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Ottobre 2018

Copertina Live8 Ascolto, voci e numeri saluzzo migrante caritas saluzzo

#Live2018_8 Ascolto, voci e numeri

By Live blog

La stagione si avvia al termine e per i molti è già tempo di bilanci. Rispondiamo, in Presidio e a chi in riunione ci fa domande: “Quanti ce ne sono ancora? In quali luoghi abitano? Il dormitorio PAS è pieno? In quanti lavorano?”.

Sono domande “bianche” perché zeppe di numeri. Numeri che fanno sì notizia, ma che non restituiscono la singolarità di ogni storia, di ogni persona che abbiamo finora incontrato, ascoltato, aiutato.

Tra queste, ogni giorno, con l’arrivo della sera troviamo nel nostro Presidio Caritas o al telefono dello sportello, le domande “nere”. Sono quelle di chi ha trovato ospitalità in Casa Madre Teresa, almeno 12-15 persone in questi settimane di autunno, arrivate qui perché malate o perché hanno deciso di denunciare una situazione lavorativa che non vogliono più accettare. Poi ci sono le persone ospitate nei 4 siti del progetto “Accoglienza Diffusa”: 114. Ascoltiamo anche loro, mentre ci salutano dalle strutture comunali messe a disposizione, mentre saldano il conto della loro spesa mensile e partono per chissà dove. A volte sappiamo dove andranno, a volte, no … l’unica certezza è che il loro posto in poco tempo sarà occupato da un’altra persona in cerca di un luogo in cui dormire, con un contratto in mano già da qualche mese.

Ascoltiamo le voci di chi lavora, spesso le stesse ascoltate dagli operatori del dormitorio PAS: chiedono quando chiuderà il dormitorio o se ci sia un posto libero in una casa, altri chiedono una coperta perché nella fabbrica occupata in via Lattanzi fa freddo, ma qui devono rimanere perché di lavoro ce n’è ancora, la raccolta va terminata, la paga riscossa.

“Sono venuto qui per questo” sentiamo dire dalla maggior parte di questi che per noi non sono numeri, ma voci, volti, storie. Ascoltiamo la loro voce, preoccupata, che chiede informazioni sul permesso di soggiorno, su dove andare perché non hanno un riparo o perché non hanno più lavoro, se il contratto può essere utile.

Ascoltiamo la voce di chi posa una bicicletta in corso Piemonte, davanti al nostro Presidio, registra il suo nome, controlla la posta per l’ultima volta nella saletta gialla e parte. Per lui non c’è qualcosa che finisce, c’è semplicemente il continuare a migrare, la sua voce è stata molto più di un numero.

UNA DOMENICA DI OTTOBRE

Proprio perché il nostro aiuto parte prima di tutto dall’ascolto, abbiamo voluto creare un’occasione di ascolto reciproco fra chi vive ai due opposti del mondo e spesso della filiera agricola.

Sabato 27 e domenica 28 ottobre abbiamo ospitato in Caritas 15 studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Giovani che arrivano da tutta Italia e da tutto il mondo per studiare il mondo del cibo e che a Saluzzo hanno voluto capire da vicino cosa ruota attorno alla produzione agricola fin dal campo, dalla raccolta.

Gli studenti hanno ascoltato da Janiki l’evolversi della situazione dei braccianti saluzzesi negli anni, come e perché il nostro Presidio è nato, cosa facciamo tutti insieme (équipe e volontari) per molti di questi lavoratori. Cosa fanno le istituzioni e le aziende.

L’ascolto è passato anche attraverso la condivisione del pasto con i braccianti alla Casa del Custode di Saluzzo dove gli studenti dell’Università di Pollenzo hanno organizzato la spesa, cucinato e pranzato insieme. Abbiamo scelto la Casa del Custode perché è uno dei tanti luoghi accoglienza, di lavoro e di vita saluzzese per molti mesi all’anno, per molte persone.

Dopo siamo partiti per un presidio itinerante in via Lattanzi dove abbiamo incontrato chi vive nella fabbrica occupata e chi da mesi è solidale con questi braccianti. E’ stata una domenica di ascolto in una stagione non ancora finita.

[continua]

Maggio 13, 2022 in News, Volontari

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Storia Yusupha migranti saluzzo migrante progetto presidio caritas saluzzo italiana

La storia di Yusupha

By Autoctoni, News

Ogni anno la nostra équipe e i nostri volontari ascoltano centinaia di storie di migranti africani arrivati nel Saluzzese per la raccolta stagionale della frutta. Storie che ci restituiscono l’importanza del supporto offerto dai nostri servizi a chi, come Yusupha, è in cerca di un futuro migliore dopo aver superato così tante difficoltà.

27 anni, originario del Gambia, Yusupha ha raccontato la sua storia a Stefano, tirocinante di Saluzzo Migrante mentre si trovava in Caritas per ottenere qualche capo di abbigliamento dalla nostra “Boutiqué du Monde”. Ad ottobre Yusupha viveva al dormitorio PAS e stava ancora lavorando nelle campagne saluzzesi. Quando finirà il suo contratto, ci ha raccontato, tornerà a Perugia.

LA PRIGIONE IN GAMBIA

Yusupha ci racconta che in Gambia è andato a scuola arrivando al college dove ha studiato informatica, management ed economia. Poi per cinque anni ha lavorato in un albergo a 5 stelle come receptionist e addetto al back office. La struttura era frequentata soprattutto da europei e la polizia gambiana cercava con insistenza informazioni e testimonianze da parte del personale riguardo la presunta presenza di omosessuali. Yusupha è stato incarcerato per 20 mesi finché suo zio non ha pagato una cauzione per farlo rilasciare in libertà vigilata. Ogni giorno doveva andare a firmare alla stazione di polizia. La madre, preoccupata, ha insistito affinché lasciasse il Paese così nel 2013 è emigrato in Senegal. Il quale collaborava con il governo gambiano, rintracciando chi era ricercato e facilitandone l’estradizione. Per questo motivo prima è andato in Angola poi in Libia dove è rimasto 4 mesi fino allo scoppio della guerra.

DALLA LIBIA AL BARCONE PER L’ITALIA

In Libia Yusupha ha lavorato ed è stata la sua datrice di lavoro a proporgli di andare in Italia. Lui però aveva paura a causa dei tanti naufragi nel Mediterraneo. La signora però lo ha rassicurato, garantendogli “che la barca era condotta da amici affidabili ed era una barca speciale”.
Yusupha non poteva pagare il viaggio perché inviava alla madre tutto ciò che guadagnava. Racconta che è stata la signora stessa a pagargli il viaggio per l’Italia dove nel 2015 è arrivato a Salerno. Qui ha trovato ospitalità tramite alcuni ragazzi arabi che gli hanno consigliato di rivolgersi alla polizia per chiedere asilo.

In Questura Yusupha ha spiegato il suo percorso e i mediatori lo hanno inserito in un progetto di accoglienza gestito da un’associazione di Perugia. Per un anno e mezzo è stato seguito da questa associazione, ha studiato italiano poi ha frequentato un corso di termoidraulica. Dopo uno stage di due mesi è stato assunto per tre mesi, poi il contratto gli è stato rinnovato anche per la stagione successiva. La ditta però gli ha chiesto di sospendere il lavoro per tre mesi prima di rinnovare il contratto. Per questo motivo Yusupha ha deciso di venire a Saluzzo con l’intenzione di tornare a Perugia in ottobre per riprendere il lavoro nella ditta.

L’ITALIA SECONDO YUSUPHA

Yusupha racconta di aver conosciuto il nostro Paese già in Gambia grazie ai “tanti ristoranti tipici”. Il suo sogno era però quello di emigrare in Inghilterra o negli Stati Uniti dove, per via della lingua, avrebbe potuto proseguire i suoi studi. Ora però sogna di accumulare ulteriore esperienza nel settore della termoidraulica, ma anche di laurearsi in economia o informatica. Racconta che gli piacerebbe tornare in Gambia, un giorno, per insegnare ai suoi connazionali.

In Italia dice di aver conosciuto tante persone e che, come in ogni luogo, ci sono “quelle gentili, ma anche quelle scontrose, chiuse e razziste”. A Perugia dice di aver vissuto il periodo più bello da quando è in Italia perché nel condominio in cui viveva, molti contavano su di lui per piccoli lavoretti e ha fatto anche il volontario per il Comune.

“É naturale che ci siano dei razzisti ovunque si vada, anche in Gambia ci sono – dice Yusupha. É un razzismo diverso, etnico, ma c’è. Io però rispetto chiunque e se posso aiutare, aiuto”.

Secondo Yusupha Saluzzo è bella e ci sono tante persone gentili. Anche al lavoro dice di trovarsi bene, che il capo è bravo e dà ai suoi dipendenti cibo ed acqua tutti i giorni: “Non tutti i capi sono così” spiega Yusupha.

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live 7 copertina il freddo saluzzo migrante progetto presidio caritas saluzzo italiana

#Live2018_7 Il freddo

By Live blog

Il freddo dell’alba che ti sveglia quando dormi all’aperto, il freddo del vento che sferza mani e viso mentre pedali in bicicletta, il freddo del pasto che consumi nei campi tra ore di lavoro dure e lunghe, il freddo che ti accompagna mentre rientri al tuo bivacco, il freddo della doccia gelida che usi per scacciare via la giornata, il freddo della pioggia che batte sull’asfalto o sui vetri del luogo dove hai trovato un posto in cui dormire.

È la costante di queste ultime settimane per i braccianti che ancora vivono e lavorano a Saluzzo. Perché la stagione della raccolta in realtà non è ancora finita nonostante già circolino dichiarazioni sulla chiusura delle accoglienze a fine ottobre.

La maggior parte di loro, specie quando il contratto di lavoro sarà terminato, non sa assolutamente dove andare perché non ha una casa, un altro lavoro, non ha alternative. Come Presidio Caritas incontriamo e ascoltiamo molti stagionali che ancora lavorano, provando ad aiutarli nel progettare uno spostamento da Saluzzo.

Mancano pochi mesi a dicembre, quando la neve fermerà ogni attività, eppure per i braccianti questi sono i mesi più duri perché oltre al disagio abitativo, come per chi vive accampato e senza servizi igienici in via Lattanzi, si somma l’incertezza per il futuro, il buio che avvolge le strade, il freddo delle notti sempre più rigide e delle giornate autunnali.

Per il nostro Presidio Caritas è una stagione di preoccupazione e lavoro incessante. Siamo preoccupati per le conseguenze del freddo, già visibili tra i braccianti malati che stanno aumentando ogni giorno, come verificato dall’ambulatorio medico in corso Piemonte e dal Pronto Soccorso.

Siamo preoccupati per chi, dopo una dura giornata di lavoro spostandosi solo in bicicletta, non ha indumenti adatti ad affrontare le temperature autunnali e al rientro nelle accoglienze, in genere dopo le 19, trova ad attenderlo una doccia fredda. Per questo motivo abbiamo attivato una raccolta di coperte che ha trovato sostegno grazie alla solidarietà di tanti Saluzzesi. Anche la distribuzione di indumenti nella “Boutique du monde” allestita al Pozzo ormai vede addirittura 140 passaggi al giorno.

Siamo preoccupati per cosa accadrà quando, chiuse le accoglienze come il PAS nell’ex caserma Filippi, rischieranno di aggravarsi situazioni come quella in via Lattanzi.

Eppure siamo consapevoli che basterebbero interventi minimi, senza necessità di grandi investimenti economici in strutture, per mitigare la durezza della situazione che gli stagionali stanno vivendo in queste settimane. Una doccia calda, una coperta o un sacco a pelo, indumenti pesanti o stufe elettriche costituirebbero già un efficace intervento per migliorare le difficilissime condizioni di vita di queste persone.

Riteniamo urgente affrontare la situazione, ma siamo consapevoli che non possiamo farlo da soli, che serve strutturare una serie di azioni in coordinamento fra realtà che già si sono spese anche quest’anno per gestire l’arrivo degli stagionali e il mondo agricolo che, in molti casi, guarda alla partenza del proprio lavoratore a fine giornata senza provare a immaginare dove andrà a passare un’altra notte fredda.

Perché il nostro obiettivo, estate o inverno che sia, resta sempre lo stesso: lavorare per garantire una degna accoglienza e dignità per i lavoratori stagionali della frutta.

[continua]

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L’integrazione passa dall’istruzione

By Autoctoni, News

Il percorso di accompagnamento delle famiglie eritree, arrivate dall’Etiopia e accolte a Saluzzo grazie al progetto dei “Corridoi Umanitari” della CEI, si snoda attraverso tappe significative. Tra queste, la possibilità di studiare.

Alazar ha iniziato in questi giorni l’Università, mentre Abigayl, sua sorella, sta affrontando con cura ed entusiasmo la terza settimana di scuola superiore a Saluzzo. I professori volontari che l’hanno preparata durante tutta l’estate la sostengono nell’apprendimento delle materie per lei più difficili, come francese e psicologia.

Il piccolo Ayiman, è al primo giorno di asilo: il grembiule azzurro è immacolato e ha scoperto che le tasche possono contenere moltissime macchinine.

I genitori di entrambe le famiglie stanno per iniziare nuovamente la scuola di italiano promossa dal CPIA Cuneo-Saluzzo e i corsi di formazione professionale. Sono consapevoli che solo attraverso l’apprendimento della lingua italiana e di nuovi mestieri sarà possibile costruire un futuro autonomo e integrarsi nel tessuto sociale ed economico della città.

Questi nuovi inizi realizzano il sogno di genitori partiti da lontano per salvare i propri figli ancora in vita, per permettere loro di studiare, vivere in pace e organizzare il proprio futuro.

Come Caritas di Saluzzo auguriamo ad Alazar, Abigayil, Ayiman e a tutti gli studenti che sono tornati in classe un buon anno scolastico. Istruirsi non è un privilegio di pochi: è un diritto di tutti.

Un ringraziamento particolare va al Rotary di Saluzzo  (http://www.rotarysaluzzo.it) che ha sostenuto nel 2018 il progetto formativo dei giovani.

 

 

“Che sia l’ultima volta che un bambino o una bambina spendono la loro infanzia in una fabbrica.
Che sia l’ultima volta che una bambina è costretta a sposarsi.
Che sia l’ultima volta che un bambino innocente muore in guerra.
Che sia l’ultima volta che una classe resta vuota.
Che sia l’ultima volta che a una bambina viene detto che l’istruzione è un crimine, non un diritto.
Che sia l’ultima volta che un bambino non può andare a scuola.
Diamo inizio a questa fine. Che finisca con noi. Costruiamo un futuro migliore proprio qui, proprio ora.”

Malala Yousafzai

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