
La Caritas Italiana ha attivato, dal 2014, in Italia il Progetto Presidio finalizzato a tutelare i diritti dei lavoratori stagionali, offrendo gratuitamente consulenza amministrativa e legale e assistenza sanitaria a queste persone che vivono in accampamenti, tendopoli e lavorano spesso in condizioni di sfruttamento e schiavitù, al fine di tutelare i diritti dell’uomo e contrastare il caporalato e il lavoro irregolare.
In Italia il fenomeno dei migranti stagionali è maggiormente diffuso al Sud, dove da oltre 15 anni la manodopera africana viene impiegata per la raccolta di frutta e verdura e in edilizia.
In realtà non è più corretto descrivere il lavoro di queste persone come “stagionale”, poiché la lavorazione delle piante e la raccolta di frutta e verdura non si interrompe durante l’anno e alcune di queste persone decidono quindi di vivere nel comune dove potrebbero trovare una stabilità lavorativa.
Le Regioni in cui è attivo il Progetto Presidio, sono Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Lazio e, dal 2014, il Piemonte. Grazie a questa rete di lavoro possiamo condividere alcune azioni, attivate al sud d’Italia, in cui operano colleghi di Caritas del sud.
Per dare un’accoglienza dignitosa infatti, alcune di queste Regioni hanno incominciato a sostenere a livello economico la realizzazione di campi di accoglienza nelle città maggiormente interessate. Per garantire più igiene, sicurezza e dignità.
Gli interventi più recenti sono quelli della Regione Calabria con la tendopoli di San Ferdinando e della Regione Puglia che ha allestito un campo a Nardò.
Nel caso di San Ferdinando, vicino Rosarno in Provincia di Reggio Calabria, il campo realizzato con un’investimento di €300.000 della Regione Puglia può ospitare oltre 500 lavoratori ed è stato aperto il 18 agosto 2017 . All’interno del campo, recintato, ci sono i servizi essenziali come cucina, bagni, lavanderia, raccolta differenziata, wifi, acqua potabile, acqua calda ecc per permettere una sistemazione migliore per alcune centinaia di persone che vivevano nelle baraccopoli nella piana di Gioia Tauro. In questo campo la gestione iniziale sarà effettuata da associazioni di volontariato della Protezione Civile, invece la gestione ordinaria sarà effettuata da un soggetto gestore che sarà individuato attraverso una gara ad evidenza pubblica del Comune di San Ferdinando. Per alcuni amministratori questa è la prima risposta, non definitiva, ad un problema che durava da 15 anni, ma per molti attivisti dei diritti dei migranti è l’ennesimo tentativo di ghettizzare in maniera forzata queste persone, un’idea ben lontana dall’integrazione che si dovrebbe attuare. In effetti il campo di San Ferdinando sembra una base militare, un “ghetto” recintato, si accede con badge o impronte digitali, sistemi di videosorveglianza rilevano la presenza e il comportamento dei lavoratori e l’esterno è pattugliato dalle forze dell’ordine.
Il campo di Nardò, che ha aperto verso fine Agosto, si trova vicino a Gallipoli in Provincia di Lecce e può ospitare 320 lavoratori, suddivisi in 80 container climatizzati, quindi 4 persone dormono insieme in 14,4 mq. Qui è anche presente una grande mensa, dove verranno serviti i pasti ai lavoratori, aree relax e di socialità, prato sintetico e tendalini. Come nel caso di San Ferdinando anche a Nardò il campo di accoglienza è stato finanziato dalla Regione ed è in corso la procedura di affidamento della gestione ordinaria.
Anche se la “seconda accoglienza” non è competenza delle Regioni, ma compito di Stato e Unione Europea, queste due Regioni ci dimostrano come possa essere fondamentale intervenire con risorse economiche pubbliche per garantire la dignità dei luoghi, dei lavoratori e dei prodotti che oggi sono gravati dall’immagine negativa dello sfruttamento lavorativo e delle baraccopoli.
Fonti e approfondimenti:
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