A differenza delle previsioni che abbiamo letto in diversi comunicati stampa durante queste settimane, né l’emergenza sanitaria né le restrizioni alla mobilità hanno scoraggiato l’arrivo di braccianti in cerca di lavoro stagionale o chiamati dai datori.
Nelle ultime settimane assistiamo ai primi arrivi: al nostro Infopoint si presentano braccianti che cercano informazioni su dove dormire.
Ieri mattina alcuni sono stati fermati dalle forze dell’ordine che li hanno multati perché arrivavano da fuori regione: ci hanno detto di essere arrivati in seguito ad una telefonata di un datore di lavoro e di un amico, al quale era stato chiesto dal datore di trovare della manodopera: richieste informali, senza una lettera di invito o un contratto, fuori della piattaforma “Io lavoro in agricoltura” predisposta dalla Regione.
Ad oggi abbiamo registrato una serie di arrivi, in piccoli numeri, ma costanti. I primi presidi mobili che abbiamo fatto in queste serate ci restituiscono già la realtà di persone senza casa che stanno dormendo accampate in angoli nascosti della città.
Nel corso dei presidi mobili abbiamo donato mascherine a tre persone coricate a terra, nei campi, arrivate dalla Calabria e dalla Puglia: hanno detto di essere arrivate perchè oggi avrebbero iniziato a lavorare nella raccolta dei mirtilli.
Abbiamo chiarito a tutti i lavoratori incontrati che devono ottenere un posto dove dormire dal datore di lavoro, come previsto dai comunicati siglati ai Tavoli dai sindacati agricoli e dalle organizzazioni produttive, di concerto con la Regione e con i sindaci. Purtroppo sono tanti i braccianti che ci dicono che il “capo” non offrirà loro un alloggio: d’altronde, la normativa non impone alcun obbligo in questo senso.
Confidiamo che nei prossimi giorni si possano trovare soluzioni adeguate: la raccolta dei mirtilli sta iniziando, quella delle pesche è alle porte. Siamo preoccupati dal constatare che al momento è stata prevista alcuna struttura per un’accoglienza d’emergenza di queste persone, senza dimora, ma arrivate nel Saluzzese per lavorare, nel rispetto delle previsioni per contrastare il contagio da Covid 19.
Come Caritas sottolineiamo la nostra preoccupazione perché questa situazione non può gravare solo su persone già fragili per la precarietà della loro condizione. Questi braccianti, già gravati da rapporti di lavoro spesso non pienamente regolari, oggi sono costretti a dormire in strada, ma anche in strada sono costantemente oggetto di pressioni per trovare altri luoghi in cui stare: ancora più isolati, ancora più vulnerabili, ancora più ricattabili.