto delle norme sulla sicurezza che, in un momento di distrazione o stanchezza legata a questo stile di vita, possono costare caro, come per F. che abbiamo accompagnato al Pronto soccorso perché, senza i guanti per la potatura, ha rischiato di perdere una falange per un brutto taglio. Lo abbiamo visto arrivare al nostro Presidio a diversi giorni di distanza dall’accaduto, perché il datore (preoccupato per l’infortunio sul lavoro) non lo ha accompagnato in ospedale e gli aveva chiesto, come ci ha riferito, di non parlare con nessuno dell’accaduto. Parecchi braccianti arrivano alla nostra “Boutique” chiedendo ad esempio un paio di scarpe antinfortunistiche, altri raccontano di guidare mezzi agricoli senza patente.

Salute e lavoro: due diritti fortemente intrecciati, che torniamo a chiedere siano salvaguardati per evitare tragedie come quella di Camarda Fantamadi, bracciante 27enne, originario del Mali, morto proprio oggi mentre stava rientrando a casa in sella ad una bicicletta sulla strada provinciale dove ha avuto un malore per l’aria irrespirabile che aveva raggiunto i 40 gradi. È successo a Brindisi, ma anche qui a Saluzzo fa caldo, c’è il Covid e i braccianti sono tornati a sfrecciare ogni giorno sulle “strade della frutta”. La salute non è un diritto sacrificabile. 

Nuova stagione: appello ai volontari

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Una nuova stagione di raccolta della frutta inizia nel Saluzzese e la Caritas diocesana torna a lanciare una richiesta di supporto nella gestione dei servizi di accoglienza a favore dei …

Cerchiamo 2 tirocinanti

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La Caritas diocesana di Saluzzo cerca 2 tirocinanti (ambo sessi, tra i 20 e i 30 anni) per un’esperienza di formazione e inserimento nell’ambito delle attività di contrasto alle condizioni…

Processo Momo: commento alla sentenza

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Comuntà è casa con il progetto Ubuntu

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A partire dal mese di giugno del 2021 (fino a novembre del 2022)  la Caritas di Saluzzo ha dato il via alle azioni operative del progetto "Ubuntu" promosso dal Comune…

Una nuova stagione con il progetto Sipla

By New, News

Dal dicembre 2020 la Caritas di Saluzzo, attraverso la Fondazione San Martino come ente gestore, ha attivato il progetto SIPLA – Sistema di Protezione dei Lavoratori in Agricoltura, promosso per il Centro Nord Italia dal Consorzio Communitas con Arci Piemonte (www.retesipla.it)

In questi primi mesi dell’anno, gli operatori stanno portando avanti le attività che già erano del progetto Presidio, con il supporto amministrativo, legale, sindacale, sanitario ai braccianti in arrivo per la nuova stagione di raccolta e i servizi come la Ciclofficina e la “Boutique du Monde”.

Nel corso dei primi cinque mesi del 2021 gli operatori hanno incontrato 173 persone e registrato 341 accesso, principalmente per motivi legati a questioni amministrative (24%), esigenze di beni di prima necessità come coperte, cibo, vestiti (13%), necessità di ricerca di una casa (11%) e per motivi sanitari (10%).

PRESIDIO

Da gennaio a maggio 2021 il Presidio in corso Piemonte 59 è stato aperto tre giorni alla settimana (lunedì, mercoledì e venerdì dalle 17 alle 19). Gli stagionali sono arrivati solo verso metà aprile mentre in precedenza gli operatori hanno incontrato stranieri residenti da tempo, che si sono fermati sul territorio, in buona parte con trascorsi come lavoratori agricoli e che presumibilmente saranno impiegati nuovamente nei frutteti anche quest’anno. Molte persone tornano più volte allo sportello, per chiedere aggiornamenti sulle loro pratiche, ma soprattutto per necessità e bisogni. Spesso servono più colloqui per costruire un rapporto di fiducia tale da far sì che la persona possa superare la diffidenza nei confronti degli operatori e la paura di parlare di situazioni di sfruttamento per il timore di ripercussioni da parte del datore, del caporale, o dell’ “amico” che l’ha aiutata a trovare il lavoro. A questo si aggiunge la paura di perdere il contratto, necessario per il rinnovo del permesso di soggiorno. La maggior parte delle persone incontrate ha un’istanza in corso, una protezione umanitaria, sussidiaria, per lavoro o è un richiedente asilo (10%). 

Il 24% del totale delle richieste arrivate finora all’Infopoint riguardano difficoltà o la mancanza di comprensione dell’iter per il disbrigo di pratiche amministrative (modificare i dati anagrafici sui documenti, rinnovare il permesso di soggiorno – la maggior parte delle persone incontrate ha infatti un’istanza in corso-, richiedere il passaporto o un altro titolo di viaggio). Ci sono poi , a ciò si aggiunge la necessità della dichiarazione di ospitalità per il rinnovo del permesso di soggiorno, estremamente problematica per chi è senza dimora, per chi è stagionale e trova alloggio presso conoscenti che però hanno già attivato molte altre ospitalità o hanno case affollate. Infine risulta una grande richiesta relativa alle dichiarazioni di residenza e di conseguenza alla richiesta di case da affittare per poter avere una residenza a causa della prassi della questura di Cuneo di richiedere il certificato di residenza, nonostante non sia necessario, per la conversione del pds umanitario e di casi speciali in permssi di soggiorno per motivi di lavoro subordinato.

CICLOFFICINA, BOUTIQUE, DEPOSITO BAGAGLI

Il Presidio in corso Piemonte funge anche da tramite per i servizi di prima necessità quali la Ciclofficina (che offre riparazioni e biciclette su cauzione, un deposito con le due ruote lasciate dai braccianti nella scorsa stagione) e la “Boutique du monde” (allestita nella sala polivalente oggi intitolata all’ex Direttrice Caritas Anna Maria Busso Olivero) dove si distribuiscono vestiti, scarpe, zaini, coperte, gilet … tramite una tessera che assegna un tot di capi a seconda del tipo e della stagione. Come gli altri anni, per i braccianti è inoltre possibile utilizzare l’indirizzo di corso Piemonte 59 per ricevere la posta (in quanto molti hanno residenza in altre regioni oppure sono senza dimora o non possono riceverla perché alloggiati in sistemazioni temporanee come quelle del progetto di Accoglienza Diffusa). Torna attivo anche il deposito bagagli per consentire ai braccianti di depositare valigie e borsoni con i loro avere in un luogo custodito anziché rischiare di vederli rimossi in quanto incustoditi durante il giorno, mentre lavorano o cercano lavoro, nei luoghi pubblici in cui si sistemano la notte perchè senza dimora.

ASSISTENZA LEGALE

L’attività dell’Infopoint procede anche con la presenza degli avvocati volontari che supportano un orientamento legale gratuito che riguarda per lo più questioni sui rinnovi dei permessi di soggiorno e sulle richieste di protezione internazionale. Sono comunque presenti situazioni specifiche di presa in carico di persone in situazioni di sfruttamento lavorativo, questioni penali o civili. Rispetto alle prese in carico legali si è aggiunto da due anni l’affiancamento della Human Rights and Migration Law Clinic (International university college) che offre orientamento gratuito e l’appoggio di un proprio circuito di avvocati.

AMBULATORIO MEDICO STAGIONALI

Tra i servizi di supporto riparte anche quello di assistenza sanitaria tramite l’Ambulatorio medico stagionali, riattivato da metà maggio, per persone non residenti, ma che hanno la tessera sanitaria. L’Ambulatorio, grazie alla convenzione tra ASL CN1 e Fondazione San Martino, offre assistenza continuativa a chi non ha medico di base sul territorio dunque potrebbe accedere a visite di base solo a pagamento. Attivo il martedì dalle 17 alle 19, per accedervi è necessario prenotarsi per consentire il triage anti Covid. Basta telefonare ai numeri dell’Ambulatorio (cell. 380 6910580) o del Presidio (cell. 334 1197296) ed un operatore organizza l’appuntamento con i medici volontari. L’Ambulatorio  fornisce visite di base oltre a dare un supporto riguardo documentazione e pratiche per le visite specialistiche alle quali spesso questo genere di pazienti non riesce comunque ad accedere in altri territori, a volte anche coprendo una parte delle spese grazie ai fondi della Caritas Diocesana.

CASA MADRE TERESA DI CALCUTTA

In vista dell’avvio della stagione di raccolta, anche quest’anno la Caritas riapre anche il dormitorio maschile al piano terra di Casa Madre Teresa. L’ingresso degli ospiti avverrà su parere dei medici volontari dell’Ambulatorio Medico Stagionali proprio perché la struttura è dedicata a persone con particolari vulnerabilità dal punto di visto socio-sanitario, oltre a quelle che stanno affrontando un percorso di emersione dallo sfruttamento, ma non sono ancora inserite in progetti specifici di tutela come quelli anti tratta.

Aderiamo all’appello “Difendiamo i diritti”

By New, News

Anche il progetto Saluzzo Migrante aderisce all’appello (pubblicato qui) promosso da associazioni quali ASGI e Antigone, rivolto alla Prefettura di Torino dopo la morte nel CPR (Centro di permanenza e rimpatrio) del capoluogo piemontese di un 23enne originario del Gambia nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio.

La notizia della morte di Moussa Balde, portato nella struttura in quanto irregolare dopo aver subito un’aggressione a Ventimiglia lo scorso 9 maggio, secondo i promotori dell’appello rappresenta un ennesimo, grave episodio che riaccende i riflettori sulle responsabilità delle organizzazioni statali in merito al rispetto dei diritti fondamentali delle persone extracomunitarie, spesso vittime di irregolarità e abusi.

Nel Saluzzese ogni anno gli operatori di Saluzzo Migrante incontrano migranti senza permesso di soggiorno, la cui esistenza rimane connotata da invisibilità e sofferenza. Al contrario, questa dimensione viene meno quando li si etichetta esclusivamente per la loro funzione, quella di braccia utili all’economia agricola locale che ogni stagione li recluta come manodopera. Come se la loro dignità e l’esistenza andasse riconosciuta (e raccontata) solo in quanto strumentali al soddisfare un bisogno del sistema produttivo anziché in quanto persone.

Nell’esperienza degli operatori di Saluzzo Migrante sono moltissimi i casi di chi ha perso il permesso di soggiorno a causa di una burocrazia che diventa discriminatoria per via della farraginosità degli iter che rendono impossibile il rinnovo. La precarietà di questa condizione spesso mina anche l’equilibrio psicofisico delle persone che gli operatori di Saluzzo Migrante incontrano, sommandosi ai già numerosi traumi legati al percorso migratorio e alla permanenza in Italia, magari in luoghi ad alto sfruttamento e caporalato. L’attività di Presidio nasce proprio per fornire un adeguato accompagnamento e comprensione dell’iter per poter ottenere i documenti necessari a rimanere regolarmente in Italia.

La storia di Moussa Balde ricorda una situazione simile, incontrata un anno e mezzo fa dai nostri operatori, quella di M.K. arrivato a Saluzzo con una diagnosi da disturbo post-traumatico da stress, si è presentato al Presidio con una situazione di forte instabilità emotiva e con un permesso di un soggiorno scaduto. M.K. non era riuscito ad ottenere nuovamente la protezione umanitaria perché, vivendo in strada, gli era stata negata la possibilità di rinnovarlo, nonostante la legge preveda la possibilità di farlo anche per i senza dimora, nonostante non abbiamo un indirizzo di domicilio stabile.

Agli occhi degli operatori di Saluzzo Migrante M.K. è subito parsa come una persona estremamente fragile (tanto da aver più volte minacciato di togliersi la vita), tale da aver bisogno di uno specifico sostegno. Una persona divenuta involontariamente “invisibile” per le Istituzioni. La sua condizione ha richiesto da parte di Saluzzo Migrante un lungo accompagnamento, complicato dai limiti delle Istituzioni territoriali (servizi sociali, strutture di accoglienza per i lavoratori stagionali, servizio sanitario nazionale).

Grazie al supporto del Presidio e all’orientamento legale fornito dalle cliniche dell’International University College che collaborano con Saluzzo Migrante, M.K. oggi ha un permesso di soggiorno come rifugiato politico, il titolo più alto di protezione che viene riconosciuto dallo Stato Italiano. Oggi sta cercando non senza fatica di ottenere il documento, a distanza di oltre 4 mesi dal riconoscimento. Grazie agli operatori è stato coinvolto in un progetto di formazione professionale apistica per consolidare una professionalità che lo faccia uscire dalla precarietà del lavoro stagionale.

M.K. è solo uno dei centinaia di migranti che il Presidio incontra ogni anno, persone che senza il supporto di volontari e realtà del Terzo Settore coinvolte da Saluzzo Migrante rischiano di rimanere invisibili. Il reato di clandestinità è l’unico, introdotto nel sistema penale italiano, a punire uno status e non un’azione: il rischio di condurre un’esistenza degradante, fatta di esclusione e marginalità, che può condurre ad una morte di Stato, come è stato per Moussa Balde.

Ci uniamo all’appello per chiedere che sia fatta chiarezza sulla morte di questo giovane e su tutte le inadempienze nel garantire i diritti delle persone a cui assistiamo da troppi anni, affinchè per chiunque siano garantiti diritti, dignità e libertà.